Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali


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Duecentoventisette miliardi nel biennio 2020-21: a tanto ammonta la perdita di fatturato che segneranno le pmi, con una riduzione del 12,8% nel 2020 e un rimbalzo nel 2021 dell’11,2%. Conti che, in caso di nuove ondate del Covid-19, saranno ancor più in rosso, con un calo dei ricavi stimato a -18,1% per l’anno in corso, con minori ricavi che sfioreranno i 300 miliardi di euro per le pmi.
Dati che si innestano in una situazione poco confortante ben prima dell’emergenza da coronavirus: i consuntivi mostrano infatti che già nel 2018 la ripresa delle pmi, in corso dal 2013, aveva perso slancio. E anche nascite di nuove aziende e uscite dal mercato testimoniano la fine della ripresa. Nel 2019 sono state iscritte poco meno di 93 mila società di capitali, in calo del 5,8% rispetto alle 98.510 dell’anno precedente. Allo stesso modo si è interrotta la scia positiva che aveva investito le espulsioni: il numero di fallimenti si era dimezzato tra il 2014 e il 2018 (da 3.251 a 1.557 pmi fallite) e le liquidazioni volontarie erano scese da circa 6 mila casi nel biennio 2012-2013 a un minimo di 3.245 casi nel 2017. Lo scorso anno, invece, entrambi gli indicatori sono tornati a crescere: +12,4% i fallimenti (a quota 1.750) e +1,7% le liquidazioni (3.858).
Gli effetti del Covid-19 si stanno manifestando con forza anche nel settore dell’M&A. Soprattutto nel secondo trimestre del 2020 la riduzione ha raggiunto livelli davvero preoccupanti. È quanto emerge dal Report Mergermarket relativo all’andamento del mercato di fusioni e acquisizioni nella prima metà del 2020, reso noto nei giorni scorsi. Nel secondo trimestre, il Covid-19 ha fortemente inciso nel settore i cui volumi d’affari si sono quasi dimezzati, passando da 4.308 operazioni nel 1Q20 alle 2.630 nel 2Q20. In termini di valori si è scesi dai 592,6 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2020 ai 308,9 miliardi di dollari nel secondo che si è chiuso a giugno. Tuttavia, data la massiccia liquidità disponibile e il traino di alcuni settori che meno di altri non hanno soffermo gli effetti del lockdown, dice Mergermarket, la seconda parte dell’anno potrebbe riservare piacevoli sorprese e spingere al rialzo le operazioni di M&A.
Ma vediamo nel dettaglio il report della società americana. Il numero delle operazioni concluse, anno su anno, è diminuito del 32% (6.938 contro 10.155) mentre il valore complessivo si è contratto del 53% anno su anno (901,6 miliardi di dollari nel 1Q19 rispetto a 1.907,5 miliardi di dollari nel 1Q20). Livelli peggiori rispetto a quelli toccati nella crisi del 2008 e 2009.

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Ed eccoci all’ultima battaglia, la più dolorosa. Dopo 120 anni, venerdì 31 luglio i soci della cooperativa Cattolica dovranno decidere se la compagnia veneta con un glorioso passato dovrà trasformarsi in una normale società per azioni. Una battaglia che nessuno tra i contendenti avrebbe voluto combattere, perché anche se dovesse vincere la fazione che non vuole la trasformazione in questo momento, tutti sanno che l’appuntamento con la storia sarebbe soltanto rinviato. Entro il prossimo ottobre, infatti, la compagnia dovrà reperire i 500 milioni di aumento di capitale “ordinato” dall’Ivass, l’istituto di vigilanza. E sanno che è di fatto impossibile che i circa l8 mila soci della cooperativa siano disposti a mettere sul piatto una simile cifra in poche settimane: occorrono i soldi di soggetti con le spalle più larghe, che però non hanno intenzione di farlo per contare poi in assemblea per un solo voto, com’è regola nelle cooperative. La trasformazione in Spa è dunque necessaria in ogni caso. Quindi l’alternativa reale è soltanto tra la proposta del presidente Paolo Bedoni e dell’intero consiglio di amministrazione, che prevede l’ingresso nel capitale di Generali con il 24,4% dopo un aumento di capitale a lei riservato di 300 milioni (già deciso lo scorso 27 giugno) e la forzata ripresa dei contatti con la Vittoria Assicurazioni della famiglia Acutis, avviati lo scorso marzo e poi interrotti.
Il gruppo Unipol aveva reagito con prontezza al lockdown, che teneva in casa gli automobilisti e le vetture parcheggiate al sicuro da incidenti. Con l’iniziativa “Un mese per te” aveva deciso di restituire a 10 milioni di clienti un mese di polizza auto, attraverso un voucher da usare al rinnovo. L’effetto della quarantena e della crisi che ne è nata si vedranno sui risultati del primo semestre, che le due società quotate (la capogruppo Unipol e la compagnia operativa UnipolSai) approveranno i16 agosto e presenteranno il giorno dopo. Una preview di Equita mostra aspettative divergenti. Per l’intero 2020 Equita prevede un utile netto per Unipol in calo a 520 milioni (da 903 nel 2019), per UnipolSai in aumento a 644 milioni (da 628). Il motivo? L’andamento tecnico del ramo auto: il combined ratio (e cioè il rapporto tra sinistri pagati e premi incassati) nel primo semestre è atteso scendere all’85%, dal 94,6% dello stesso periodo del 2019.

Domani sarà il giorno più caldo dell’estate. Almeno in finanza. La sera di martedì 28 luglio, infatti, si conoscerà il risultato finale della grande partita che ha visto Intesa Sanpaolo lanciare un’offerta pubblica di scambio e acquisto su Ubi Banca. Ma, entro la mezzanotte, si deciderà anche l’altra grande partita dell’anno, che potrebbe vedere una svolta nella storia centenaria di Cattolica Assicurazioni. In questo caso non c’è stata un’Offerta pubblica di scambio a tenere il mercato con il fiato sospeso per 5 mesi, ma una mossa a sorpresa firmata dalle Assicurazioni Generali che, bypassando un accordo che si stava raggiungendo tra Cattolica e Vittoria assicurazioni, ha posto fine alle preoccupazioni che derivavano da un aumento di capitale che pochi avrebbero voluto sottoscrivere. L’intervento di Generali è stato per certi versi provvidenziale: per conto proprio ha chiuso gli spazi di crescita ai concorrenti sul mercato domestico; sul fronte Cattolica ha tolto il management dall’imbarazzo di un aumento di capitale ricco di incognite. L’operazione però è subordinata alla trasformazione in società per azioni di una cooperativa nata a Verona 124 anni fa. Una cooperativa quotata in Borsa, ma che ha mantenuto per oltre un secolo un forte legame identitario con la città e l’universo cattolico. Ed è questa la partita che si gioca nelle prossime ore.
Il numero dei pensionati italiani ha superato il numero dei lavoratori attivi: pensioni a rischio. Notizia che ha immediatamente fatto il giro d’Europa senza alcuna smentita ufficiale né del governo né degli enti interessati; ne ha approfittato subito il veloce Mark Rutte, il premier olandese dei «frugali» che ha tuonato di far cessare Quota 100. Peccato che notizia e corollario siano inesatti. Infatti per il confronto con gli occupati sono stati utilizzati non i 16.004.503 pensionati (le teste) ma il numero delle prestazioni in pagamento che al 31 dicembre 2018 erano 22.785.711, come evidenziato nel Casellario centrale dei pensionati, confrontandole, impropriamente con i 22.777.000 occupati rilevati dall’Istat nel mese di maggio 2020.
Crédit Agricole rilancia sul mercato con una nuova formula che integra il canale fisico e quello digitale
Per rispondere ai nuovi stili di vita, Crédit Agricole Italia spinge il piede sull’acceleratore in un mondo sempre più digitale. E lo fa mettendo a disposizione dei propri clienti un modello di servizio «omnicanale» per la sottoscrizione delle polizze di Crédit Agricole assicurazioni, la compagnia del ramo danni del gruppo francese.
II sistema è solido, ma occorrono iniziative per rilanciare le adesioni, come una riapertura del semestre di scelta sul Tfr. I fondi pensione puntano a un maggiore investimento nelle aziende italiane, ma non potranno entrare direttamente nel capitale della nuova Autostrade per l’Italia. Giovanni Maggi, appena confermato presidente di Assofondipensione, fa il punto sulla situazione della previdenza complementare e le soluzioni per rilanciarne lo sviluppo, che è ancora debole. Assofondipensione rappresenta una parte consistente del settore, quella dei fondi chiusi o negoziali, destinati ai dipendenti di un’azienda, agli appartenenti a una categoria produttiva o ai lavoratori di una regione.

  • Dal delitto ora può discendere anche la responsabilità d’impresa

  • Incidente mortale del CEO di Total: pesanti sanzioni per tre controllori del traffico aereo
I tre dipendenti dell’aeroporto di Mosca, dove l’aereo di Christophe de Margerie, allora
CEO di Total, si era scontrato con un camion spazzaneve, il 20 ottobre 2014 ed era esploso, non hanno rispettato gli standard di sicurezza. Sono stati condannati a diversi anni prigione dalla giustizia
russa.