di Anna Messia
Cade anche l’ultimo ostacolo all’offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi, partita il 6 luglio e aperta fino al 28 luglio. Ieri l’Antitrust ha concesso il via libera all’operazione, condizionato alla cessione di oltre 500 sportelli. L’autorità alla concorrenza presieduta da Roberto Rustichelli ha chiesto alla banca offerente di aumentare gli impegni per risolvere le preoccupazioni emerse in corso d’istruttoria dell’operazione «riguardo ai possibili effetti anticoncorrenziali». In particolare, Intesa Sanpaolo dovrà cedere «oltre 500 sportelli bancari, numero ben superiore a quanto offerto originariamente. Le cessioni si dovranno realizzare nelle aree geografiche in cui si registrano le maggiori criticità concorrenziali e saranno rivolte a uno o più operatori indipendenti in grado di disciplinare la nuova entità post merger», hanno chiarito dall’autorità. Una condizione che la banca guidata da Carlo Messina ha di fatto già applicato considerando che il progetto messo a punto da Intesa Sanpaolo, che prevede un concambio di 17 azioni dell’offerente ogni 10 azioni Ubi Banca, è stato rivisto per includere la cessione a Bper di 532 filiali e a Unipol delle attività assicurative partecipate da Ubi Banca (passaggio che non è però stato considerato nella decisione dell’Antitrust, vista «l’alea della sua realizzazione»). La pronuncia di ieri era l’ultimo passaggio di authority e a questo punto si attende l’accelerare delle adesioni che ieri erano al 3,1% del capitale. «È l’ultimo atto autorizzativo in termini di tempo dopo il via libera ricevuto dalla Bce, dalla Banca d’Italia, dall’Ivass e dalla Consob», ha dichiarato ieri Messina aggiungendo che, «si tratta di un passaggio di importanza fondamentale perché garantisce agli azionisti Ubi, che aderiranno all’offerta, la totale correttezza dell’operazione dal punto di vista regolamentare». Dal provvedimento dell’Antitrust emergono tra l’altro giudizi positivi: «l’operazione, comportando un rilevante aumento della base clienti di Intesa Sanpaolo, consentirà di sviluppare importanti sinergie, nonché di attuare una significativa riduzione del profilo di rischio del portafoglio creditizio di Ubi». Mentre per quanto riguarda Ubi l’autorità guidata da Rustichelli ha rilevato che dalla documentazione fornita dalle parti coinvolte nel procedimento non sono emerse «evidenze, né certe né univoche, in merito alla reale possibilità di Ubi di costituire un terzo polo bancario, diventando il soggetto aggregatore di medie realtà bancarie italiane quali ad esempio Bper, Mps, Bpm». Pertanto nell’assenza di «elementi sufficienti a caratterizzare Ubi come un operatore che esercita una pressione concorrenziale suscettibile di condizionare le dinamiche di mercato e le scelte degli altri concorrenti, l’acquisizione dello stesso non risulta idonea ad alterare gli assetti di mercato, limitando il livello di concorrenza esistente a livello sistemico». Non solo. Con la cessione degli sportelli si potrebbe «assistere ad una importante crescita dimensionale del nuovo acquirente (Bper, ndr) che potrebbe raggiungere dimensioni paragonabili a quelle attualmente detenute da Ubi». (riproduzione riservata)

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