di Luca Gualtieri
Il risultato finale ha battuto le pur ottimistiche aspettative che circolavano sul mercato. L’offerta pubblica di acquisto e scambio di Intesa su Ubi ha raggiunto quota 90,21%, con adesioni balzate nell’ultima seduta del 14,53%. Dopo cinque mesi di lavoro e di duro confronto tra i soggetti coinvolti, la partita giunge quindi al termine e il ceo di Intesa Carlo Messina non ha nascosto la propria soddisfazione: «Siamo convinti che la nostra banca – motore dell’economia reale e sociale – rappresenterà il pilastro della fase di ripresa che il Paese si pone come principale obiettivo», ha dichiarato il banchiere in serata, cercando anche di rasserenare gli animi dopo settimane di forti contrapposizioni: «Oggi portiamo a termine un’operazione che ci vede tutti vincitori». E ancora: «La nostra solidità rappresenta un fattore chiave nella competitività del sistema Italia sulla scena globale».

Per i soci Ubi la soglia raggiunta da Intesa (seguita nel deal dagli studi Pedersoli e Gatti, Pavesi, Bianchi) apre ora la strada al sell out, la vecchia opa residuale, che durerà tre settimane. Gli azionisti che finora non hanno aderito all’opas potranno cedere a Intesa i titoli in loro possesso. Due le possibilità di pagamento: nel primo caso l’investitore riceverà il corrispettivo originario dell’offerta, ossia 17 azioni Intesa per ogni 10 di Ubi più la componente cash di 0,57 euro. Nel secondo caso potrà vendere in cambio di un corrispettivo tutto in denaro. In quest’ultimo caso per stabilire il prezzo bisognerà fare la media del valore del titolo nelle ultime cinque chiusure di Borsa a ritroso dal 30 luglio.

Quando partirà il sell out? In linea teorica il processo potrebbe essere avviato subito dopo il regolamento dell’offerta, cioè il 6 agosto, ma l’intenzione di Intesa sarebbe quella di aspettare la fine del mese. In pieno periodo estivo infatti la finestra potrebbe risultare scomoda per molti soci. In ogni caso le interlocuzioni con Consob e Borsa Italiana arriveranno presto a una soluzione.

L’operazione prevede altre tappe prima di arrivare alla fusione di Ubi in Intesa. Il progetto di integrazione dovrebbe essere sottoposto al voto dell’assemblea già nella primavera del 2021, rilasciando quindi l’effetto delle sinergie in anticipo sul piano. Il cantiere del resto si aprirà già tra settembre e ottobre, quando l’assemblea straordinaria del gruppo lombardo nominerà il nuovo consiglio di amministrazione targato Intesa Sanpaolo.

Proprio per le delicate operazioni in vista, via Monte di Pietà potrebbe optare per un board di alto profilo, con alcuni top manager di lungo corso. Entro la fine dell’anno è prevista invece la cessione delle filiali, a cui l’Antitrust ha condizionato proprio il via libera all’operazione: 532 a Bper e 17 in asta. Fino all’assemblea straordinaria si tratterà invece di capire se il timone resterà in mano all’attuale consiglio di amministrazione di Ubi. Una decisione in tal senso sarà presa lunedì 3 (giorno di approvazione della semestrale) quando il ceo Victor Massiah e gli altri amministratori decideranno se dimettersi o meno dopo l’esito dell’opas. Su questo tema, nei giorni scorsi, un portavoce della banca aveva ritenuto inopportuno «fare ipotesi a ops non conclusa», ma comunque è ovvio che in «caso di modifica dell’azionariato di controllo della banca ci sia un cambio di vertice». (riproduzione riservata)

Fonte: logo_mf