di Anna Messia
L’operazione tra Generali e Cattolica è aperta a future evoluzioni che potrebbero implicare operazioni straordinarie tra Trieste e Verona. Lo scenario è indicato negli accordi firmati tra le due compagnie assicurative a fine giugno, quando il Leone si è impegnato a diventare azionista di Cattolica con il 24,4% come conseguenza della sottoscrizione di 350 milioni dell’aumento di capitale complessivo di 500 milioni che l’Ivass ha chiesto a Verona per risollevare il Solvency II. Un’operazione che, come noto, è subordinata alla trasformazione della compagnia guidata da Carlo Ferraresi da cooperativa a società per azioni, che sarà votata dall’assemblea di Verona il 31 luglio e che prevede l’avvio di una partnership industriale in quattro ambiti di attività: asset management, internet of things, salute e riassicurazione. Ma una volta completato questo primo passaggio e conclusa la trasformazione in spa, destinata ad essere operativa da aprile 2021, l’alleanza potrebbe farsi ben più articolata e i due partner, secondo ricostruito da MF-Milano Finanza, hanno già fissato i principi cardine in base ai quali gli accordi potranno essere ampliati.

Nulla è ancora deciso ma Generali e Cattolica sono pronte a valutare operazioni, societarie o di mercato, che consentano il rafforzamento della partnership e lo sfruttamento di sinergie tra i due gruppi assicurativi. Un scenario che, del resto, è stato delineato anche dal country manager di Generali in Italia, Marco Sesana, che nell’intervista rilasciata ieri a questo giornale definendo l’operazione Cattolica «un’occasione unica» per il Leone aveva anche sottolineato che «la partnership ha una visione di lungo periodo» e «la relazione potrà crescere e svilupparsi lavorando insieme», tutelando il brand e il territorio in cui opera Cattolica.

In effetti nell’accordo firmato tra i due partner, visionato da MF-Milano Finanza, viene chiarito che le operazioni che saranno valutate tra le due compagnie dovranno tutelare l’identità di Cattolica e il legame storico con il territorio ma anche la struttura manageriale, la rete distributiva e i livelli occupazionali della compagnia di Verona, garantendo allo stesso tempo il mantenimento della legal entity dell’assicurazione veneta. Nelle linee guida indicate dai due partner viene poi aggiunto che saranno valutate sinergie, nel settore agricolo-assicurativo, degli enti religiosi e del terzo settore e nella bancassicurazione, con la messa a fattor comune delle rispettive esperienza, mantenendo Verona come sede operativa. Insomma, un’alleanza che potenzialmente sarà a 360 grandi, anche perché sul tavolo ci sono anche possibili operazioni straordinarie, con la promessa però di mantenere il presidio a Verona, salvaguardando anche il valore di Fondazione Cattolica.

Intanto è stata fissata per il 17 agosto l’udienza al Tribunale di Venezia per discutere della richiesta di
sospensiva della delibera di aumento di capitale da 500 milioni adottata
dall’assemblea Cattolica lo scorso 27 giugno. La richiesta
è stata presentata da alcuni soci contrari all’ingresso di Generali nel capitale della compagnia
veronese (che fanno riferimento alla rete di
associazioni «Casa Cattolica» e a cui si è unita la Curia
di Verona), i quali temono proprio per il territorio e per i posti di lavoro della compagnia e denunciano vizi procedurali. Nei giorni scorsi Ivass ha dato disco verde alla delibera di aumento e ciò dovrebbe ridurre le chance dei ricorrenti, ma la partita resta aperta in attesa del 17 agosto e prima ancora, il 31 luglio, dovrà arrivare il via libera per la trasformazione in spa, condizione indispensabile per l’ingresso del Leone. (riproduzione riservata)

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