di Luca Gualtieri
Conclusa l’offerta pubblica in borsa Intesa Sanpaolo potrebbe premere sull’acceleratore per arrivare all’integrazione di Ubi. Il progetto di fusione dovrebbe essere sottoposto al voto dell’assemblea già nella primavera del 2021, rilasciando quindi l’effetto delle sinergie in anticipo sul piano. Il cantiere del resto si aprirà già tra settembre e ottobre quando l’assemblea straordinaria del gruppo lombardo nominerà il nuovo consiglio di amministrazione targato Intesa Sanpaolo. Proprio per le delicate operazioni in vista, via Monte di Pietà potrebbe optare per un board di alto profilo con alcuni top manager di lungo corso. Entro la fine dell’anno è prevista invece la cessione delle filiali a cui l’Antitrust ha condizionato il proprio via libera all’operazione: 532 a Bper e 17 in asta. Sino all’assemblea straordinaria si tratterà invece di capire se il timone resterà in mano all’attuale consiglio di amministrazione di Ubi. Una decisione in tal senso sarà presa lunedì 3 (giorno di approvazione della semestrale) quando il ceo Victor Massiah e gli altri amministratori decideranno se dimettersi o meno dopo l’esito dell’opas. Su questo tema, nei giorni scorsi, un portavoce della banca aveva ritenuto inopportuno «fare ipotesi a ops non conclusa», ma comunque è ovvio che in «caso di modifica dell’azionariato di controllo della banca ci sia un cambio di vertice».

Quanto all’esito dell’offerta, ormai i giochi sono fatti: ieri, nel penultimo giorno utile, le adesioni sono salite al 75,68%, con il 3,8% del capitale di Ubi conferito in un solo giorno, grazie tra l’altro anche ai consiglieri Letizia Bellini Cavalletti e Silvia Fidanza. Alla luce di questi numeri e del trend registrato negli ultimi giorni è legittimo attendersi che la fine dell’opas veda Intesa sopra l’80%. Nel capitale di Ubi dovrebbero restare per lo più fondi index, un piccola quota del retail e Parvus, l’asset manager fondato da Edoardo Mercadante che tuttavia ha conferito un 2,5% a Intesa. Per sapere di più comunque bisognerà attendere il tardo pomeriggio di oggi quando, dopo la chiusura di borsa, saranno resi noti i dati provvisori dell’adesione. Entro il 4 agosto Ca’ de Sass (affiancata dallo studio Pedersoli e da un pool di legali di cui ha fatto parte anche Andrea Zoppini) comunicherà invece i risultati definitivi dell’offerta così come l’avveramento delle condizioni di efficacia e il giorno successivo ci sarà il pagamento del corrispettivo agli azionisti di Ubi che hanno aderito all’offerta.

La conquista di Ubi Banca da parte di Intesa è stata ben accolta negli ambienti finanziari, della politica e dell’imprenditoriale. Gli analisti finanziari di Intermonte ritengono che l’acquisizione di Ubi sarà un catalizzatore «molto positivo per Intesa Sanpaolo sia in termini di utili che di capitale». Per gli analisti di Kepler Cheuvreux, Intesa è ora in condizione di «procedere con il suo piano che prevede la cessione di alcuni asset selezionati a Bper e Unipol entro la fine dell’anno (per ottemperare ai requisiti antitrust, ndr) e la fusione con Ubi nel 2021». Ha espresso soddisfazione il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, secondo il quale la nascita di un «colosso bancario, al terzo posto nel continente, è un motivo di orgoglio per l’Italia e una ricchezza per il Sistema Paese poiché consentirà alle nostre imprese di cogliere meglio le nuove opportunità che vengono dall’Europa». Il successo dell’operazione è una «buona notizia per l’Italia. L’eccessiva frammentazione del sistema bancario nazionale, infatti, ci espone a rischi di operazioni ostili straniere oltre a limitare la nostra capacità di essere competitivi sugli scenari internazionali», ha affermato Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia. (riproduzione riservata)

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