di Anna Messia
Si alzano i toni a Verona. Nella partita che prevede l’ingresso di Generali in Cattolica con una quota del 24,4%, condizionata alla trasformazione in spa della cooperativa, entrano in campo i tribunali, chiamati in causa da entrambe le parti che in questa vicenda giocano ruoli contrapposti.

Da una parte a ricorrere al tribunale di Verona è stato un gruppo di soci dissidenti che sta tentando il tutto per tutto per evitare l’operazione con Generali e che ha impugnato la delibera del 27 giugno con la quale l’assemblea ha dato delega al cda per l’aumento di capitale fino a 500 milioni richiesto da Ivass per risollevare il Solvency II della compagnia. L’atto è stato predisposto dallo Studio Grimaldi, appoggiato da alcuni imprenditori e politici locali che puntano a ottenere una sospensiva dell’efficacia della delibera assembleare in modo da consentire le verifiche di legittimità della stessa prima che ne venga data esecuzione il 31 luglio, quando si riunirà l’assemblea per votare la trasformazione in società per azioni, rendendola non più impugnabile.

Dall’altra parte, anche la società assicurativa si è rivolta al tribunale, in questo caso di Milano, e alla Consob, in un’azione per spegnere le voci che si susseguono da settimane, giudicate non veritiere, che screditano la trasformazione in spa e soprattutto l’ingresso di Generali giudicato meno conveniente rispetto a quello di Vittoria Assicurazioni, che pure era pronta all’azione. «In relazione a false comunicazioni che circolano in questi giorni e altresì a iniziative di vario genere che vengono annunciate e perseguite, per tutelare l’immagine e gli interessi di Cattolica e di tutti gli stakeholder, la società ha ritenuto opportuno e doveroso segnalare all’Autorità di vigilanza sui mercati, già nella giornata del 16 luglio scorso, e altresì all’Autorità Giudiziaria competente, individuata nella Procura della Repubblica di Milano, lo scorso 17 luglio, fatti e circostanze inerenti la corretta informazione dei soci e del pubblico. Tutto ciò al fine di un corretto svolgimento dell’assemblea e della regolarità delle quotazioni del titolo sul mercato», hanno annunciato da Verona. In ballo c’è appunto l’assemblea del 31 luglio che dovrà votare la trasformazione in società per azioni di Cattolica, unica cooperativa assicurativa quotata a Piazza Affari, e che è condizione essenziale perché Generali sottoscriva 300 dei 500 milioni totali di aumento di capitale.

I soci dissidenti avevano già presentato esposto a Consob il 10 luglio, ma la competenza a dirimere la questione è del tribunale civile. Per i soci dissidenti la delibera presenta «innumerevoli vizi»: un’informativa inadeguata, una tardiva e scarsa comunicazione che ha impattato il voto, e una limitazione del diritto di opzione non adeguatamente motivata. Nel ricorso si parla anche di «abuso di diritto ai danni dei soci» in quanto «l’aumento di capitale deliberato, lungi dal rispondere alle immediate necessità finanziarie indicate dall’Ivass, è volto a favorire una vendita a terzi del controllo della società tramite collocamento privato da parte degli amministratori, liberi, nell’ambito di una delega del tutto indeterminata e valevole per cinque lunghi anni, di far entrare nel capitale sociale terzi interessati a dispetto dei diritti degli attuali soci, privati illegittimamente del diritto d’opzione».
Intanto gli agenti di Cattolica sembrano promuovere l’ingresso di Generali. Donato Lucchetta, presidente del gruppo aziendale agenti Cattolica, nella lettera ai soci ha sottolienato che «nessuno tra coloro che si oppongono ha presentato un piano alternativo significativo e nessuno ha chiesto ufficialmente il nostro parere», aggiungendo che «arricchiti dal valore di un partner di primissimo ordine», gli agenti della compagnia «sapranno farsi preferire». Mentre Diego Milani, segretario generale Assocap-divisione Fata, ha sottolineato gli aspetti positivi della mossa del Leone: il potenziamento del core business agroalimentare, la strategici del terzo settore e il mantenimento della sede a Verona. (riproduzione riservata)

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