La banca potrebbe internalizzare il business assicurativo, sul modello di Intesa
Intanto per una nuova joint venture (l’attuale scadrà nel 2020) arrivate già sette proposte. La scelta in autunno
di Anna Messia

Il dossier per diventare il prossimo partner assicurativo di Ubi Banca è già caldo. A manifestare interesse a Kpmg, l’advisor incaricato di valutare l’ipotesi di una nuova joint venture bancassicurati va per l’istituto lombardo (quando, l’anno prossimo, scadrà quella con Cattolica e Aviva), sarebbero state già diverse compagnie: si parla di sette operatori tra italiani e stranieri. Ma l’istituto guidato dall’amministratore delegato Victor Massiah avrebbe anche un piano B sulle polizze e la scelta definitiva sarà presa il prossimo autunno. Sul tema dalla banca non commentano, ma lo stesso Massiah a inizio maggio aveva dichiarato che sul rinnovo degli accordi bancassicurativi ci sono diverse opzioni, compresa la crescita interna. Ubi potrebbe scegliere cioè un nuovo unico partner assicurativo con cui operare per i prossimi anni, semplificando l’assetto attuale che vede in campo Cattolica e Aviva, oppure in alternativa l’istituto potrebbe decidere di far crescere la compagnia assicurativa interna. In questo caso il modello da prendere a riferimento sarebbe Intesa Sanpaolo , che in questi anni è riuscita a portare Intesa Sanpaolo Vita, controllata al 100%, ai vertici del mercato assicurativo e di recente ha spinto anche sulla crescita della compagnia Danni, ossia Intesa Sanpaolo Assicura. Il vantaggio sarebbe quello di mantenere nel gruppo tutti gli utili provenienti dalle polizze, che promettono di continuare a crescere sia nel danni sia nel Vita, con un perfetto allineamento di interessi tra le filiali e la compagnia. In questo scenario il polo attorno al quale internalizzare e potenziare il business delle polizze potrebbe essere Bap Vita Assicurazioni e Previdenza (ereditata dalla Popolare Etruria), che dallo scorso ottobre è controllata al 100% da Ubi Banca . Nel caso del ramo Danni ci sarebbe invece bisogno di creare una nuova società, visto che a maggio Bap Assicurazioni è stata ceduta agli americani di Am Trust. Si vedrà.
Anche l’opzione di un nuovo partner assicurativo è attraente: il primo vantaggio sarebbe quello di monetizzare subito parte del valore del business assicurativo e in questo caso saranno decisive le offerte che arriveranno. Di sicuro a rinnovare l’interesse sarebbero state sia Cattolica sia l’inglese Aviva. Ma negli ultimi tempi neppure la svizzera Zurich ha nascosto la volontà di crescere in Italia e il dossier Ubi potrebbe essere una buona occasione. Come anche Axa , anch’essa da sempre desiderosa di espandersi nella Penisola. Mentre il numero uno di Unipol , Carlo Cimbri, in una recente intervista ha dichiarato di non avere fatto alcuna offerta. In ogni caso l’interesse, come detto, è già alto e le prime stime parlano di una partita che potrebbe valere 600-700 milioni e secondo Banca Imi, considerando l’intero perimetro, Bap compresa, si arriverebbe addirittura a 1,1 miliardi.
L’attesa, a questo punto, è tutta per il nuovo piano industriale che verrà presentato in autunno, che chiarirà anche la strada prescelta sul fronte assicurativo. (riproduzione riservata)

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