Immigrazione: fenomeno sociale di portata estremamente rilevante e delicata nella sua gestione. Per l’Italia l’immigrazione è un fenomeno abbastanza recente (boom intorno agli anni ’80) che oggi però ha assunto connotazioni rilevanti, anche in ambito lavorativo; si assiste infatti ad una sempre più consistente presenza di occupati stranieri nel mercato del lavoro e talvolta al loro coinvolgimento in episodi infortunistici.

Nel 2018, per questa tipologia di lavoratori, risultano pervenute all’Inail 105.344 denunce d’infortunio (288 circa al giorno) con un aumento del 5,7% rispetto alle oltre 99mila dell’anno precedente; circa 80mila hanno riguardato i nativi delle zone extra-Ue e 25mila quelli delle aree comunitarie (esclusa l’Italia). Nel biennio 2017-2018, gli infortunati extra-Ue hanno avuto un incremento del 7,8% mentre per quelli della Ue vi è stata una lieve diminuzione pari allo 0,4%.

Le denunce con esito mortale nel 2018 sono state 207 (18 casi in più rispetto all’anno precedente); il 55% circa (113) è avvenuto “fuori azienda” (in itinere e in occasione di lavoro con coinvolgimento del mezzo di trasporto), percentuale più alta rispetto agli italiani (oltre il 48%). Focalizzando l’attenzione sugli infortuni avvenuti nel 2018 accertati positivamente (oltre 65mila, 16% del complesso), a livello territoriale, circa tre casi su quattro si sono verificati al Nord, in particolare in Lombardia (23,7%), Emilia Romagna (19,2%) e Veneto (15,0%); il 17% al Centro e il rimanente 7% al Mezzogiorno.

I casi riconosciuti con esito mortale nel 2018 (18% circa degli accertati in complesso) sono stati 125 (118 hanno interessato il genere maschile), tre su cinque (81) si sono verificati al Nord del paese, 29 nel Mezzogiorno e 15 al Centro.

Tra gli infortunati stranieri, i primi in graduatoria sono i lavoratori della Romania con oltre 10mila casi accertati positivamente (12,5% avvenuti in itinere) e a seguire quelli del Marocco con circa 8mila casi (oltre l’83% la componente maschile), impiegati soprattutto nei settori edile e dei trasporti. Anche per i decessi, la Romania occupa tragicamente il primo posto con 26 morti nel 2018 (quattro casi in più rispetto al 2017); seguono, per gli extra-Ue, i morti di nazionalità marocchina e albanese, rispettivamente 15 e 12 morti.

Nel 2018 il numero di malattie professionali denunciate dai lavoratori stranieri sono state 3.919 con un incremento del 4,0% rispetto all’anno precedente (+1,9% per gli extra-Ue e +8,7% per quelli Ue); più contenuto risulta, invece, l’aumento per gli italiani (+2,5%). I dati relativi al fenomeno tecnopatico dei lavoratori stranieri risentono di talune problematiche che non sempre danno evidenza della portata del fenomeno. Infatti le malattie professionali sono caratterizzate da manifestazione lenta, graduale, progressiva e con tempi di latenza spesso molto lunghi; la mobilità elevata del lavoratore, in qualità di migrante, non consente, inoltre, di fare maturare le condizioni per una denuncia tempestiva e a volte i lavoratori stranieri che si ammalano, tendono a tornare nel paese di origine.

Nel 2018, il 72% delle malattie professionali accertate continua a interessare quelle del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo (945 casi), dovute prevalentemente a sovraccarico biomeccanico e a movimenti ripetuti, a dimostrazione che gli immigrati sono sottoposti a lavori ad elevata rischiosità. Tale tecnopatia insieme a quelle del sistema nervoso (199 casi) e a quelle dell’orecchio e apofisi (107), rappresentano circa il 96% delle malattie professionali nel complesso; quota più elevata rispetto ai lavoratori italiani (90%).

Fonte INAIL