La protezione al centro. Forse per la propria matrice assicurativa, forse per la tipologia della clientela, ma la scelta strategica di Banca Generali si caratterizza rispetto a molti concorrenti ponendo gli aspetti di tutela del patrimonio al centro dell’attività consulenziale. Non la ricerca della crescita ad ogni costo, ma la ricerca del rischio, in ogni posto, così da poterlo evitare, giocando d’anticipo.
«Abbiamo voluto dare una risposta concreta alle esigenze della nostra clientela private – dice Andrea Ragaini, vice direttore generale e responsabile dell’area wealth management di Banca Generali – focalizzando la nostra attenzione sui rischi presenti in qualsiasi portafoglio, dalla concentrazione alla liquidità, fino alla volatilità, cercando gli strumenti più adatti per neutralizzarli». Banca Generali è partita dalla tecnologia sviluppata dal colosso svizzero Ubs e ha stretto con questi un accordo già nel 2017. Il robo-advisor di Ubs è stato così modificato secondo le coordinate della clientela della banca guidata da Gian Maria Mossa e oggi l’intera rete dei consulenti di Banca Generali sfrutta questa fonte di analisi quotidianamente, filtrando i dati che vengono offerti dall’analisi notturna dei portafogli con l’esperienza della rete consulenziale.
«Abbiamo voluto caratterizzare la nostra offerta per due aspetti principali – dice Ragaini -, differenziandoci sostanzialmente dal profilo del prodotto di Ubs. In primis, abbiamo pensato di rovesciare le priorità individuate da Ubs. La banca svizzera pone al centro della propria strategia di investimento la asset allocation, seguita dall’analisi della qualità degli investimenti e successivamente dall’analisi del rischio. Noi abbiamo fatto diversamente: ci siamo focalizzati sui controlli di rischio, mantenendo sostanzialmente invariati i controlli di qualità degli investimenti e l’asset allocation. Abbiamo compiuto una scelta netta, abbiamo voluto porre l’analisi del rischio come aspetto prioritario della nostra architettura di investimento. Tutto questo poi lo abbiamo messo a disposizione non del cliente finale, che ha altro a cui pensare, ma della nostra rete di consulenti, perché solo con la loro esperienza e con la loro capacità di intervento si possono sfruttare al meglio tutti i dati che quotidianamente vengono analizzati dal robo- advisor».
L’algoritmo che governa l’advisor elettronico ogni notte analizza la composizione di 6.309 portafogli e la confronta sia con le caratteristiche del cliente che con i macro segnali presenti sul mercato. Viene così elaborato un report che ogni mattina è a disposizione dei consulenti di Banca Generali e che comprende non solo le segnalazioni di possibili rischi, ma anche strategie di compravendita. L’analisi risulta molto particolareggiata, estremamente puntuale. «L’attenzione al rischio vuole essere una nostra priorità – sottolinea Ragaini – ma la gestione del portafoglio non è la priorità della nostra clientela. Così gli alert che maturano dall’analisi del nostro robo-advisor sono mediamente 2,17 ogni tre mesi, quindi in sostanza i portafogli vengono riequilibrati otto-nove volte l’anno. Che è un buon modo per seguire gli sviluppi dei mercati, senza farsi prendere dalla frenesia del day trading. Ma anche questo è possibile solo perché la tecnologia che abbiamo elaborato si inserisce in una macro cornice di tutela degli investimenti che da sempre caratterizza il nostro approccio al mercato, così le rotazioni di portafoglio sono dei correttivi dettati dalle mutate condizioni dei mercati, non dei cambiamenti di rotta determinati da scelte precedenti eccessivamente sbilanciate».
Le tipologie di rischi analizzate sono svariate, dalla composizione del portafoglio alla diversificazione, dalla concentrazione ai rischi legati alla solvibilità dell’emittente, dal rischio di credito al rating. Le raccomandazioni di investimento sono precise, prendono in considerazione i multipli di bilancio e la redditività attesa. Analizzano azioni, obbligazioni e fondi, ogni categoria degli strumenti finanziari. «Oggi la tecnologia consente di investire su decine di migliaia di asset – conclude Ragaini – senza più distinzione di mercati e valute. È una opportunità che solo qualche anno fa pochissimi avevano. Oggi è alla portata di tutti. Ma questa grande opportunità ha ampliato anche la portata dei rischi. Ed è per questo che abbiamo disegnato la nostra piattaforma ponendo la tutela dei patrimoni al centro del nostro interesse». A differenza degli svizzeri.
Stefano Righi

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