Nel corso dell’assemblea annuale dell’Ania, la presidente dell’associazione Maria Bianca Farina ha sottolineato che “L’Italia deve custodire e salvaguardare, al di sopra di ogni divisione politica, quei principi di libertà, equità e coesione, fondamento della nostra democrazia e che hanno garantito sviluppo e fiducia”.

Farina non ha mancato di ricordare che il futuro presenta sfide e impegni difficili “all’apparenza insormontabili. Solo con un ritrovato spirito di impegno solidale, etico e onesto, riusciremo ancora una volta a ripristinare quel benessere diffuso che a lungo a premiato la nostra volontà”. Secondo la presidente dell’Ania, il nostro Paese “merita di ritrovare il suo ruolo di grande potenza economica, di esempio di una convivenza che poggi su equità e tolleranza, di una quotidianità da non vivere come una sfida crudele tra chi ha diritto a incassare il dividendo di una vita di lavoro e chi di realizzare i suoi giovani sogni. E’ il momento allora di un grande progetto la cui ideazione e realizzazione sia frutto di inclusione e non di divisione”.

Davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e il premier Giuseppe Conte, Maria Bianca Farina ha chiesto al mondo della politica di attivare un confronto con la società: imprenditori, sindacati e organizzazioni che a diverso titolo rappresentano parti vitali dello sviluppo e della coesione del Paese. “Per garantire un futuro di benessere al nostro Paese – ha aggiunto Farina – occorre far leva sui punti di forza. Le parole chiave sono: crescita, investimenti, stabilità, lavoro, coesione. L’azione politica, quella delle istituzioni, l’attività delle imprese devono essere tutte protese al raggiungimento di questi obiettivi. Il mondo assicurativo, su ognuno di questi aspetti, è in grado di fornire un contributo importante”.

Per quanto riguarda l’andamento del mercato, la raccolta premi complessiva delle imprese di assicurazione italiane nel 2018 è stata di 135 miliardi di euro, con un incremento del 3,2% rispetto al 2017. Al risultato positivo hanno contribuito sia il settore vita (102 miliardi, +3,5%) sia il comparto danni (33 miliardi, +2,3%). A questi premi vanno aggiunti quelli sottoscritti dalle imprese europee operanti in Italia, pari a 13 miliardi nel vita e 5 miliardi nel danni.

Anche quest’anno non è mancato l’accenno al segmento auto. In particolare, nel 2018 il premio medio Rc Auto è stato pari a 414 euro, sostanzialmente invariato rispetto allo scorso anno. Dal 2012 è sceso invece del 25%, mentre si sono ridotte di circa il 40% le differenze a livello territoriale. Nello stesso periodo, è fortemente diminuita anche la distanza rispetto al premio medio dei principali Paesi europei (Francia, Germania, Spagna e Regno Unito), passata da 213 a 72 euro.

La presidente di Ania ha ricordato che l’industria assicurativa dà occupazione, in via diretta e indiretta, a circa 300.000 persone. Si tratta di un dato sostanzialmente stabile negli ultimi due anni, nonostante una congiuntura economica e finanziaria non facile. “I risultati del 2018 confermano ancora una volta la fiducia degli italiani verso il risparmio assicurativo che è arrivato a rappresentare il 17% della ricchezza finanziaria totale delle famiglie italiane”.

Per quanto riguarda gli investimenti delle compagnia assicurative italiane, nel 2018 hanno superato gli 840 miliardi di euro, pari a quasi il 50% del Pil. Investimenti che sono un sostegno per lo Stato e un volano per l’economia reale. Dai numeri dell’Ania emerge che il 43,1% di questo ammontare, pari a oltre 361 miliardi, è investito in titoli di Stato italiani con un duration media di 6 anni e 7 mesi, un altro 20% è investito in obbligazioni societarie e un 9% in titoli di Stato esteri. Dal confronto in Europa fatto dall’Ania emerge che le compagnie assicurative spagnole detengono una quota maggiore di titoli di Stato nazionali: 50,7%, quota che invece scende nettamente in Francia (21,7%) e in Germania (7,8% degli investimenti delle compagnie tedesche).

Una delle principali sfide da vincere è trovare le contromisure adatte all’invecchiamento della popolazione. In un tale contesto bisogna pensare a “un percorso simile a quello della previdenza complementare anche per il fondamentale tema della salute”, ha detto la presidente dell’Ania. “Va quindi resa più efficiente e più equa la spesa sanitaria privata che ha ormai raggiunto i 40 miliardi dove la componente pagata di tasca propria dai cittadini, pari al 90%, è molto più alta rispetto a Francia e Germania (40 e 55% rispettivamente). Auspichiamo un sistema sanitario in cui, a integrazione del prezioso sistema pubblico, trovino spazio non solo i fondi chiusi di categoria ma anche i fondi aperti e le polizze assicurative, con condizioni di accesso e di gestione uguali per tutti”.

Tra i tanti temi toccati nel corso del suo intervento, Farina ha anche ricordato che la normativa prudenziale di Solvency2 con la prossima revisione “dovrebbe attenuare i significativi effetti negativi prodotti sul business assicurativo di lungo termine. Effetti negativi ancor più pesanti per le imprese italiane non adeguatamente protette, ad esempio, dalla volatilità di breve termine dello spread dei nostri titoli pubblici. Su questo importante confronto europeo confidiamo in un’azione attenta e decisa dei rappresentanti italiani nella Commissione e nel Parlamento, oltrechè del nostro Istituto di vigilanza”.

Prima uscita in casa Ania per il neo presidente dell’Ivass Fabio Panetta, che si è soffermato sull’allarme demografico lanciato dall’Istat che pone “un serio problema sociale ed economico”, in termini prospettici. Secondo Panetta serve un più incisivo contributo del welfare privato, che migliori le garanzie sulla salute e rafforzi la componente di servizio, passando dalla cura alla prevenzione e sarà importante un ulteriore sviluppo della previdenza complementare. Per il presidente di Ivass “Si tratta di fattori che richiedono un diverso modo di ‘fare i prodotti assicurativi. Mettere al centro le esigenze e le aspettative dei clienti significa diversificare l’offerta disegnando prodotti calibrati sulle specifiche esigenze dei cittadini: esigenze di risparmio e di investimento, ma anche di protezione”. Segnali in questo senso si colgono nel comparto vita nota Panetta con le modifiche introdotte lo scorso anno dall’Ivass in materia di gestioni separate che hanno consentito di innovare i processi produttivi delle polizze rivalutabili, favorendo il rilancio dei prodotti tradizionali con garanzia. “Si è trattato di un primo passo, in risposta alle necessità dei consumatori con nuovi premi per 19 miliardi a cui vorremmo far seguire altri sviluppi”.

Tuttavia, Panetta non ha evitato qualche bacchettata alle compagnie: “L’Ivass non è soddisfatta dell’applicazione delle linee guida sulla semplificazione e chiarezza dei contratti. Nei prodotti sinora esaminati abbiamo notato che gli interventi hanno portato in più casi a un allineamento solo formale alle indicazioni delle Linee Guida (struttura, caratteri grafici, box esemplificativi), ma non sono risultati altrettanto adeguati in termini di chiarezza del linguaggio, semplicità dei termini utilizzati, eliminazione di ridondanze, rinvii e ripetizioni. Anche nei casi in cui lo sforzo di revisione è stato più apprezzabile, non può dirsi raggiunta una vera e propria semplificazione dei testi contrattuali e del disegno dei prodotti”. Panetta ha quindi aggiunto che l’Ivass intende mettere a fuoco, anche con l’aiuto delle associazioni dei consumatori e di imprese e intermediari, queste e altre criticità lavorando per un miglioramento sostanziale della chiarezza contrattuale.

Panetta si è quindi soffermato sui temi della sostenibilità: “L’incremento della quota di investimenti green, ossia orientati ai profili environmental, social, governance (Esg), da parte delle compagnie assicurative è da più parti auspicata e in alcuni casi già in atto; parimenti auspicata è una revisione dei requisiti di capitale finalizzata a incentivare tali investimenti. Come supervisori non abbiamo pregiudizi al riguardo, a condizione che scelte di investimento e fattori di sostenibilità nella regolamentazione, siano adeguatamente supportati da solida e comprovata evidenza empirica. I temi del cambiamento climatico coinvolgono il settore assicurativo nella veste di prestatore di protezione, di investitore istituzionale, di danneggiato esso stesso. I maggiori rischi fisici derivanti dal clima e dagli eventi meteorologici estremi possono avere un significativo impatto sulle passività degli assicuratori, esposti anche ai rischi di responsabilità civile. Nel contempo, il protection gap per le perdite legate alle condizioni meteorologiche e al cambiamento climatico rimane elevato, con circa il 70% delle perdite globali non assicurate, e quindi inevitabilmente a carico di famiglie, imprese e governi. A fronte di questi rischi si presentano anche però interessanti opportunità di business”.

Il presidente di Ivass ha quindi ricordato come l’Istituto abbia anticipato queste tendenze lo scorso anno in occasione dell’emanazione del nuovo regolamento sul governo societario delle imprese e dei gruppi assicurativi, introducendo alcune disposizioni innovative in materia di fattori ambientali e sociali. Il regolamento prevede che i presidi di governo societario debbano coprire ogni tipo di rischio aziendale, inclusi quelli di natura ambientale e sociale, sia generati che subiti. Su questi temi di finanza e crescita sostenibili, fervono i lavori, ha precisato Panetta. Gli obiettivi sono chiari: “Riorientare il risparmio verso le attività sostenibili; inserire stabilmente la sostenibilità nella gestione dei rischi; promuovere trasparenza e visione a lungo termine. Sono invece ancora in discussione molti aspetti pratici: la tassonomia sulle attività environmentally sustainable, lo sviluppo di benchmark e di regole di trasparenza ambientale, la creazione di indicatori di rischio e di rating Esg. Al fondo di tutto è il passaggio da valutazioni teoriche a concrete prassi di mercato che facciano della problematica ambientale una priorità tanto nelle decisioni aziendali quanto nelle scelte individuali”.

Molto atteso l’intervento del premier Giuseppe Conte, che non ha mancato di elogiare l’operato del governo, ricordando che alcune delle cifre fornite nei giorni scorsi dall’Istat, se “lette con la dovuta avvedutezza sono eloquenti circa la validità e l’efficacia delle politiche economiche messe in atto dal Governo”. Conte ha poi aggiunto che “secondo l’Istat, il tasso di occupazione a maggio è salito al 59%, il valore più alto dal 1977 mentre il tasso di disoccupazione” si è “finalmente attestato al di sotto della doppia cifra”. Particolarmente significativa “la discesa del tasso di disoccupazione giovanile, come pure l’aumento dei dipendenti stabili. Questi dati ci confortano ma naturalmente, siamo coscienti del fatto che molto rimane da fare”.

Le incertezze che contraddistinguono lo scenario macroeconomico mondiale non sono ancora state neutralizzate – ha detto ancora Conte -, né da parte nostra si può abdicare al dovere di promuovere i necessari passi di trasformazione della governance economica europea. Al riguardo posso garantire che la dovuta attenzione sarà riservata anche al quadro regolatorio di settore, a valle dell’attuazione della direttiva sulla distribuzione assicurativa, ed alla luce delle criticità legate all’estensione della normativa di Basilea 2 all’ambito assicurativo”.

È evidente – ha aggiunto il premier- che la combinazione fra allungamento dell’aspettativa di vita e bassa natalità impone un ragionamento sul modello di assistenza sanitaria, che occupa giustamente una posizione significativa nell’agenda dell’Ania. È una questione che si colloca nella cornice di una più vasta riflessione sul nostro sistema di welfare, e che deve imperniarsi sull’assoluta necessità di evitare che vi siano famiglie costrette a rinunciare a quegli standard dignitosi di cure ed assistenza ai quali tutti hanno pienamente diritto di accedere”.

Infine, per quanto riguarda i rapporti tra governo e assicurazioni, Conte ha precisato che il terreno comune è definito da tre parole chiave: “crescita, sostenibilità, innovazione. Al riguardo è fondamentale che all’utilizzo, da parte degli assicuratori, della leva di finanziamento di medio e lungo termine dell’economia reale, corrisponda il dipanarsi costante di politiche economiche orientate alla crescita, all’inclusione sociale, al rilancio degli investimenti pubblici, a rimuovere gli ostacoli burocratici, più in generale a potenziare le nostre capacità di risposta agli shock esogeni ed a riattivare il più possibile i fattori endogeni di sviluppo”.

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