Boeing, il maxi jumbo resterà ancora a terra
di Angelica Ratti

La soluzione dei problemi per il Boeing 737 Max è ancora lontana e la data di agosto per la ripresa dei voli, fatta circolare un mese fa ora non sembra più in pista, secondo quanto ha detto a Le Monde la società di consulenza Archery Strategy Consulting (Asc). A fine giugno, l’Agenzia federale americana (Faa), durante un test, ha scoperto una nuova anomalia in una scheda controller utilizzata per aggiungere delle funzionalità al sistema di stabilizzazione del 737 Max, il dispositivo Mcas messo in causa nelle due catastrofi, di Lione, a ottobre 2018, e dell’Ethiopian Airways nel marzo 2019 che hanno provocato 346 morti. E di conseguenza il divieto di volare per tutti i 737 Max, fermi al suolo da marzo.

Un’altra tegola per Boeing. Secondo le previsioni di Asc lo scenario più probabile è una ripresa dei voli commerciali nel primo semestre 2020. Il tempo per la Faa e le altre autorità di controllo di passare al setaccio l’aereo che potrebbero chiedere a Boeing delle modifiche supplementari sull’apparecchio e esigere tempi di formazione per i piloti. In questa ipotesi il 737 Max non potrà riprendere a volare prima della primavera 2020. Inoltre, niente dice che tutte le autorità si troveranno d’accordo per la ripresa dei voli. La Cina, uno dei primi paesi a decidere il blocco dei voli del maxi jumbo di Boeing, potrebbe dimostrarsi pignola e Pechino farne un’arma nel conflitto commerciale con gli Stati Uniti. Una brutta notizia per Boeing dal momento che la Cina rappresenta il 30% del suo carnet ordini. Fino al 13 marzo il costruttore americano di Seattle contava più di 5 mila ordini in portafoglio per il suo Max. Il blocco dei voli operati con il 737 Max comporterà il rallentamento della produzione, peraltro già attuata con 10 aerei in meno al mese. Il calo produttivo, secondo quanto ha riportato Le Monde, costa a Boeing 1,5 mld di dollari (fino a 1,3 miliardi di euro) ogni mese.
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