di Carlo Giuro

La previdenza complementare si basa finanziariamente sul meccanismo della capitalizzazione dei contributi versati a differenza della previdenza obbligatoria strutturata invece sulla ripartizione. Nel migliore dei mondi possibile sarebbe importante che la partecipazione segua la logica del ciclo di vita, valorizzando scelte di partecipazione più dinamiche quando l’orizzonte temporale che separa dal pensionamento è ancora ampio e riducendo gradualmente l’esposizione al rischio azionario all’avvicinarsi della fase di quiescenza.
Ma in realtà cosa accade? Per comprendere dal punto di vista empirico quale sia il comportamento degli aderenti alle forme pensionistiche complementari è interessante osservare quale sia il quadro delineato dalla recente Relazione annuale della Covip. In termini di scelte del comparto da parte degli iscritti, si osserva la prevalenza dei profili caratterizzati da una minore quota di azioni: circa il 44 per cento degli iscritti è concentrata nei profili garantiti e il 12 per cento in quelli obbligazionari; nei profili bilanciati si colloca il 38 per cento degli aderenti mentre è residuale, 6 per cento, il peso dei profili azionari . Guardando alle diverse tipologie di forma pensionistica, circa un quinto degli iscritti ai fondi negoziali e aperti ha un profilo garantito; tale percentuale sale al 44 per cento nei fondi preesistenti (gestioni assicurative) e al 70 nei Pip (gestioni separate di ramo I).

Nei fondi aperti, i due terzi degli aderenti ha profili bilanciati e azionari; tale percentuale è del 58 per cento nei fondi negoziali, del 40 per cento nei fondi preesistenti e del 19 per cento nei Pip; in generale, la percentuale di iscritti con profilo azionario non risulta esigua solo per i fondi aperti. Osservando la distribuzione degli iscritti per profilo di investimento ed età si nota, a livello di sistema, una propensione maggiore per i profili azionari e bilanciati nelle classi di età molto giovani (fino a 24 anni); nelle fasce centrali (30-54 anni), dove si colloca la maggioranza degli iscritti, la quota dei profili a rischio più basso si mantiene intorno al 50%, di cui i tre quarti costituiti da garantiti. Questi ultimi profili assumono via via un peso predominante a partire dai 55 anni. Distinguendo in base al genere, nelle classi di età tra 30 e 54 anni emerge una maggiore propensione dei maschi per il profilo bilanciato, mentre per le femmine sono i profili garantiti a essere più diffusi. Il peso dei comparti azionari e di quelli obbligazionari è simile tra i due generi in tutte le classi di età; è comune anche il forte incremento dei profili garantiti nelle fasce più elevate di età .

Tra le diverse tipologie di forma pensionistica, si notano alcune differenze della distribuzione delle scelte degli iscritti anche in funzione dell’età. Gli iscritti ai Pip scelgono in larga prevalenza e a prescindere dall’età un profilo garantito (si tratta delle gestioni separate di ramo I). Invece, per gli iscritti alle altre tipologie di forma si notano tendenze più coerenti con un’impostazione di tipo life cycle. Per quanto riguarda i fondi negoziali, si osserva l’ampia prevalenza di iscritti appartenenti alle classi di età centrali (30-54 anni) con profilo di investimento bilanciato, e si registra l’aumento della frequenza dei profili meno rischiosi al crescere dell’età. Ciò è in buona parte determinato dalla ridefinizione secondo un approccio del tipo life cycle della politica di due fondi di grandi dimensioni in termini di iscritti. Salvo dissenso esplicito, gli aderenti sono stati automaticamente riassegnati al comparto bilanciato ovvero a quello obbligazionario puro in un caso, garantito nell’altro caso, a seconda che siano di età inferiore o superiore a 55 anni; tale assegnazione viene applicata anche ai nuovi iscritti. L’analisi delle scelte di investimento, prosegue la Covip, può essere ulteriormente sviluppata secondo la condizione professionale Per i lavoratori dipendenti, i tre quarti degli iscritti totali, la distribuzione per classe di età è piuttosto simile a quella generale. In parte diversa è la situazione per i lavoratori autonomi. In tutte le fasce di età, con l’eccezione di quella al di sotto dei 34 anni, gli iscritti si situano nei profili garantito e in misura residuale obbligazionario, con una percentuale media di poco superiore alla metà. Rispetto ai lavoratori dipendenti, il peso dei profili più rischiosi si mantiene elevato anche al crescere dell’età; la stessa percentuale di iscritti con profilo azionario è significativamente più alta. Per gli altri iscritti, i tre quarti si posizionano nei profili a esposizione azionaria bassa o nulla con una percentuale dell’ordine del 70-75 per cento nelle classi di età centrali; tale percentuale è superiore nelle età mature e inferiore in quelle al di sotto dei 30 anni. (riproduzione riservata)
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