di Andrea Pira
Conti del primo semestre che per Sace seguono un andamento già evidente con i risultati di fine anno e confermano l’impegno alla promozione dell’export. Continuano a crescere le risorse mobilitate. Tra gennaio e giugno, mesi nei quali è stata portata a termine l’integrazione di Simest, le risorse mobilitate sono state pari a 7,8 miliardi, in aumento del 19% rispetto allo stesso periodo del 2016. Ma le previsioni indica per l’intero anno un ulteriore balzo. Il polo dell’export della società di assicurazione crediti del gruppo Cdp ha infatti deliberato operazioni per 16,6 miliardi, il 72% in più rispetto agli interventi di dodici mesi fa. La nota negativa nei conti approvati ieri dal cda presieduto da Beniamino Quintieri è la riduzione dell’utile netto a 147 milioni, rispetto ai 165,5 milioni del 2016, ma con un Roe (return to equity) annualizzato del 6,5%, quindi leggermente superiore a quello previsto dal piano industriale. Bene anche il Solvency Capital Ratio, salito al 161% dal 136% del giugno dello scorso anno. Nello stesso periodo Sace ha inoltre rafforzato ulteriormente le riserve tecniche, aumentate dell’1,9% a 3,3 miliardi di euro. Mentre il patrimonio netto si è attestato a 4,5 miliardi, in aumento del 9,1%. Il gruppo ha poi registrato un utile netto consolidato, calcolato secondo i principi Ifrs-Ias, di 229,8 milioni (erano 102,9 a giugno di un anno fa).

Sono numeri «frutto del forte dinamismo delle imprese italiane, del lavoro di squadra promosso dal governo e dell’impegno del polo dell’export e dell’internazionalizzazione del gruppo Cdp», ha commentato l’amministratore delegato Alessandro Decio.
Ai risultati hanno contribuito tutte le società del polo per l’internazionalizzazione. Guardando all’utile consolidato, Simest ha pesato per 4 milioni avendo approvato operazioni per 231 milioni (+1,4%), Sace Fct per 4,3 milioni. La società di factoring del gruppo ha generato un turnover di 1,8 miliardi, l’11% dei volumi totali mentre Sace Bt ha contribuito per 1,5 milioni, generando operazioni per 1,4 miliardi. Quanto ai 16,6 miliardi di risorse generate, il 79% arriva da Sace mentre il 21% dalle società operative. Grande attivismo è stato registrato in Medio Oriente. È a quest’area che sono riferibili circa metà dei 13,2 miliardi di euro in operazioni approvate, altri 1,2 miliardi sono riferibili all’Africa sub-sahariana e 3,6 miliardi al continente americano.

Le attività a sostegno delle esportazioni e delll’internazionalizzazione, relative a operazione in aree geografiche con profilo di rischio medio-alto e a operazioni con un orizzonte temporale di medio e lungo termine, hanno generato premi lordi per 258 milioni, in aumento del 4,5%. Nel semestre sono stati recuperati crediti per 83,2 milioni da controparti sovrane (soprattutto Argentina, Iran ed Ecuador) e 136,3 milioni dai privati (anche in questo caso iraniani e polacchi). I sinistri liquidati calano invece del 35,1% a 129,9 milioni. Tra i settori più interessati ci sono il comporto navale e la metallurgia.
Nei primi sei mesi dell’anno, infine, è stata avviata la nuova cosiddetta Push Strategy, ossia il programma al 2020 per offrire a potenziali controparti estere linee di credito a tassi competitivi destinate all’acquisto di beni e servizi italiani per 4,5 miliardi di euro. (riproduzione riservata)

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