di Marco Fusi
Symphonia sgr conferma il suo tradizionale focus sulle piccole e medie imprese italiane grazie al fondo azionario small cap Italia, tra i migliori nella categoria sall&mid cap (fonte Lipper analytics) a cui ha affiancato recentemente il fondo Patrimonio Italia Risparmio, strumento che prevede un’esposizione massima all’equity al 30%. Sono queste le soluzioni d’investimento Pir compliant della sgr: Symphonia azionario small cap Italia (fondo azionario puro), e Symphonia Patrimonio Italia Risparmio, categoria flessibile, massimo 30% azionario. «Sono i nostri due prodotti Pir», spiega a MF-Dowjones Guido Crivellaro, responsabile investimenti azionari Italia, «è un fondo small cap puro. Il nostro, già ben prima dell’avvento dei Pir, era uno dei pochissimi prodotti azionari al 100%, quindi esposto solo su titoli non appartenenti al paniere dell’indice Ftse Mib. Negli ultimi anni questo fondo, molto legato al segmento Star, ha fatto molto bene».

Domanda. A quale tipo di trasformazione è stato sottoposto?
Risposta. Questo fondo è stato aperto alla classe Pir, ma di fatto era già di suo Pir compliant, ne aveva cioè le caratteristiche, con un profilo di rischio relativamente alto. Da quest’anno poi, sempre sul fronte dei Piani individuali di risparmio, abbiamo lanciato un nuovo prodotto: si tratta di Patrimonio Italia Risparmio, che invece ha una bassa volatilità e una quota di azionario contenuta.

D. Quale accoglienza hanno ricevuto i prodotti da parte degli investitori?
R. Positivi, visto anche l’ottimo track record del fondo azionario small cap (5 stelle rating MorningStar e 5 stelle Cfs Rating), i feedback della clientela. Abbiamo avuto e abbiamo un riscontro molto importante. Il nostro fondo azionario puro negli ultimi cinque anni è risultato il migliore. Abbiamo raccolto molto e stiamo raccogliendo ancora tanto anche con l’altro fondo. L’onda lunga dei Pir prosegue e continuiamo a beneficiarne.

D. Mentre il suo giudizio sui Pir come strumento di sostegno alle pmi italiane?
R. Il giudizio sul provvedimento è positivo, era il pezzo che mancava nel mosaico della finanza italiana. Adesso il punto è che questi soldi devono arrivare al mercato primario, alle aziende. Non potendolo fare direttamente, è stata escogitata una forma che portasse liquidità arrivando quindi anche al mercato primario. Mi aspetto che ci siano nuove operazioni di collocamento societario e che anche che l’offerta si ravvivi anche dal punto di vita delle emissione obbligazionarie. I soldi ci sono. Bisogna fare in modo che non rimangano solo sul secondario.

D. I Pir risolvono i problemi dell’Aim Italia, ossia il segmento di Borsa Italiana dedicato alle Pmi ad alto potenziale?
R. Come sappiamo uno dei grossi problemi era la liquidità. Con il suo aumento, per certi versi una parte dei problemi si è risolta. Su Aim però in alcune fasi sono arrivate anche società che non avrebbero meritato l’accesso al mercato, serviva una migliore opera di selezione. Anche le aziende sane, comunque, hanno risentito della scarsa liquidità. Ora invece si è creata l’occasione per affinare la ricerca e lo stock picking da parte dei money manager.

D. È difficile quest’opera? I gestori, nella media, sono in grado di svolgerla nel modo migliore?
R. Se bisogna fare selezione, è necessario che vi siano le competenze giuste, che chiaramente non si improvvisano. Anche perchè quello che va monitorato è un mondo molto ampio, le small cap in circolazione sono tante. Sul mercato si trova di tutto: da aziende con grandissima qualità e che richiedono multipli alti – e su queste non ci aspettiamo una correzione, ma vediamo comunque un potenziale di rialzo meno elevato – a imprese che sono cresciute semplicemente grazie alla maggiore liquidità, per arrivare a quelle società i cui multipli non esprimono ancora il loro effettivo valore. È un universo ampio e ovviamente anche il segmento più interessante a cui può rivolgersi un gestore di patrimoni. (riproduzione riservata)
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