di Anna Messia
Nel 2016 l’importo è arrivata a 37 miliardi. È quanto gli italiani hanno speso di tasca propria per usufruire di prestazioni sanitarie, visite specialistiche o cure mediche; 616 euro a testa e la somma continua a crescere anno dopo anno, visto che nel 2009 i miliardi erano stati 31. Tale dato, come ha sottolineato Maria Bianca Farina (presidente di Ania) nell’ultima relazione annuale dell’associazione, si scontra con la scarsa diffusione in Italia delle polizze sanitarie rispetto ad altri Paesi europei nonostante si tratti di prodotti che potrebbero essere utili a ridurre la spesa, specie nel caso in cui ci sia bisogno di interventi importanti.

La difficoltà a orientarsi tra clausole e contratti complicati ha avuto spesso un ruolo di deterrente all’acquisto di polizze sanitarie da parte dei privati. Ma quali coperture si potrebbero acquistare sul mercato delle assicurazioni con la cifra che già oggi gli italiani spendono di tasca propria per curarsi? MF-MilanoFinanza ha risposto a questa domanda grazie a una simulazione realizzata da Rbm Assicurazione Salute, compagnia leader nel settore delle polizze sanitarie, che ha analizzato l’offerta online di dieci compagnie assicurative italiane. Si scopre così che con una spesa compresa tra 463 e 950 euro una famiglia di quattro persone (papà di 45 anni, moglie di 35 e due figli di 15 e 9 anni) potrebbe assicurarsi una copertura ospedaliera che va dai grandi interventi ai ricoveri, con massimali di copertura pari in media a 100 mila euro ma che in alcuni casi arrivano a 5 milioni. Se si aggiunge anche la diagnostica (ossia gli esami necessari ad accertare lo stato di salute), la spesa sale intorno ai 2 mila euro, esattamente quanto spende oggi in media ogni anno una famiglia italiana per curarsi (2.114 euro). Insomma, tenendo invariata la spesa attuale gli italiani potrebbero proteggersi da una buona parte dei rischi legati alla propria salute, specie da quelli potenzialmente più costosi.

«La polizza può farsi carico delle spese sanitarie sostenute dall’assicurato sia presso strutture pubbliche, rimborsando i ticket, sia presso strutture private o nel regime di intramoenia dell’ospedale pubblico», spiega Marco Vecchietti, consigliere delegato di Rbm Assicurazioni Salute. Sottoscrivere una polizza privata quindi non vuol dire necessariamente rinunciare al servizio pubblico, ma consente di rivolgersi al servizio privato nel caso in cui si voglia scegliere uno specialista di fiducia o si abbia bisogno di accelerare i tempi della cura. Le polizze sanitarie grantiscono poi un’indennità anche quando si viene ricoverati a carico del servizio sanitario nazionale, per compensare il paziente dei disagi della malattia. Del resto anche l’assistenza sanitaria presso strutture pubbliche ha un costo che, tranne che per alcune prestazioni, si sta sempre più avvicinando a quello delle strutture private, ancora di più dopo la definizione dei nuovo livelli essenziali di assistenza (Lea), aggiornati di recente dopo 15 anni di stallo. Se a queste polizze che coprono bisogni di cura primari si volessero aggiungere anche le altre coperture, dagli accertamenti alle visite private arrivando fino alla fisioterapia e alle cure dentarie (che non tutte le assicurazioni prevedono), la somma complessiva per una famiglia sale fino a 3 mila euro annui.

I prodotti possono però essere molto diversi tra loro e districarsi tra le tante polizze sanitarie offerte sul mercato è ancora piuttosto complicato. Ecco allora qualche consiglio per orientarsi. Al momento della scelta della polizza una caratteristica da considerare con attenzione è se sia previsto un controllo medico prima della sottoscrizione del contratto, il cosiddetto Questionario Anamnestico. La maggior parte delle compagnie analizzate (Generali Italia, Unisalute, Allianz , UnipolSai , Reale Mutua, Axa e Cattolica) ne richiedono la compilazione. Può accadere così che, se il cliente da assicurare avesse entrambi i genitori malati di una determinata malattia sintomo di una predisposizione genetica, la compagnia potrebbe rifiutarsi di assicurarlo per quella specifica patologia o ridurre il livello di risarcimento. Il problema in questi casi è che chi soffre di malattie come ipertensione o diabetesi vede escluse una buona parte delle coperture assicurative normalmente previste dalla polizza. Ma ci sono delle eccezioni: Rbm Assicurazione Salute, Intesa Sanpaolo Assicura e Europ Assistance non chiedono per esempio alcun controllo medico prima della sottoscrizione. Un altro aspetto da guardare con attenzione è la copertura o meno delle malattie pregresse avute dal cliente: la maggior parte delle compagnie le esclude sempre, specie se non dichiarate nel questionario anamnestico, mentre altre, come Rbm Assicurazione Salute, le include dopo il primo quinquennio di copertura. Che cosa accade invece alla polizza dopo che il cliemte si è già ammalato e ha ottenuto un rimborso dalla compagnia?

La maggior parte delle assicurazioni analizzate nel campione non prevedono il diritto di recesso nel caso di sinistro, con la sola eccezione di Generali Italia (che lo prevede sia per la compagnia sia per il contraente) e di Cattolica (valido solo per il contraente). Per evitare tutte queste limitazioni sarebbe preferibile, se possibile, sottoscrivere polizze sanitarie collettive (o anche fondi sanitari), che spesso vengono offerte dalle aziende nell’ambito di piani integrativi di welfare. Si tratta infatti di prodotti che non includono per definizione tutti gli stati patologici preesitenti o sopravvenuti. Nel caso in cui si scelga una polizza che preveda accertamenti diagnostica bisogna poi guardare con attenzione ai massimali, che possono variare molto da offerta a offerta: Rbm Assicurazione Salute lo fissa a 3 mila euro e Reale Mutua a 4 mila. Ma c’è chi, come UnipolSai Assicurazioni, arriva addirittura a 15 mila euro prevedendo la copertura del 100% in caso di pagamento diretto (in strutture convenzionate) e dell’80% se si sceglie il rimborso, con 60 euro che restano comunque a carico del paziente. Un capitolo a parte meritano le cure odontoiatriche: mediamente le compagnie tendono a escluderle o a limitarle ai casi di infortunio o gravi patologie. In pochi consentono poi il rimborso delle cure per la fisioterapia; in ogni caso, se previste, vengono comunque condizionate a un infortunio con massimali di rimborso che possono essere condivisi con la diagnostica (è il caso di Reale Mutua o di Axa assicurazioni) e sono spesso previste spese che restano comunque a carico del cliente, come avviene anche per le visite specialistiche.

Anche nel caso dell’inclusione di visite specialistiche, di accertamenti o di analisi di laboratorio la situazione è molto variegata tra le diverse compagnie, con una quota minima che resta appunto a carico dell’assicurato, la quale mediamente risulta però inferiore al ticket (tra 30 euro e 60 euro). Non solo; le assicurazioni prevedono percentuali massime di rimborso rispetto alla spesa, che possono arrivare al 100% in caso di pagamento diretto nelle strutture convenzionate e scendere al 70% se si opta per la richiesta di rimborso in strutture non convenzionate con l’impresa. Nella scelta della polizza è quindi fondamentale valutare il numero e la qualità delle strutture sanitarie convenzionate con la compagnia, oltre che gli orari e i giorni in cui opera la centrale operativa che viene associata all’utilizzo del servizio. Le polizze sanitarie prevedono sempre un limite massimo di età per l’acquisto (55 o 60 anni) e una copertura fino a un limite di 70 o 75 anni. (riproduzione riservata)
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