Nel 2016 si sono verificati in Italia 175.791 incidenti stradali con lesioni a persone; le vittime sono state 3.283 e i feriti 249.175.

I morti tornano a diminuire rispetto allo scorso anno (-4,2%), dopo la battuta d’arresto dei due anni precedenti; in lieve aumento, invece, incidenti e feriti (rispettivamente +0,7% e +0,9%). Il tasso di mortalità stradale passa da 55,6 a 54,2 morti per milione di abitanti tra il 2015 e il 2016. Rispetto al 2010, le vittime della strada diminuiscono del 20,2%.

Il lieve aumento degli incidenti stradali nel 2016 si colloca in un quadro di ripresa della mobilità, probabilmente favorita dal più generale contesto economico, che vede un aumento del reddito medio pro-capite disponibile (+1,5%) e del Pil (+0,9%) e la diminuzione del prezzo medio alla pompa di tutti i carburanti per autotrazione: -5,9% benzina, -8,8% gasolio, -8% GPL, -0,7% metano2 .

Nel 2016, le prime iscrizioni di veicoli sono aumentate del 18,2%, soprattutto per effetto delle vendite di veicoli commerciali ed industriali, che hanno determinato una crescita del parco veicoli merci pari al 2%. Mediamente il parco veicolare è aumentato dell’1,4% rispetto all’anno precedente; con più di 624 autovetture ogni mille abitanti l’Italia si conferma il Paese Europeo a più elevato tasso di motorizzazione.

I dati sulle percorrenze autostradali, su 6mila km di rete in concessione, mostrano un aumento del 3,3% rispetto al 2015, anche in questo caso più marcato per i veicoli pesanti (+3,7%) e più contenuto per quelli leggeri (+3,2%).

In generale, il quadro della mobilità nel 2016 mostra un aumento delle persone che si spostano (da 80,3% a 83,6% della popolazione) anche se la lunghezza media degli spostamenti è diminuita, tanto che la mobilità locale assorbe il 70% della domanda.

Per quanto riguarda le modalità di trasporto, appaiono in crescita la mobilità dolce e gli spostamenti a piedi o in bicicletta – complessivamente +8,4% – mentre diminuisce in città l’uso dell’auto che, tuttavia, rimane il mezzo di trasporto preferito ed assorbe più dell’80% degli spostamenti motorizzati.

In base alle stime del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, infine, il costo sociale totale per gli incidenti stradali con lesioni a persone, a prezzi costanti 2010, è quantificato pari a circa 17 miliardi di euro nel 2016, pari a ll’1,1% del Pil nazionale.

Vittime di nuovo in calo anche nell’Unione europea
Dopo due anni in controtendenza, nel 2016 torna a diminuire il numero delle vittime sulle strade della Ue28.
Nel complesso 25.720 persone sono decedute in incidenti stradali, contro le 31.595 del 2010, con una riduzione nel periodo del 18,6%.

Più consistente il calo percentuale registrato in Italia (-20,2%). Tra il 2015 e il 2016, il numero delle vittime diminuisce dell’1,8%nell’Unione europea e del 4,2% in Italia.

La riduzione a livello europeo non ha interessato tutti i Paesi. Nel 2016 le vittime della strada sono ancora in aumento in molti Paesi tra i quali Spagna, Regno Unito e Polonia che si caratterizzano per un numero elevato di vittime in valore assoluto. Il tasso di mortalità stradale (morti per milione di abitanti), indicatore utilizzato per effettuare analisi comparative, si attesta, nel 2016, a 50,6 nella Ue28 e a 54,2 in Italia (nel 2010 rispettivamente 62,8 e 69,4). Con tale risultato il nostro Paese si colloca al quattordicesimo posto nella graduatoria europea.

I Paesi più virtuosi, pur avendo registrato nel 2016 un lieve aumento delle vittime, sono Svezia e Regno Unito (27,4 e 28,7) mentre in coda alla classifica risultano Bulgaria e Romania (99,0 e 96,8 per milione di abitanti). Fra il 2010 e il 2016 la riduzione media annua del numero di vittime della strada è stata del 3,4% nella Ue28 e del 3,7%in Italia, variazioni comunque inferiori a quelle stimate (-6,7%) per raggiungere l’obiettivo europeo di dimezzare il numero di morti in incidenti stradali entro il 2020. Per rispettare il target fissato, nel periodo 2017- 2020 il numero di vittime nell’Unione europea e in Italia dovrebbe ridursi, in media annua fino al 2020, di circa l’11%.

Ancora in aumento i feriti gravi
Nel 2016 i feriti gravi a seguito di incidente stradale sono stati oltre 17 mila, il 9% in più dell’anno precedente. Nel periodo 2012-2016 il rapporto tra feriti gravi e decessi è andato progressivamente aumentando, passando da 3,5 feriti per ogni decesso nel 2012 a 5,3 nel 2016.

I feriti gravi, nel 2016, rappresentano circa il 7% del totale dei feriti comunicati dagli organi di rilevazione; tale percentuale, in continuo aumento negli ultimi cinque anni, è accompagnata anche da un graduale miglioramento della qualità e della copertura delle informazioni specifiche che consentono di individuare i ricoveri per incidente stradale.

A livello territoriale persistono ancora alcune differenze: i valori del rapporto tra feriti gravi e morti sono compresi tra 4,9 del Nord-est e 5,3 del Sud.

Nel mese di luglio picco di incidenti e morti dentro e fuori l’abitato
Nel 2016 il maggior numero di incidenti stradali con lesioni a persone si è verificato, come lo scorso anno, nel mese di luglio (16.981) (e anche la frequenza di incidenti risulta più elevata in questo mese estivo), sia sulle strade nell’abitato, sia in quelle fuori (12.319 e 4.662 incidenti).

Seguono i mesi di maggio e giugno per numerosità di eventi sulle strade urbane (12.072 e 11.704 incidenti) ed extraurbane (4.074 e 4.036 incidenti).

Sulle strade urbane si registra un numero particolarmente elevato di incidenti anche nel mese di ottobre (11.748), mentre fuori dall’abitato in agosto (3.976). Anche il maggior numero di vittime è stato registrato a luglio, per tutti gli ambiti stradali (367 morti).

Altri mesi che presentano un numero elevato di morti sono agosto per le strade urbane (150) e agosto e giugno per quelle extraurbane (188 e 182). Febbraio è stato invece il mese con il minor numero di incidenti (12.769) e marzo di vittime (227).

La stagionalità del fenomeno degli incidenti stradali può essere letta anche analizzando una serie temporale più estesa. La distribuzione di incidenti e morti per mese di evento, dal 2001 al 2016, consente di analizzare, infatti, la ciclicità degli eventi nel tempo e di interpretarne gli andamenti. Le due serie di incidenti stradali e vittime, rappresentate su scale diverse, presentano regolarità nelle distribuzioni mensili, con picchi evidenti e ciclici nei mesi di esodo estivo e di festività invernali.

Per quanto concerne le condizioni meteorologiche, circa l’80% degli incidenti, nel complesso, avviene in condizioni di tempo sereno. In caso di pioggia la proporzione di incidenti è più elevata fuori dall’abitato (12%) rispetto alle strade urbane (9%). Analogamente, gli incidenti segnalati dagli organi di rilevazione in presenza di nebbia, grandine, neve o vento forte, nel complesso, sono più frequenti fuori abitato (11,3%) rispetto all’ambito urbano (6,2%).

Da un’analisi per ora del giorno si registrano, per gli incidenti in condizioni di sereno o pioggia o neve, percentuali simili per i due profili e più elevate tra le 8 e le 9 del mattino, tra le 13 e le 14 e tra 18 e le 19. Per gli incidenti con la nebbia il picco è invece alle 8 e alle 18, valori percentuali più elevati rispetto alle altre condizioni anche durante la notte e nelle prime ore del mattino.

Più Incidenti di notte nel fine settimana
Nel 2016, nella fascia oraria compresa tra le 22 e le 6 (convenzionalmente considerata per individuare la fascia notturna) si sono verificati 22.413 incidenti stradali (12,7% del totale), che hanno causato il decesso di 816 persone (24,9% del totale dei morti) e il ferimento di altre 35.758 (14,4% del totale dei feriti).

Sulle strade urbane si concentra il 69,1% (15.493) degli incidenti notturni ma è sulle strade extraurbane che si registra il numero più elevato di vittime (473 decessi). Il maggior numero di incidenti, morti e feriti di notte (dentro e fuori città) è concentrato il venerdì e il sabato (oltre il 40% sul totale incidenti, morti e feriti di notte). Il sabato presenta un picco per le vittime in ambito urbano ed extraurbano.

Incidenti in aumento su tutti gli ambiti stradali, vittime in calo sulle autostrade
Nel 2016 sulle strade urbane si sono verificati 131.107 incidenti (74,6% del totale), che hanno causato 176.423 feriti (70,8% del totale) e 1.463 morti (44,6% del totale). Sulle autostrade e raccordi gli incidenti sono stati 9.360 (5,3% del totale) con 274 decessi (8,3%) e 15.790 feriti (6,3%); sulle altre strade extraurbane, comprensive delle strade statali, regionali, provinciali e comunali extraurbane gli incidenti rilevati ammontano a 35.324 (20,1% del totale), le vittime a 1.546 (47,1%) e i feriti a 56.962 (22,9%).

Il 2016 ha fatto registrare un’inversione di tendenza per quanto riguarda incidenti e feriti. È aumentato infatti il numero degli incidenti stradali per tutte le tipologie di strada, con variazione più consistente, in termini percentuali, sulle autostrade (+2% nel 2016 rispetto al 2015) e sulle strade extraurbane (+1,2%) mentre l’aumento è in linea con la media nazionale sulle strade urbane (+0,5%).

I feriti aumentano solo su strade urbane ed extraurbane (+0,7% e +1,9%) mentre diminuiscono sulle autostrade (-0,4%). Le vittime sono in diminuzione su tutti gli ambiti stradali ma la flessione è più consistente sulle autostrade (incluse le tangenziali e i raccordi autostradali) (-10,2% rispetto al 2015).

Sulle strade urbane ed extraurbane il numero di persone decedute è rispettivamente del 2,6% e del 4,6%. L’indice di mortalità continua ad essere più elevato sulle strade extraurbane, 4,4 decessi ogni 100 incidenti, si attesta a 2,9 sulle autostrade mentre è pari a 1,1 sulle strade urbane (rispettivamente 4,6; 3,3 e 1,2 nel 2015). La media nazionale è di 1,9 morti ogni 100 incidenti (2,0 nel 2015).

La maggior parte degli incidenti stradali, nel complesso, avviene su rettilinei (46,1%), seguono le intersezioni e incroci (37,2%) e curve (10,1%) (Figura 9). Più nel dettaglio, sulle strade urbane gli incidenti si verificano lungo un rettilineo nel 52% dei casi, nel 44,2% su quelle extraurbane.

In ambito urbano gli incidenti che si verificano in corrispondenza degli incroci rappresentano il 42,9% del totale, in curva il 6,2% e nei pressi di una rotatoria il 5%. Lungo le strade extraurbane, oltre all’alta percentuale di sinistri su rettilineo, il 21,7% degli incidenti si verifica in curva e il 20,3% in corrispondenza di un incrocio.

Giovani di 20-24 anni le principali vittime
Le vittime di incidenti stradali sono state 3.283 nel 2016: 2.619 maschi e 664 femmine. I conducenti deceduti sono 2.261 (2.022 uomini e 239 donne), i passeggeri 452 (234 uomini e 218 donne) e i pedoni 570 (363 uomini e 207 donne).

Per gli uomini, le classi di età con il maggior numero di decessi sono quelle 20-24 e 25- 29 anni (207 e 194) ma valori molto elevati si riscontrano anche per la fascia 40-54 anni (576 morti). Per le donne, le classi di età più rappresentate sono 20-24 anni (53 decessi), 65-69, 75-79 e 80-84 anni (57, 62 e 52 decessi).

In quest’ultimo caso la frequenza elevata è attribuibile al maggiore coinvolgimento delle donne nel ruolo di pedone. Per i feriti in incidenti stradali, le età con le frequenze più elevate sono, per entrambi i generi, quelle 20-29 anni (oltre 51 mila feriti) e 40-49 anni (43.723 feriti).

Nel 2016, si sono registrate 10 vittime in più tra i bambini (0-14 anni) da 39 a 49 decessi, tra il 2015 e il 2016, in aumento anche i giovani tra 25-29 anni (+4,9% per gli uomini e +2,4% per le donne); tra le donne la variazione percentuale è elevata (oltre il 30%) anche per le vittime tra 30 e 34 anni.

L’incremento è consistente, infine, tra le persone molto anziane, in particolare nella classe di età 90 anni e oltre (+20,0%), in questo caso prevalentemente uomini. Anche la distribuzione dei tassi di mortalità stradale per età mostra lo svantaggio delle classi di età più giovani (15-34 anni) e più mature e anziane (65 anni e più).

In aumento le vittime tra i ciclisti
Nel 2016 si sono registrati 1.470 decessi tra conducenti e passeggeri di autovetture, seguono motociclisti (657), pedoni (570), ciclisti (275), occupanti di autocarri e motrici (136), ciclomotori (116) e altre modalità di trasporto (59). L’analisi della distribuzione delle vittime per tipologia di utente della strada, pedoni o utilizzatori di specifiche categorie di veicoli, risulta di particolare interesse, soprattutto per il monitoraggio della mortalità degli utenti più vulnerabili5 .

Tra questi ultimi si annoverano pedoni, ciclisti e utenti delle due ruote a motore. Questi soggetti sono molto più esposti di altre tipologie di utenti, prima di tutto perché non hanno protezioni esterne, come l’abitacolo di un veicolo.

Gli utenti vulnerabili rappresentano nel complesso quasi il 50% dei morti sulle strade. Gli indici di mortalità e lesività per categoria di utente della strada evidenziano i rischi più elevati per gli utenti più vulnerabili rispetto a quelli di altre modalità di trasporto. L’indice di mortalità per i pedoni6 , pari a 2,93 morti ogni 100 incidenti per investimento di pedone, è più di quattro volte superiore rispetto a quello degli occupanti di autovetture (0,66); il valore dell’indice riferito a motociclisti e ciclisti è, invece, circa il doppio. L’indice di lesività è molto elevato per i pedoni e per gli utenti delle due ruote a motore.

Nel 2016, sono aumentate le vittime tra i ciclisti con un +9,6% rispetto al 2015 e +3,8% rispetto al 2010. La classe di utenti che presenta i maggiori guadagni in termini di riduzione della mortalità negli ultimi 16 anni è quella degli automobilisti (-61,8% dal 2001), quella più penalizzata i ciclisti (-24,9% dal 2001).

La riduzione consistente della mortalità di conducenti di autovetture è sicuramente legata ai notevoli progressi della tecnologia messa in campo per la costruzione di dispositivi di sicurezza dei veicoli.

Fonte: ISTAT