di Paola Valentini
In Italia Amundi vara la squadra che siederà sulla plancia di comando del nuovo hub con sede a Milano e che deriva dall’integrazione delle attività sul mercato tricolore di Pioneer (rilevata a fine 2016 da Unicredit con un’operazione che si è perfezionata il 3 luglio scorso).

Dall’unione delle due società nascerà, una volta acquisite tutte le autorizzazioni, una sgr che in Italia conterà su masse in gestione per quasi 200 miliardi (52 miliardi di Amundi Sgr e 145 miliardi di Pioneer Sgr) e avrà oltre 400 dipendenti, collocandosi al terzo posto dopo Generali (476 miliardi) ed Eurizon (384 miliardi). Mentre a livello globale il gruppo Amundi, guidato dall’ad Yves Perrier, gestisce oltre 1.300 miliardi, masse che ne fanno il più grande asset manager d’Europa e nella top ten internazionale, oltre a essere la società con la maggior capitalizzazione nel mercato europeo (è quotata alla borsa di Parigi da novembre 2015) e la quinta nel mondo.

Il colosso francese ha scelto per guidare le sue attività in Italia Cinzia Tagliabue, nominata amministratore delegato oltre che vice responsabile della divisione globale clienti retail. Tagliabue, che era ad di Pioneer Sgr, sarà coadiuvata nel suo ruolo da Alessandro Varaldo, ex ad di Amundi Sgr, che diventa vice ceo di Amundi Italia. Mentre a Matteo Germano va la direzione degli investimenti Italia. Ma, soprattutto, Germano viene confermato responsabile della piattaforma globale degli investimenti multi-asset (ruolo che già occupava in Pioneer) che sarà, in quest’ambito, un punto di riferimento per tutta Amundi nel mondo. Quindi Milano diventerà un polo globale del multiasset, accanto agli altri cinque poli di investimento del gruppo (Boston, Dublino, Londra, Parigi e Tokyo).

Quanto alle aree sales e marketing, Paolo Proli (di provenienza Amundi) è il nuovo responsabile della distribuzione retail con l’importante obiettivo di sviluppare, da un lato, la collaborazione con le reti partner e, dall’altro, gli accordi di distribuzione con le reti terze nei diversi canali (wealth management, consulenti finanziari e private banking) in un momento, come l’attuale, di grandi cambiamenti nel mercato in vista della Mifid II (in vigore dal 2018) che vedrà le società di gestione non più soltanto nel ruolo di fornitori di prodotti ma anche di servizi con la conseguente necessità di dover instaurare con i distributori una relazione ancor più stretta di quella attuale. A Francesca Ciceri (ex Pioneer) va la responsabilità dei clienti istituzionali, un mercato in cui la nuova società è già leader. Alla guida del team del marketing è stato nominato Antonio Napolitano (ex Pioneer).
Le altre caselle del team italiano vedono Giovanni Carenini (Amundi) a capo del business monitoring and control, Julien Bernard (Amundi) quale head operations, services and technology, Claude Hassan (ex Pioneer) come head of compliance, Stefano Sansone (ex Pioneer) nuovo head of finance, Cesare Agnelotti (ex Pioneer) a capo delle risorse umane, mentre il timone dell’audit è affidato ad Alessandro Pagani (Amundi). La prima linea italiana che riporta a Tagliabue è stata quindi disegnata per contenere in maniera equilibrata le due anime del nuovo gruppo e soprattutto è frutto di una selezione basata sulle competenze che le due famiglie, quella di Pioneer e quella di Amundi, hanno portato in dote.

Le nozze Amundi-Pioneer rappresentano il primo grande deal di m&a nel risparmio gestito italiano che si prepara a vedere nei prossimi mesi altre operazioni di integrazione in una fase in cui le dimensioni sono un fattore cruciale per la profittabilità delle masse. I presupposti ci sono tutti e resterà da capire chi farà ora la prossima mossa. Quel che è certo è che la scelta di Amundi di basare a Milano uno dei sei suoi poli di specializzazione è un elemento qualificante per la città nell’ottica della sua evoluzione in corso come capitale finanziaria. (riproduzione riservata)
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