di Anna Messia
Le discussioni sono state tante ma finora i fondi pensione negoziali hanno investito ben poco nell’economia reale. Quella leva del 5% del patrimonio che, secondo la legge di Stabilità 2016, i fondi possono indirizzare verso le imprese, beneficiando di esenzioni fiscali, non è stata di fatto utilizzata e a prevalere per il 70% del patrimonio (46 miliardi) sono i titoli di Stato, mentre il resto va ad aziende quotate. Alle imprese più piccole, che più avrebbero bisogno di finanziamenti, poco o nulla. Un trend che il nuovo presidente di Assofondipensione, Giovanni Maggi, insediatosi al fine 2016, vuole invertire grazie anche alla collaborazione con altre associazioni. «Ieri c’è stata un riunione in Febaf, (la federazione tra banche, assicurazioni e finanza presieduta da Luigi Abete, ndr) e l’intenzione è di dare vita ad un tavolo di confronto che coinvolga tra gli altri Abi e Ania per creare sinergie e un coordinamento che possa essere utile per facilitare l’investimento nell’economia reale», spiega Maggi a MF-MilanoFinanza. Gli incontri saranno periodici e l’intenzione è di individuare strumenti «funzionali all’adozione di strategie d’investimento che possano consentire una maggiore diversificazione del portafoglio», continua Maggi che pensa a infrastrutture, energia, private equity, ma anche reale estate e private debt. Nel programma messo a punto da Maggi per Assofondipensione c’è anche una manovra incisiva per il rilancio delle adesioni dei lavoratori alla previdenza complementare, «aprendo magari, in coordinamento con il ministero del Lavoro, ad una nuova campagna di sottoscrizioni silenzio assenso sul Tfr, come avvenuto nel 2008», suggerisce l’ex presidente di Confidustria Lecco e Sondrio che da maggio 2016 è anche presidente del comitato tecnico welfare di Confindustria Nazionale. Maggi è pronto pure a farsi promotore di un processo di aggregazione alla fine del quale dai 32 strumenti attuali si passerebbe a circa 25. «Ci sono fondi pensione che hanno patrimoni di appena 400-500 milioni che a causa delle masse ridotte fanno fatica a reggere i costi amministrativi e di gestione, specie davanti alla necessità di valutare nuove forme d’investimento». Non solo. Il presidente di Assofondipensione ha in mente anche ad una nuova iniziativa che potrebbe essere utile per far arrivare liquidità alle imprese più piccole, rimaste fuori pure dagli investimenti dei pir, i piani di investimento individuali. «L’idea è di lanciare un fondo che acquisti il patrimonio immobiliare industriale delle imprese più piccole», spiega il presidente di Assofondipensione, «In questo modo il rendimento del fondo deriverebbe dai canoni d’affitto e le imprese potrebbero beneficiare di una liquidità da reinvestire su crescita e sviluppo e che faticano ancora ad ottenere dal sistema bancario tradizionale». Un progetto su cui Maggi sta lavorando pensando di coinvolgere il ministero dell’Economia o la Cassa Depositi e Prestiti. «Una loro garanzia su parte del fondo potrebbe facilitarne la sottoscrizione da parte di casse e fondi pensione», conclude. (riproduzione riservata)
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