di Luisa Leone
Torna in salita la strada della legge sulla Concorrenza. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, al Senato si potrebbe trovare un varco per nuove modifiche, che complicherebbero ancor di più il già tortuoso iter del disegno di legge, rispedendolo alla Camera dei Deputati per la quinta lettura.
Ufficialmente il Partito Democratico è compatto nel sostenere l’approvazione senza altri ritocchi, ma qualche crepa c’è, come dimostra il fatto che il presidente della commissione Industria, Massimo Mucchetti (Pd), ha presentato due emendamenti al testo uscito da Montecitorio. E proprio attorno a queste modifiche potrebbero coagularsi gli scontenti, anche perché le riformulazioni toccano temi molto popolari, come il tacito rinnovo per le polizze assicurative Danni (introdotto alla Camera nell’ultima lettura) e l’addio al mercato tutelato dell’energia.
Nel primo caso Mucchetti introduce un principio pro-consumatori, prevedendo esplicitamente che «le polizze assicurative del ramo Danni di ogni tipologia possono essere disdette, senza penalità, entro sessanta giorni dal loro tacito rinnovo».
Per quanto riguarda invece l’energia, il presidente della commissione Industria torna sulla questione dell’addio alla maggior tutela, ora previsto (dopo più di uno slittamento) nel luglio del 2019. La Camera ha infatti abolito il meccanismo delle aste per pacchetti di clienti che non avessero effettuato la scelta di un operatore del mercato libero, che era stato introdotto proprio nel passaggio precedente al Senato. Ora col suo emendamento Mucchetti non torna indietro alle aste, ma chiede che nei provvedimenti attuativi che regoleranno il regime di salvaguardia, in cui confluiranno i clienti che non avranno fatto la loro scelta sul mercato libero, ci sia un richiamo al «prezzo unitario minimo», in modo di evitare aumenti in bolletta per gli utenti. Previsto anche un tetto antitrust, per evitare che un singolo operatore possa superare la quota del 50% del mercato complessivo dei clienti domestici.
Accanto alle due proposte di modifica presentate dal presidente, al vaglio dei senatori sono rimasti poco più di una dozzina di altri emendamenti, dopo la scrematura di ammissibilità, anche perché né i relatori né il governo hanno avanzato proposte di modifica. Anzi ieri, rispondendo alle domande dei giornalisti, Salvatore Tomaselli, il relatore in quota Pd, ha assicurato un ok senza modifiche prima della pausa estiva. Meno ottimista è stato l’altro relatore, Luigi Marino (Ap), che si è limitato a sottolineare che il rispetto delle tempistiche dipende esclusivamente dal Partito Democratico. Non è un mistero, d’altronde, che in Senato i numeri della maggioranza siano ballerini, e proprio questo potrebbe aiutare le manovre di quanto spingono per nuove modifiche al provvedimento. I giochi comunque si faranno in commissione; se i ritocchi passeranno la strada di un nuovo ritorno alla Camera sarà segnata.

Intanto ieri non si è potuto iniziare a vagliare gli emendamenti perché per farlo è necessario il via libera della commissione Bilancio, della quale è richiesto il parere obbligatorio, essendo il dl concorrenza un collegato alla legge di bilancio del 2015.
I deputati di questa commissione sono stati finora alle prese con la conversione del decreto per il Mezzogiorno, licenziato ieri per l’Aula, e hanno ancora da smarcare anche il parere al dl sulla liquidazione delle due banche venete. Per il via libera al ddl Concorrenza, peraltro, manca ancora la relazione tecnica della Ragioneria dello Stato, senza la quale la Bilancio non potrebbe comunque rilasciare il suo nulla osta. Se il documento arriverà oggi, come è possibile, in commissione Bilancio si potrebbe tentare uno sprint per smarcare la Concorrenza, anche perché, come ha sottolineato il presidente Giorgio Tonini, «si tratta di pochi emendamenti». (riproduzione riservata)
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