Sull’abolizione, decisa dalla Camera, del superamento del tacito rinnovo alla scadenza delle polizze assicurative del ramo danni in precedenza introdotto al Senato, ora che il disegno di legge sulla concorrenza è nuovamente passato al riesame di Palazzo Madama, non si può escludere un ripensamento per ritornare al superamento, come sarebbe coerente con una normativa che intende ampliare gli ambiti, appunto, della concorrenza. Intanto sono stati predisposti due ordini del giorno (rispettivamente dal Movimento cinque stelle e dalla Lega) volti a impegnare il Governo per introdurre, in vario modo, il divieto del tacito rinnovo.

Non è imprevedibile, però, anche la presentazione di emendamenti al riguardo. In effetti, la reintroduzione di tale forma di rinnovo confligge frontalmente con i principi e le finalità della concorrenza. Si poteva pensare a un altro contesto legislativo e, pur essendo ugualmente deplorevole, non vi sarebbe stata, con l’espunzione della norma approvata dal Senato, la plateale confliggenza con la rubrica stessa della legge. Chi può mai pensare, se non facendo strame di tonnellate di studi sulla concorrenza da Adam Smith in poi e se non mosso, in qualche caso, da conflitti di interesse, che lasciando inalterato il tacito rinnovo e non consentendo all’assicurato una valutazione consapevole e documentata delle condizioni del mercato e delle offerte di compagnie concorrenti, si migliori la concorrenza? Chi può credere che, con il tacito rinnovo, si privi la compagnia della possibilità di risolvere il contratto (se, per esempio, fosse capitato un sinistro) quando ciò è invece regolarmente contemplato in contratti-tipo includenti, appunto, la facoltà di disdetta?

E’ volere far credere alle favole configurare il tacito rinnovo come uno strumento giuridico che favorisce il cliente e che, di conseguenza, danneggerebbe le compagnie. Ma allora perché queste -magari attraverso l’Ania, assemblea di Ania, l’Associazione nnazionale fra le imprese di assicurazione presieduta da Maria Bianca Farina- non insorgono per sostenerne il superamento? Siamo seri. Insomma, per un minimo di coerenza, si operi per ripristinare l’eliminato divieto. Il ritorno del ddl a Montecitorio potrebbe farsi in mezza giornata. Sulla materia sussiste una particolare sensibilità del presidente della Commissione Industria del Senato, Massimo Mucchetti, che conosce bene, per i profili teorici e applicativi, la materia della concorrenza. Pur trattandosi di un caso circoscritto, diviene emblematico di ciò che si intende per concorrenza, suscettibile di riverberare questa grave stortura concettuale e normativa anche su altre materie. Può anche spiegare bene perché stia trascorrendo, soprattutto con riferimento a una serie di argomenti, un tempo biblico per l’approvazione della legge, nonostante l’impegno di Mucchetti. Quindi ci si pensi bene.
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