Piani articolati sulla persona con l’aiuto dei consulenti
di da Roma Gabriele Ventura

Costruire un welfare aziendale su misura. È la nuova sfida alla quale sono chiamati i 28 mila consulenti del lavoro che amministrano oltre 1 milione di aziende e gestiscono circa 7 milioni di rapporti di lavoro. Si tratta, in sostanza, di sensibilizzare le imprese a mettere in pratica i nuovi strumenti legislativi messi a disposizione dalla legge di Stabilità 2016 che hanno reso il welfare aziendale più conveniente rispetto al passato.

Con la possibilità di costruire piani articolati sulla persona. È questo il messaggio emerso in apertura del Festival del lavoro 2016, al via ieri a Roma con la presentazione del rapporto dal titolo «Famiglia, lavoro, gender gap: come le madri lavoratrici conciliano i tempi», messo a punto dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, nato il 1° aprile scorso con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio informativo a disposizione della categoria, creando così una nuova fonte in materia di lavoro. In particolare, riguardo al welfare aziendale, dall’indagine emerge che sono poco diffusi i servizi di conciliazione tra vita e lavoro. Si tratta del tema del costo dei servizi sostitutivi del lavoro domestico che, se superiore al salario atteso, rende non conveniente lavorare. Risulta, in questo senso, prioritario ridurre il costo dei servizi di cura per l’infanzia per promuovere l’occupazione femminile. La ricetta, secondo i consulenti del lavoro, è introdurre agevolazioni fiscali e misure più ampie come quelle di welfare aziendale che prevedano la partecipazione ai costi da parte delle imprese, rivolte innanzitutto alle fasce di lavoratori con più bassi livelli di istruzione e quindi di reddito. La legge di Stabilità 2016 offre proprio la possibilità di applicare le nuove norme fiscali relative al welfare aziendale non solo ai beni e servizi erogati in sostituzione totale o parziale del premio di produttività, ma a tutti i benefit di welfare aziendale offerti ai lavoratori, al fine di superare il limite della volontarietà, aggiornare e ampliare il paniere di servizi, favorire lo sviluppo di strumenti che facilitino la fruizione dei servizi. Secondo l’indagine, nel 2014 le prestazioni di welfare aziendale più diffuse sono i buoni pasto e la mensa aziendale: i ticket restaurant sono ricevuti da un tale di circa 2,4 milioni di lavoratori, pari al 14% del totale dei lavoratori dipendenti, con valori nettamente più bassi per le donne. Questo, secondo l’Osservatorio, si spiega con il minor numero di donne occupate rispetto agli uomini, mentre il gap delle incidenze percentuali possono essere messi in relazione alla minore diffusione di questo benefit nei settori economici più «femminilizzati» come l’istruzione, la sanità e la pubblica amministrazione. Anche i cellulari sono appannaggio principalmente degli uomini, mentre una quota maggiore di lavoratrici beneficia dell’alloggio gratuito oppure a prezzo ridotto. Il quinto benefit, per numero di lavoratori che lo ricevono, è il rimborso delle spese sanitarie, che interessa l’1,5% del totale dei lavoratori dipendenti, in maggioranza donne. «Con l’istituzione dell’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro», ha sottolineato la presidente dell’Ordine, Marina Calderone, nel corso della conferenza stampa di apertura del Festival, «si completa definitivamente il sistema della conoscenza in materia di lavoro grazie all’utilizzo di fonti di micro dati con un approccio statistico ed econometrico. Ciò permetterà di fare analisi preventiva dei potenziali effettivi applicativi e delle ricadute sul sistema degli interventi normativi in itinere». Nel corso della conferenza stampa è stato presentato anche il volume «La fatica nelle mani. Lavoro, famiglia e futuro», curato dal Consiglio nazionale in collaborazione con il Pontificio consiglio per la famiglia. «Il libro testimonia l’impegno sociale della categoria per la promozione del lavoro etico», afferma Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi dei consulenti del lavoro.

© Riproduzione riservata
Fonte: