di Giluiano Castagneto
L’ad Jean Pierre Mustier è super attivo. Dopo il collocamento dei pacchetti di Fineco e Pekao e la rivoluzione della prima linea del management, ora avanza l’idea della quotazione in borsa di Pioneer Investments, dopo che Unicredit ha annunciato ieri lo stop alle trattative con il Banco Santander , che avrebbero dovuto portare entro la fine di quest’anno alla fusione di Pioneer con il business delle gestioni della banca spagnola e i fondi Usa di private equity General Atlantic e Warburg Pincus. La soluzione ipo farebbe parte del nuovo piano industriale della banca, atteso per il quarto trimestre 2016.
Quanto potrebbe valere Pioneer? Il reddito operativo lordo dell’asset manager, grandezza utilizzata in genere per la valutazione degli asset manager, a fine 2015 era circa 311 milioni di euro. Applicando a questa cifra i multipli p/e sul reddito 2015 di Azimut , la sgr quotata più assimilabile a Pioneer, si ottiene una valutazione di circa 2,4 miliardi di euro. Credit Suisse ipotizza che in sede di ipo sia collocato sul mercato circa il 30%, che corrisponderebbe a circa 720 milioni.

Ma la giornata di ieri si è caratterizzata anche per il rincorrersi di voci e speculazioni circa ulteriori cessioni di asset che Mustier avrebbe in mente, oltre a un aumento di capitale di circa 5 miliardi di euro. Le cessioni includerebbero l’intera partecipazione, oggi del 41%, in Bank Pekao, il principale istituto di credito della Polonia, oltre a una non precisata quota di Fineco e a un portafoglio di non performing loan. I vertici di Piazza Gae Aulenti hanno rifiutato di commentare rumor di stampa, tuttavia la notizia, soprattutto quella dell’aumento di capitale, ha pesato molto sull’andamento a Piazza Affari del titolo, che ieri ha chiuso in calo del 4,1% a 2,15 euro, mentre anche la banca polacca, sulle speculazioni relative alla cessione, ha perso il 3%. Una situazione che ha spinto Unicredit a diffondere in serata il seguente comunicato: «In seguito a voci e congetture riportate da alcuni media in merito alla prossima revisione della strategia del gruppo – che hanno portato in data 27 luglio 2016 a movimenti inusuali del prezzo delle azioni di UniCredit , FinecoBank e Pekao – Unicredit chiederà alle autorità competenti di valutare se si siano verificate situazioni di abuso di mercato e, se lo riterrà necessario, si avvarrà di ogni strumento per assicurarsi che i suoi diritti e la sua reputazione siano tutelati».

Considerando l’attivismo di Mustier è comunque possibile che la vicenda Unicredit possa fornire altri colpi di scena, anche se va detto che la cessione di attività profittevoli da un lato regala punti in termini di patrimonio ma dall’altro ne fa perdere sul fronte dei ricavi e del conto economico.
Intanto gli analisti si sono esercitati ieri sulle mosse finalizzate al rafforzamento patrimoniale del gruppo. Il 41% di Pekao è facilmente valutabile: agli attuali corsi di mercato, Pekao capitalizza, al cambio o dello zloty contro l’euro, circa 7,4 miliardi di euro, per cui il 41% di Pekao varrebbe poco più di 3 miliardi di euro. Dal canto suo Finecobank capitalizza 3,3 miliardi; ipotizzando, come fanno i ricercatori di Credit Suisse, che Unicredit voglia cedere un altro 10%, il potenziale introito sarebbe di 345 milioni.

Il che porterebbe il totale poco sotto 3,5 miliardi di euro. Secondo gli analisti del Credit Suisse è verosimile un introito, inclusa l’ipo di Pioneer, di circa 4,2 miliardi di euro. Valore in linea con la stima riportata in precedenza. Uniti ai 4 miliardi di introiti dall’aumento di capitale ipotizzati dal Credit Suisse, la cifra totale dovrebbe consentire a Unicredit di aumentare di circa il 2,2% il rapporto Cet1 sugli asset ponderati per il rischio, superando quindi la soglia del 13%. Cosa che permetterebbe di assorbire l’impatto negativo, circa l’1,2%, sul capitale di una cessione di crediti deteriorati di 26 miliardi nominali di euro. (riproduzione riservata)
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