di Luca Gualtieri
Ci sarebbero solo le offerte vincolanti di Apollo e Lone Star sul tavolo del fondo di risoluzione per Banca Marche, Banca Etruria , Carife e Carichieti. Alla scadenza dei termini sarebbero insomma due i pretendenti delle good bank per cui Bruxelles ha imposto di trovare un acquirente entro settembre. L’apertura delle buste potrebbe avvenire già oggi, ma le indiscrezioni non suonano particolarmente incoraggianti. Sembra infatti che le cifre messe sul piatto dai fondi siano inferiori alle previsioni, tali insomma da determinare una doccia gelata per il sistema bancario. Basti ricordare che i proventi della cessione serviranno per rimborsare il prestito da 1,65 miliardi ancora in essere con Intesa Sanpaolo , Unicredit e Ubi e che la cifra mancante dovrà essere sborsata dal sistema. Il rischio, però, non è solo la minusvalenza in bilancio. Valutazioni più basse del previsto per istituti del tutto liberi dalle sofferenze potrebbero influenzare il mercato ed essere considerati un severo benchmark per il settore bancario italiano. Una notizia non particolarmente positiva alla vigilia degli stress test e con il ciclone Brexit alle spalle. Già nei mesi scorsi, peraltro, il presidente dell’Abi Antonio Patuelli aveva messo in guardia dal rischio di una svendita, una probabilità che ora appare quasi una certezza.

Ecco perché ai vertici delle banche si ragiona su soluzioni alternative alla vendita ai fondi. Se per esempio la gara venisse riaperta e non si optasse più per una cessione in blocco, alcune banche italiane potrebbero farsi avanti di nuovo. Sarebbe il caso della Popolare di Bari, che nei mesi scorsi aveva messo gli occhi sulla Cassa di risparmio di Chieti e che ancora oggi non ritratta il proprio interesse. Più complesso appare un intervento dello schema volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi sul quale comunque si starebbe ragionando. Se infatti il veicolo presieduto da Salvatore Maccarone scendesse in campo, dovrebbe proporre alle banche socie un aumento di capitale consistente, probabilmente vicino al miliardo. Dopo gli impegni degli ultimi mesi, compreso il fondo Atlante, il sistema potrebbe mostrarsi freddo verso un nuovo, cospicuo esborso di capitali anche se, dal punto di vista contabile, investire nel fondo volontario sarebbe più conveniente che farlo nel fondo di risoluzione. Nel primo caso, infatti, gli istituti dovrebbero iscrivere a bilancio una partecipazione, nel secondo una voce di costo. Al momento, comunque, l’eventuale intervento sulle good bank non sarebbe ancora stato discusso nelle sedi competenti. I prossimi appuntamenti in calendario sono l’assemblea del fondo di lunedì 25 e la riunione del consiglio di amministrazione prevista per lunedì primo agosto. Non si può escludere che l’argomento venga ufficialmente introdotto già in quelle sedi. (riproduzione riservata)

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