Pagina a cura di Luigi dell’Olio 

«Gli italiani hanno destinato alle polizze vita oltre 110 miliardi, l’ammontare più alto nella storia del nostro settore, con una crescita del 30% rispetto al 2013». Le dichiarazioni di Aldo Minucci, presidente dell’Ania (Associazione nazionale imprese assicuratrici), fatte alla presentazione del Rapporto 2014 del settore, offrono un’indicazione chiara della direzione che stanno prendendo molti risparmiatori italiani.

A fronte di titoli di Stato che offrono rendimenti risibili e di una situazione macro piena di incertezze, sia a livello nazionale sia internazionale, cresce l’interesse verso quei prodotti che offrono da una parte la prospettiva di rendimento e dall’altra garanzie contro gli imprevisti. Anche se spesso questo mix viene fornito a costi di spese commissionali elevati e di un’assunzione dei rischi non sempre chiara ai sottoscrittori.

Un unico nome, prodotti diversi. La polizza vita è un contratto tra l’assicurato e una compagnia, in virtù del quale il primo paga un premio alla seconda, che si impegna a liquidare al beneficiario un capitale in un’unica soluzione o attraverso una rendita periodica, al momento in cui si verifica un accadimento relativo alla vita dell’assicurato. Questo è il tratto comune perché, poi, sotto l’ombrello delle polizze vita si trovano prodotti molto diversi tra loro. Quelle di ramo I e di ramo V abbinano contenuti assicurativi e l’obiettivo di crescita del capitale, attraverso una gestione separata. Di solito questi offrono un rendimento minimo garantito e, per farlo, investono buona parte del portafoglio su strumenti finanziari a basso rischio, come le obbligazioni di emittenti a elevato rating.

Al contrario, le polizze di ramo III hanno un contenuto più finanziario: in particolare le index-linked investono prevalentemente in obbligazioni strutturate, mentre le unit linked in fondi comuni, che possono essere gestiti dalle stesse compagnie di assicurazione o da società specializzate. In termini numerici, le polizze vita tradizionali sono quelle più gettonate (premi per oltre 82 miliardi di euro lo scorso anno), ma le unit e index-linked sono quelle che hanno registrato il maggiore tasso di crescita (+40,8%). Merito della distribuzione, che spinge questi prodotti, in quanto più remunerativi, ma anche dei risparmiatori, che hanno alzato l’asticella del rischio per non rinunciare a ottenere rendimento.

In forte crescita vi sono anche le polizze multiramo, chiamate così perché investono contemporaneamente nelle gestioni separate e nelle unit linked. Due ambiti che ricadono sotto differenti autorità di vigilanza, con il risultato di una regolamentazione che presenta diversi buchi.

 

Quali rischi e opportunità. I rischi di investire nelle polizze vita a contenuto finanziario sono di vario tipo: dalla difficoltà per molti di comprendere cosa c’è davvero nel portafoglio che si acquista; quello di confidare in forme di tutela, che in realtà sono limitate; il dover fare i conti con commissioni mediamente elevati. Questo a fronte di vantaggi come le coperture che prodotti come i fondi o gli Etf non garantiscono. A favore delle polizze gioca anche la disciplina fiscale, che prevede il pagamento di tutte le imposte solo al riscatto o al decesso dell’assicurato. Inoltre minusvalenze e plusvalenze sui prodotti assicurativi possono essere sempre compensate, a fronte di una serie di limiti previsti per chi investe nei fondi e negli Etf.

Tirando le somme, la raccomandazione, che vale per tutte le tipologie di investimento, è di valutare con attenzione qualsiasi prodotto venga proposto.

Una scelta consapevole è il punto di partenza fondamentale per un investitore di medio-lungo periodo perché consente di lasciarsi travolgere dagli eventi e magari liquidare tutto alla prima correzione. Per il resto, le polizze possono trovare spazio in un portafoglio ben diversificato, con un’incidenza legata alle aspettative di rendimento dei singoli e agli altri titoli che si intende inserire in portafoglio.

 

Occhio ai mutui. Una categoria rilevante di polizze vita è costituita da quelle che a banca richiede al cliente di sottoscrivere nel momento in cui questo sottoscrivere un mutuo. La normativa stabilisce che gli istituti non possono più obbligare il mutuatario ad acquistare una polizza di cui sono allo stesso tempo venditori e beneficiari. Una pratica scorretta che ha portato nelle casse degli istituti di credito introiti notevoli in passato. Inoltre l’Isvap ha introdotto l’obbligo per banche e finanziarie di consegnare al cliente due preventivi di due compagnie assicurative che non hanno rapporti con la banca/finanziaria o col suo gruppo di appartenenza. Comunque, il cliente ha dieci giorni lavorativi per trovare la polizza sul mercato.

L’Ivass pubblica i prodotti disponibili sul suo sito (www.ivass.it) in una sezione ad hoc («polizze vita connesse a mutui immobiliari o a crediti al consumo»). Cosa che facilita la ricerca e il confronto, a tutto vantaggio della trasparenza.

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