di Anna Messia

Cominciano a muoversi gli azionisti della Banca d’Italia. Non si tratta ancora dei grandi gruppi bancari che hanno in pancia la maggioranza del capitale di Via Nazionale. Ma già si registra qualche passaggio di mano che promette di aprire le danze al riassetto delle quote e di far partire quel mercato delle partecipazione che il governo aveva in mente a fine 2013, quando decise di rivalutare il capitale a 7,5 miliardi, per sospendere l’Imu grazie alla tassazione straordinaria delle plusvalenze.

Tra gli azionisti interessati ad allentare la presa c’è infatti il colosso assicurativo tedesco Allianz, che detiene oggi 4 mila quote di Banca d’Italia corrispondenti all’1,3%. Una percentuale che non supera quindi la soglia del 3% che tutti i partecipanti al capitale dovranno rispettare entro il 2016. Evidentemente, però, la compagnia tedesca ha deciso di monetizzare parte della sua quota e, secondo quanto risulta a MF-MilanoFinanza, avrebbe già individuato un gruppetto di società interessate a subentrare nell’azionariato. Ora però la parola è passata all’istituto presieduto da Ignazio Visco che dovrà esprimere il suo consenso al passaggio di proprietà. «È una normale operazione di capitale, resteremo azionisti», dicono da Allianz, dove aggiungono di voler dimostrare che le azioni sono negoziabili e che esiste un prezzo di mercato, «in linea con le transazioni che altri investitori istituzionali stanno preparando. Avere e sviluppare un mercato per queste azioni è un elemento comune ad altri Paesi come la Svizzera», aggiungono.

Gli altri azionisti di peso, in particolare Intesa Sanpaolo, Unicredit e Generali Assicurazioni e che complessivamente detengono più del 60%, cominceranno invece a muoversi a fine anno. In attesa probabilmente di capire anche quale sarà la piattaforma tecnica di scambio utilizzata per rendere le quote più liquide in conseguenza dell’aumento degli azionisti. La discussione è aperta e tra le ipotesi sul tavolo ci sarebbe quella di negoziare le partecipazioni Bankitalia sul segmento e-mid, il mercato interbancario dei depositi, che potrà essere utilizzato dopo avere dematerializzato le quote. Un passaggio che renderebbe ancora più appetibile l’investimento in Via Nazionale agli occhi degli investitori istituzionali, che possono probabilmente già dirsi soddisfatti per quanto riguarda le cedole incassate. Quest’anno il consiglio superiore dell’istituto ha proposto un dividendo complessivo di 340 milioni a valere su un utile di 6 miliardi, contro i 6,9 miliardi del 2013. (riproduzione riservata)