Botta e risposta tra Exor e il gruppo Usa PartnerRe. Lunedì, Exor aveva annunciato un rilancio e una nuova proposta per acquisire il controllo del gruppo americano. Aveva assicurato la fusione con Exor nv, società che ha proposto l’offerta su PartnerRe, con questo ampliando la garanzia finanziaria del deal dalla patrimonializzazione della holding olandese, 300 mln, ai 15 mld di asset della casamadre quotata a Milano. Ieri, il cda del gruppo Usa ha risposto alla proposta di modifica dell’offerta di Exor.

La società di riassicurazione Usa ha ribadito che le modifiche non eliminano i rischi e le incertezze dell’offerta perché l’unica variazione materiale insiste sulla responsabilità di Exor verso le sue controllate. Il cda di PartnerRe ha sottolineato quindi che rimangono rischi significativi e inaccettabili. In merito a eventuali rischi regolatori, il board della società statunitense ritiene che le controllate dalla holding italiana non abbiano nessun diritto di forzare Exor a richiedere il permesso all’operazione presso le autorità competenti.

PartnerRe è convinta infatti che verrà attivato a livello regolatorio un procedimento per valutare i piani e le strategie della società guidata da John Elkann per la società di riassicurazione in base al portfolio della holding italiana. PartnerRe rileva inoltre che Exor non ha introdotto una «customary reverse termination fee», cioè delle consuetudinarie clausole di caparra. Di conseguenza, la società di riassicurazione considera gli impegni verbali di Exor insufficienti a completare il processo di aggregazione. Il cda americano, nel continuare a promuovere la fusione con Axis, ha ricordato infine come l’offerta di Exor sottovaluta la società.

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