di Carlo Giuro

Domanda. Ho sentito molto parlare di busta arancione? Di cosa si tratta?

Risposta. Il nome deriva da uno specifico documento inviato annualmente dagli anni 90 dalla Social Security svedese (la Svezia è stato assieme all’Italia il primo Paese europeo ad adottare il metodo di calcolo contributivo) a tutti i cittadini scandinavi in un caratteristico involucro di color arancio. Contiene la stima della pensione con il combinato disposto della previdenza complementare.

D. Perché in Italia se ne parla tanto e, soprattutto, da tanto tempo?

R. Perché la riforma Dini la aveva prevista già dal 1996. Si prevedeva infatti l’invio annuale ad ogni assicurato di un estratto conto che indicasse le contribuzioni effettuate, la progressione del montante contributivo e le notizie relative alla posizione assicurativa. L’introduzione del metodo di calcolo contributivo era infatti nelle intenzioni del legislatore fortemente connessa a una assunzione di responsabilità del cittadino che avrebbe potuto, entro i limiti fissati, decidere autonomamente la propria età pensionabile in modo razionale, sapendo che in un percorso di accumulazione un pensionamento dilazionato consente di accumulare un maggiore montante da convertire in rendita e a età pensionabili più elevate corrispondono coefficienti di trasformazione più favorevoli. Il prerequisito era però costituito dalla possibilità di essere adeguatamente informati attraverso l’estratto conto contributivo.

D. E non fu inviata invece?

R. Il progetto non arrivò mai a conclusione sia per difficoltà tecniche che per scelte politiche per non ingenerare un vero e proprio conflitto generazionale tant’è che il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha parlato recentemente di una vera e propria ignavia di Stato.

D. Ma nessuna delle tante riforme successive se ne è mai occupata più?

R. Il tema era stato ripreso dalla riforma Fornero che in maniera ancora più ambiziosa collegava la busta arancione al tema della educazione previdenziale. Il Governo Renzi ha poi inserito il tema nel Documento di Economia e Finanza del 2014. L’Inps nell’autunno scorso aveva poi avviato un test, denominato «Simula» attraverso l’invio di circa 10 mila mail a una serie di lavoratori individuati sulla base di coloro che avevano già nel recente passato utilizzato il codice Pin per accedere ai servizi online disponibili sul sito dell’Ente di previdenza obbligatorio. Tito Boeri ha poi posto la busta arancione come pilastro della azione della propria presidenza incentrata sul concetto di trasparenza nei confronti dei cittadini. Particolarmente eloquente quanto affermato nella propria lettera di insediamento, lo scorso 2 marzo

D. Perché, cosa si diceva?

R. Si tratta di una vera e propria dichiarazione d’intenti del proprio programma: «A coloro che ci affidano i risparmi di una vita intera, dobbiamo apparire come un grande salvadanaio che non c’è bisogno di rompere per vederne il contenuto, insomma un salvadanaio di vetro». Nella stessa direzione si inserisce anche l’attivazione sul sito di Inps a Porte aperte, sezione in cui vengono pubblicate informazioni che chiariscono le regole previste per la composizione e l’effettivo funzionamento dei maggiori fondi speciali gestiti dall’Istituto.

D. Ma quindi ora la busta arancione è una realtà?

R. Sì, dallo scorso mese di maggio. Si chiama La Mia Pensione. Sul sito dell’Inps è stato introdotto un banner nella home page dedicato proprio all’orange envelope sul quale vengono schematicamente descritte le caratteristiche dell’operazione ed è reso disponibile un video tutorial in cui Tito Boeri illustra al cittadino la valenza di una corretto bagaglio informativo in ambito previdenziale.

D. Quindi riceveremo una lettera a casa?

R. Nella realtà dei fatti il documento non è materiale, in forma cartacea, ma è rappresentata da uno strumento interattivo, consultabile sul web attraverso l’inserimento del Pin. Sono necessari poi almeno cinque anni di contributi. Verranno inviate dall’Ente previdenziale mail agli iscritti alle gestioni in possesso di Pin, mentre dopo l’estate dovrebbe aver luogo un percorso comunicativo più tradizionale esortando i cittadini a chiedere e utilizzare il proprio Pin personale. Sarà possibile in ogni modo anche rivolgendosi a una sede territoriale dell’Inps.

D. I lavoratori sono tutti abilitati?

R. Il progetto prevede un’attivazione a tappe. L’obiettivo è raggiungere entro la fine dell’anno quasi 18 milioni di lavoratori. Sono interessati dall’1 maggio scorso i lavoratori con contribuzione versata al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, alle Gestioni Speciali dei Lavoratori Autonomi (Artigiani e Commercianti, Coltivatori diretti, coloni e mezzadri), e alla Gestione separata al di sotto dei 40 anni, dal 1° giugno, i lavoratori sotto i 50 anni e dal 1° luglio, tutti i lavoratori sopra i 50 anni. Dal 2016, il servizio sarà disponibile anche per i dipendenti pubblici e per i lavoratori con contribuzione versata agli altri Fondi e Gestioni amministrate dall’Inps.

D. Cosa si può fare con La Mia Pensione?

R. È possibile simulare quello che potrebbe essere il trattamento previdenziale che presumibilmente potrebbe percepirsi al pensionamento.

D. Quali sono le ipotesi sottostanti alla simulazione ?

R. I tre pilastri su cui si fonda il calcolo sono rappresentati, precisa l’Inps, dall’età, dalla storia lavorativa e dalla retribuzione/reddito.

D. Quale può essere l’utilità della busta arancione?

R. Ha sicuramente un grande valenza informativa ed educativa. Pur se da considerarsi con il beneficio d’inventario in considerazione di una serie di rischi (in particolare rischio politico, vale a dire possibilità che cambi la normativa, e rischio economico, ovvero l’eventualità di un andamento del Pil che si discosti dalle ipotesi utilizzate dall’Inps), lo strumento dovrebbe contribuire in maniera considerevole a diradare la nebbia cognitiva che permea il cittadino come dimostrato anche recentemente da uno studio presentato all’Università di Modena secondo cui vi è una sottostima dell’importo reale che si percepirà. In ottica di pianificazione previdenziale è sicuramente di grande utilità poi la possibilità conferita all’utente di confrontare diversi scenari con differenti simulazioni. Si può infatti modificare la retribuzione dell’anno in corso e l’andamento percentuale annuo, per verificare come retribuzioni diverse possano incidere sull’importo della futura pensione, la data di pensionamento, per stimare l’effetto economico di un posticipo e una combinazione delle due variabili retribuzione e data di pensionamento.

D. Ci sono altre considerazioni?

R. La Mia Pensione può fornire anche un forte contributivo percettivo. L’esigenza previdenziale costituisce infatti nella psicologia del risparmiatore un bisogno molto di là da venire e quindi da rinviare in quanto a soddisfazione. Il trasporre il futuro in un esempio numerico attuale può contribuire a rimuovere il dubbio cognitivo rappresentato dalla sindrome del ritardo, consentendo al cittadino di simulare un vero e proprio viaggio nel tempo. Il concetto chiave che si vuole trasmettere, così come sottolineato da Tito Boeri, anche per combattere il fenomeno della evasione contributiva, è poi che i contributi previdenziali non sono prelievi, ma consumo differito, rinviato a quando non saremo più in condizione di ottenere un reddito lavorando.

D. Considerando l’importanza prospettica della previdenza complementare, esistono strumenti simili alla busta arancione?

R. La normativa in materia di previdenza complementare prevede da molti anni un documento ad hoc, il Progetto Esemplificativo Personalizzato, che viene inviato con le comunicazioni annuali entro il mese di marzo. È una proiezione documentale che, sulla base di ipotesi di laboratorio rappresenta l’importo del montante accumulato e della prestazione attesa, sulla base delle caratteristiche della linea del fondo pensione al quale si aderisca e dei dati anagrafici e professionali del lavoratore. (riproduzione riservata)