di Gloria Grigolon 

Ecoreati nuovamente in crescita nel 2014, con un una media di circa 80 casi attestati al giorno e un fatturato criminale salito di 7 miliardi di euro rispetto al 2013. I dati presentati ieri da Legambiente nel rapporto Ecomafia 2015 hanno mostrato come il fenomeno degli ecoreati, che da quest’anno saranno regolamentati da apposita legge del codice penale (legge n. 68 del 22 maggio 2015), non abbia accennato ad arrestarsi nel corso del passato esercizio, totalizzando circa 22 miliardi di «incasso», cui ha largamente contribuito il settore agroalimentare, con un fatturato che da solo ha superato i 4,3 miliardi di euro. Dei 29.293 reati accertati in totale, le somme illecite relative agli ecoreati sono passate dai15 miliardi del 2013 ai 22 del 2014, con una crescita del 3,3% delle denunce presentate; in calo invece gli arresti, scesi del 13% a 139 casi. Come già rilevato negli esercizi passati, l’incidenza criminale nelle quattro regioni del sud Italia tradizionalmente a maggiore presenza mafiosa non si sono smentite, con la Puglia in pole position col 15,4% delle infrazioni accertate, seguita dalla Sicilia (13%), dalla Calabria (in quarta posizione col 9,3% dei casi) e la Campania, la quale ha lasciato il triste primato di maglia nera ottenuto nel 2013, diminuendo del 21% il numero dei reati locali; Napoli si conferma tuttavia seconda provincia italiana per maggior numero di illeciti (1.647) seguita da Salerno (1.090). A tali quattro aree viene imputato più della metà del numero totale di infrazioni commesse in Italia, con 14.736 casi. «L’ecomafia è sempre lo stesso mostro che continua a mordere il paese e a ucciderne la bellezza», ha denunciato a proposito Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania commentando i risultati del rapporto Ecomafie 2015.

«Quella del 2015 è una data straordinaria» ha dichiarato invece la direttrice nazionale di Legambiente, Rossella Muroni. Il 2015 sarà infatti «l’anno della legge che introduce nel codice penale uno specifico Titolo dedicato ai delitti contro l’ambiente, che punisce chi vuole fare profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi». Tale misura sarà «uno strumento fondamentale» ha quindi aggiunto Buonuomo «per combattere anche quella zona grigia dove impera la corruzione che è diventata il principale nemico dell’ambiente a causa delle troppe amministrazioni colluse, degli appalti pilotati, degli amministratori disonesti e della gestione delle emergenze che consentono di aggirare regole e appalti trasparenti».

Opinioni condivise, queste, dal ministro della giustizia Andrea Orlando, il quale è intervenuto alla presentazione del rapporto Ecomafia, sostenendo come sia importante il lavoro di «contrasto alle agromafie, da inserire accanto agli strumenti per i delitti ambientali».

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