di Anna Messia

Tra minibond e cartolarizzazioni, le assicurazioni hanno già investito sulle imprese italiane 12 miliardi. Ma per liberare l’intero potenziale, che secondo quanto dichiarato dall’Ivass qualche giorno fa ammonterebbe a 60 miliardi, le compagnie hanno fissato tre condizioni. Per «un più ampio intervento degli assicuratori in questo campo», alla luce anche delle iniziative europee previste dal piano Junker, c’è bisogno di «risolvere tre importanti questioni», ha detto ieri il presidente dell’Ania, Aldo Minucci, durante la relazione annuale dell’associazione.

Considerando che gli investimenti delle compagnie «sono spesso in contropartita di garanzie di rendimento o di restituzione del capitale (a favore dei clienti, ndr)», sarebbe opportuno prevedere «garanzie da istituzioni pubbliche o private, in modo da ridurre l’esposizione al rischio default», ha dichiarato Minucci. Non solo. «Occorre che gli investimenti di lungo termine, come le opere infrastrutturali, non siamo penalizzate delle nuove regole di Solvency II in termini di capitale richiesto», ha aggiunto. E sul piano fiscale servirebbe «rendere gli investimenti di lungo termine appetibili per i risparmiatori».

Una ricetta che, secondo Minucci, consentirebbe alle assicurazioni di avere un ruolo importate nel finanziamento alle imprese e all’economia italiane e allo stesso tempo permetterebbe alle compagnie di diversificare gli investimenti, che nel 2014 hanno raggiunto complessivamente 620 miliardi, con una crescita del 12% rispetto all’anno precedente. I bassi tassi d’interesse, che mettono a rischio le gestioni e i rendimenti delle compagnie, richiedono necessariamente una maggiore diversificazione degli attivi. In ogni caso il 2014 è stata un’ottima annata per il settore: l’utile complessivo 2014 è stato di circa 6 miliardi, di cui 3,5 miliardi relativi al Vita e 2,5 al Danni, mentre la redditività del capitale, pari al 10%, è tornata al livelli europei. E sempre l’anno scorso la raccolta Vita ha raggiunto 110 miliardi, il dato più alto nella storia del settore. Mentre per il 2015, secondo le stime Ania, i premi totali delle compagnie assicurative in Italia dovrebbero sfiorare i 156 miliardi, con un’ulteriore aumento del 12% nel Vita e un calo dell’1,9% nel Danni.

Restano tante però le sfide aperte per il settore, come sottolineato da Minucci. A partire dal segmento della previdenza complementare, nell’ambito del quale le compagnie di assicurazione sono pronte a cogliere l’opportunità di utilizzare il contributo del datore di lavoro anche per i loro prodotti, prevista del decreto Concorrenza. Ma anche nel comparto della Sanità e per la copertura delle catastrofi naturali, con l’Ania che si è fatta promotrice di una riforma per la diffusione di questo tipo di polizze, che sarebbe utile a tagliare la spesa dello Stato per l’indennizzo di danni catastrofali, pari a 3 miliardi l’anno. Positivo il giudizio di Minucci sulla riforma Rc Auto, all’esame del Parlamento, anche se servirebbe anche approvare le tabelle sul danno biologico, che il settore aspetta da anni e che servirebbero a dare certezza ai risarcimenti aggiungendo un contributo importante al taglio delle tariffe. A proposito del costo delle polizze Rc Auto, ieri il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, intervenuta all’assemblea, ha detto di attendersi che i premi continuino a calare e che «gli sconti per i consumatori che accettano le clausole disciplinate dal ddl Concorrenza siano significativi». Il presidente dell’Ivass e direttore generale della Banca d’Italia Salvatore Rossi ha ricordato invece gli interventi realizzati dall’authority nel 2014 a favore dei consumatori: dal faro acceso con l’Antitrust sulle polizze vendute in abbinata assieme ad altri prodotti, allo stop importo ad alcune compagnie «esterovestite», create da italiani in Romania per aggirare i controlli. (riproduzione riservata)