di Benedetta Pacelli  

Resta nel pantano il regolamento sulla responsabilità civile e professionale dei medici. E con il concreto rischio di un ennesimo rinvio dietro l’angolo. Non solo, infatti, del provvedimento in questione si sono perse le tracce, ma secondo le indiscrezioni anche se fosse approvato nei termini previsti dalla legge, cioè il prossimo 14 agosto, sarebbe in ogni caso monco. Visto che a mancare sarebbe uno dei principi cardini per cui è stato pensato: un fondo rischi sanitari a cui potranno attingere tutti i medici che non sono in grado di trovare una copertura sostenibile sul mercato.

L’ obiettivo principale di questo regolamento, attuativo della legge Balduzzi (158/2012), era quello di disciplinare quei requisiti minimi cui dovranno ispirarsi i contratti assicurativi per garantire il rischio di esercizio dell’attività medica e sanitaria. Ma è soprattutto una la novità attorno alla quale ruota il regolamento: la creazione di un Fondo rischi sanitari, pensato per garantire idonee coperture assicurative per chi opera nelle cosiddette aree a rischio, non tanto per il numero di incidenti quanto per l’onerosità dei risarcimenti per singolo sinistro, (ginecologia, chirurgia, ortopedia e anestesia), più di altre sottoposte a premi elevatissimi da parte delle compagnie assicurative. La Balduzzi prevedeva che questo fondo fosse finanziato in parte dai professionisti che ne richiede l’intervento e in parte dalle imprese di assicurazione che esercitano il ramo della responsabilità civile sanitaria nella misura massima del 4% della raccolta premi della Rc sanità dell’anno precedente. E qui arrivano i primi nodi.

«Il problema», conferma a ItaliaOggi Luigi Conte della Fnomceo (Federazione dei medici e degli odontoiatri), «è che per ora, calcoli alla mano, si è parlato di uno stanziamento pari a 20 milioni di euro, assolutamente inadeguato a garantire la copertura assicurativa a quei medici che non la trovano sul mercato».

Non solo, perché è l’entrata in vigore stessa del fondo ad essere messa in discussione. Secondo alcune indiscrezioni, infatti, la Consap, che dice la Balduzzi, è chiamata alla gestione e all’amministrazione del Fondo sotto la vigilanza del Ministero dello sviluppo economico e della salute, non sarebbe pronta per la sua operatività concreta prima di nove mesi o un anno. «Ormai», aggiunge Conte, «i tempi sono così stretti che lo slittamento di cui si parla anche se non ancora ufficialmente è l’unica soluzione, anche per aver quel tempo necessario affinché tutti i professionisti si possano adeguare».

C’è poi il tema della retroattività e della postuma: al tavolo tecnico al ministero della salute (partecipato da rappresentanti dei professionisti, delle compagnie di assicurazione e delle Regioni) che ha predisposto la bozza di regolamento aveva prevalso in un primo momento la linea della federazione dei medici che ha chiesto una copertura pregressa e una postuma decennale. Le compagnie, rappresentate dall’Ania cercano invece di frenare su questo punto, proponendo polizze a retroattività zero. Tra le poche certezze invece l’ambito di applicazione modificato secondo i principi contenuti nel «Pacchetto salute» approvato dal consiglio dei ministri di metà giungo. Il regolamento, infatti, come prevedeva quel provvedimento, ha escluso dall’obbligo i medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale, prima ricompresi, che avranno solo la facoltà e non l’obbligo di dotarsi di una polizza.

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