di Roberta Castellarin

Da oggi scatta l’inasprimento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 26%, con l’eccezione dei titoli di Stato e dei buoni fruttiferi postali, la cui aliquota rimarrà al 12,5%, e dei fondi pensione, che però subiscono un ritocco all’insù dall’11 all’11,5%. Un cambiamento non di poco conto, che mette a dura prova intermediari e risparmiatori, i quali, come in occasione del precedente incremento varato a inizio 2012 dal governo Monti che aumentò l’aliquota dal 12,5 al 20%, devono decidere ora le mosse da compiere sul fronte dell’affrancamento. «La gestione del cambiamento di aliquota», ha ricordato Olivia Zonca, responsabile dell’area fiscalità finanziaria di Bnp ParibasSecurities Services, «è questione estremamente complessa e i back office delle banche stanno lavorando a pieno ritmo per rispettare i tempi. 
ltre ad adeguare le procedure occorre informare la clientela circa la possibilità di affrancare i capital gain maturati sugli strumenti finanziari detenuti su un certo conto titoli alla data del 30 giugno. In questo caso il contribuente può scegliere di assicurarsi la tassazione al 20% pagando, senza vendere i titoli, un’imposta sostitutiva sulla plusvalenza latente ai valori di borsa del 30 giugno, con l’effetto che solo i proventi realizzati dopo tale data saranno tassati al 26%». Tale soluzione però non è adatta a tutti i casi. «Ogni situazione», ha aggiunto Zonca, «va attentamente vagliata con l’aiuto dell’intermediario perché le variabili da considerare sono tante. Si pensi per esempio alla presenza di eventuali minusvalenze non ancora utilizzate sul proprio dossier titoli, che possono quindi essere spese per ridurre il valore della plusvalenza latente da tassare al 20%, eventualmente richiedendo questa informazione alla propria banca. Il cliente deve però anche considerare che per essere effettiva la procedura di affrancamento prevede la messa a disposizione dell’intermediario della provvista per versare le imposte sulle plusvalenze latenti».

Il nuovo regime non è indolore neanche per gli intermediari. «Al problema dei tempi ristretti per adeguare le procedure», ha spiegato Zonca, «si somma anche la difficoltà di gestire un regime transitorio complesso, in particolare con riguardo alla speciale procedura di cambiamento di aliquota per le quote dei fondi comuni di investimento, per i quali opera una sorta di affrancamento automatico (i plusvalori maturati al 30 giugno continueranno a essere tassati al 20% anche se realizzati dopo tale data). Su questo delicato punto è intervenuta lo scorso 27 giugno l’Agenzia delle Entrate con la circolare n. 19/E».

 

Sempre oggi intanto entrano in vigore anche gli adempimenti previsti in capo alle istituzioni finanziarie dalla disciplina prevista dal Foreign Account Tax Compliance Act (Fatca), la normativa statunitense volta a contrastare l’evasione fiscale dei cittadini e residenti statunitensi mediante conti in istituzioni finanziarie operanti fuori dal territorio americano. L’Italia, come altri Paesi, per ridurre al minimo gli oneri gravanti sulle proprie istituzioni finanziarie per adeguarsi alla disciplina Fatca e per assicurare una reciprocità nello scambio di informazioni ha stipulato con gli Stati Uniti un accordo intergovernativo in base al quale gli intermediari residenti in Italia si faranno carico di determinati adempimenti nei confronti della propria amministrazione fiscale. Il Fisco italiano poi provvederà a inviare le informazioni richieste alle autorità statunitensi. (riproduzione riservata)