di Simona D’Alessio  

 

L’Enpam si mette a dieta: un massimo di 17 (non più 27) membri del consiglio di amministrazione, con l’obbligo di un 20% di «quote rosa». E una riduzione delle diarie e dei gettoni di presenza degli organi collegiali, per dare «un segnale», dichiara il vice presidente vicario Giampiero Malagnino, «che, oltretutto, va a favore dei giovani». Ondata di novità nell’ente previdenziale di medici e odontoiatri (354.993 iscritti attivi e 95.426 pensionati nel 2013), che si dota di un nuovo Statuto che, per entrare in vigore, dovrà ricevere l’assenso dei ministeri vigilanti (economia, welfare e salute). Se, infatti, da un lato vengono tagliate le spese con l’abolizione, ad esempio, del comitato esecutivo, dall’altro ci si apre sempre più alle istanze dei camici bianchi, giacché è previsto che i contribuenti possano votare propri incaricati nel parlamentino della cassa (compreso un delegato della categoria dei dentisti) affinché, afferma il presidente Alberto Oliveti, «possano sentirsi ancora più rappresentati».

Spazio, poi, a una serie di «paletti» sui requisiti di moralità e per l’accesso alle informazioni: saranno ineleggibili non più soltanto i condannati in via definitiva, ma anche chi patteggia per reati economici, contro la fede pubblica, o contro la pubblica amministrazione. E, inoltre, fedele al principio della massima trasparenza, il testo approvato a larghissima maggioranza (86 sì e 2 astenuti) affronta anche la delicata questione della gestione economica, esplicitando il principio della prudenza e stabilendo che gli investimenti siano fatti secondo modelli procedurali; al tal proposito, vengono elencate in maniera più dettagliata le forme di investimento ammesse, e si limita così la discrezionalità del consiglio di amministrazione nell’operare scelte di destinazione delle risorse dell’ente. I vertici dell’Enpam, infine, prima ancora dell’entrata in vigore delle nuove regole, rivedono al ribasso (-20%) gli importi degli organi collegiali, imponendo anche un tetto ai rimborsi spese; tali compensi, fa sapere l’istituto pensionistico, erano stati stabiliti nel 2005, e mai adeguati all’inflazione, ma nel 2011 gli attuali organismi avevano già provveduto a far calare del 10% indennità di carica e gettoni di presenza.