di Anna Messia
e Andrea Pira

Le assicurazioni non diventeranno banche. E se vorranno concedere credito lo dovranno fare rigorosamente a fianco di un istituto bancario. Non solo. Il finanziamento diretto alle imprese sarà una prerogativa delle compagnie più grandi, mentre per le assicurazioni più piccole non resterà che la sottoscrizione di fondi di credito o di cartolarizzazione, in grado di offrire una maggiore diversificazione del rischio. A chiarire i primi aspetti applicativi della norma contenuta nel decreto Competitività che ha aperto al credito diretto delle compagnie di assicurazione sono state ieri la Banca d’Italia e l’Ivass, chiamate in audizione al Senato per il lavoro di conversione. L’istituto di controllo assicurativo guidato da Salvatore Rossi ha posto in particolare l’accento sulla necessità che le compagnie lavorino a fianco delle banche nella concessione del credito, come previsto del resto dal decreto. «L’istituto ritiene importante che il coinvolgimento attivo di una banca e il mantenimento di un significativo interesse economico siano conservati», ha dichiarato Fausto Parente in rappresentanza dell’Istituto di vigilanza delle assicurazioni, rispondendo così indirettamente al presidente dell’Ania, Aldo Minucci, che qualche giorno fa aveva chiesto che le assicurazioni potessero muoversi da sole. Inoltre l’Ivass auspica che le imprese dotate di minori competenze e risorse da dedicare alla valutazione a al monitoraggio dei rischi facciano finanziamenti «in maniera indiretta», tramite fondi di credito e cartolarizzazioni. Controllo e gestione del rischio per evitare ricadute sulla solvibilità e la stabilità del settore, e quindi perdite per gli assicurati, sono insomma le parole che accomunano Ivass e Bankitalia. In Italia, ha sottolineato Giorgio Gobbi, del servizio stabilità finanziaria di Via Nazionale, le assicurazioni dovranno inoltre iniziare a concedere credito dalle imprese di medie e grandi dimensioni, ossia quelle per cui anche per i non bancari è più facile valutare adeguatamente i rischi. Dal canto suo Bankitalia ha alzato poi l’attenzione su possibili rischi di arbitraggi regolamentari. Un’eventualità che potrebbe interessare i conglomerati assicurativo-bancari, su cui già si era espressa l’Abi, chiedendo uguali regole per gli istituti di credito e le compagnie. Il rischio potrebbe essere per esempio lo spostamento di un credito dalla banca all’assicurazione in caso di vantaggi contabili o di bilancio. Le nuove regole di Solvency 2 delle assicurazioni «contribuiranno a colmare le differenze normative tra i due settori», ma partiranno soltanto a gennaio 2016, mentre i nuovi finanziamenti dovrebbero partire prima. (riproduzione riservata)