di Simona D’Alessio  

 

Oltre 50 mila incidenti sul lavoro in meno nell’arco di un anno (dal 2012 al 2013), passati da 499.638 a 449.212: una «dinamica positiva», secondo il ministro del welfare Giuliano Poletti, anche al netto della crisi economica e occupazionale che affligge l’Italia. Escalation, invece, delle denunce di malattie professionali (+47% dal 2009) e, a fronte di 23.677 aziende ispezionate, l’87,65% presentavano delle irregolarità. È lo scenario raffigurato nella Relazione dell’Inail, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, illustrata ieri a Montecitorio dal presidente Massimo De Felice, che ha evidenziato come gli incassi siano stati nel 2013 pari a 10 miliardi e 111 milioni di euro, con un decremento di quasi il 5% delle entrate contributive rispetto al 2012, e le uscite di competenza abbiano raggiunto la soglia dei 9 miliardi e mezzo. Al 31 dicembre scorso, più del 18% degli infortuni riconosciuti è capitato all’esterno dell’azienda, ovvero a bordo di un mezzo di trasporto, oppure «in itinere» (durante il percorso fra l’abitazione ed il luogo in cui si svolge l’attività), tuttavia la medesima percentuale aumenta fino a quasi il 57% nel caso degli incidenti con finale tragico; sul complesso di 1.175 denunce di «morti bianche» (nel 2012 erano state 1.331), l’Inail ne ha accertate 660, di cui 376 verificatesi fuori dalla sede lavorativa.

Colpisce l’incremento dei danni alla salute segnalati dai dipendenti, poiché nel 2013 sono state denunciate 51 mila 839 patologie contratte, 5 mila 556 in più rispetto alle 46 mila 283 dell’anno precedente e, puntualizza De Felice, «riguardano le malattie e non le persone ammalate, che sono circa 39 mila 300, al 41,9% delle quali è stata riconosciuta la causa professionale»; i deceduti nel 2013 sono stati invece 1.475 (quasi il 33% in meno al confronto con il 2009), di cui 376 per patologie asbesto-correlate (derivanti da esposizione all’amianto).