di Adriano Bonafede

A Est. Tailandia, Indonesia, Vietnam, oltre che Cina. Questi i principali piani di sviluppo pensati da Mario Greco per le Generali nei prossimi anni. Piani che vedranno anche l’ulteriore rafforzamento nell’Europa centro-orientale con il già programmato riacquisto dell’ultima tranche del 24 per cento di Gph holding in mano alla Ppf di Petr Kellner, ex azionista di Generali. Raggiunti in anticipo i target di dismissioni del piano industriale triennale che terminerà a fine 2015, ora l’amministratore delegato del Leone di Trieste affina la strategia per la crescita futura. A l di là dei piani e degli annunci ufficiali, Greco ha in tasca anche qualche carta di riserva per incrementare la liquidità e ricavare fondi per possibili acquisizioni. Certo, non tutto è stato fatto, anche se la recente vendita di Bsi a Btg Pactual per 1,2 miliardi ha permesso quantomeno di chiudere la lunga scia di cessioni dopo quelle del 12 per cento di Banca Generali (di cui conserva comunque la maggioranza assoluta), di Migdal, di Fata e delle attività in Usa e Messico per un totale di 3,7 miliardi di euro. Archiviate le vendite, viene adesso per Greco la sfida più difficile: quella di rilanciare Generali. Sfida ancora più impegnativa perché da tempo immemorabile i principali azionisti di Generali non hanno alcuna intenzione – a cominciare da Mediobanca – di mettere mano al portafoglio per eventuali aumenti di capitale. Anzi, si aspettano al contrario un recupero del prezzo di Borsa che, dopo essere cresciuto molto nell’anno e mezzo successivo all’arrivo del nuovo amministratore delegato, nell’ultimo anno non ha brillato, con un modesto più 7,17 per cento (mentre negli ultimi sei mesi è sceso dell’11,18 per cento). Certo, non si può attribuire all’azione di Greco questo arretramento. È infatti tutto il settore assicurativo europeo a soffrire negli ultimi tempi per due ragioni: i bassi tassi d’interesse, che penalizzano il business vita comprimendo e riducendo i profitti attesi delle compagnie; e le catastrofi naturali – leggi inondazioni – che il cambiamento climatico rende sempre più frequenti in Europa e che dovrebbero impattare sui conti del secondo trimestre dei big del settore, Generali compresa. Insomma, se la fortuna aiuta gli audaci, Greco è stato sicuramente coraggioso e determinato ma non è stato per ora baciato dalla dea bendata. La vendita degli asset ha comunque messo in sicurezza i conti del Leone. I soldi arrivati sono stati infatti impiegati per ridurre l’indebitamento (che comunque permane tuttora più elevato rispetto ai peersAllianz e Axa) e per alzare i ratiospatrimoniali (anche questi più bassi dei concorrenti diretti). In particolare, la sola cessione di Bsi ha fatto aumentare di circa 9 punti il parametro di Solvency 1, che ha raggiunto quota 160: indubbiamente il miglior risultato tangibile della gestione Greco. La cessione di Bsi ha avuto anche il plauso di Moody’s, che ha riconosciuto che “la transazione libera liquidità, decisione che migliorerà ulteriormente la posizione di leva di Generali e la copertura degli utili”. La cessione di Bsi è arrivata anche insieme a una buona notizia sul fronte azionario: secondo l’update “Emea insurance short interest” di Bloomberg, le posizioni “short” su Generali sono cadute del 54,6 per cento rispetto ai passati mesi. Nell’ultimo anno, infatti, a svolgere un’azione negativa sui valori dell’azione erano le posizioni ribassiste, in particolare la Cassa Depositi e Prestiti ha venduto a poco a poco il 2,5 per cento del Leone, mentre l’ulteriore 1,9 per cento è stato ceduto nei giorni scorsi. La fine delle vendite dovrebbe ridare fiato, in prospettiva, al titolo in Borsa. Le cessioni hanno anche permesso all’amministratore delegato di andare nella direzione richiesta dagli azionisti, ovvero verso la concentrazione negli asset core, con l’eliminazione delle attività non assicurative. Insomma oggi più di prima Generali è concentrata sul solo settore assicurativo. Dove diventa importante l’oscuro lavoro di razionalizzazione e riorganizzazione, che dovrebbe dare 1 miliardo di risparmi da qui al 2016. Il progetto di “procurement” (acquisto di beni e servizi, che sarà centralizzato) è la principale delle nove azioni lanciate dal progetto Opex guidato dal Coo Schildknecht. L’obiettivo è ottenere da questo segmento 450 milioni di risparmi. Altri risparmi saranno possibili con il decollo di Generali Infrastructure Service, la società che fornisce i servizi It a livello globale (finora l’infrastruttura tecnologica del gruppo era frammentata in mille rivoli). Mentre la nascita di una nuova società di gestione di diritto lussemburghese, Generali Investments Luxembourg, permetterà di far crescere il business del risparmio gestito per clienti terzi. Ma il grosso dei futuri profitti non potrà che arrivare dall’espansione per linee esterne. In Europa – salvo quella dell’Est – il business è abbastanza statico. Bisogna dunque cercare aree a più rapida crescita. In questo contesto l’Asia, che ora viene preferita a zone quali il Brasile, dove si è visto che è meno facile entrare e consolidare una posizione, avrà una posizione di rilievo. In Tailandia Generali ha rilevato da Kuok Group il 40% della holding Generali Asia (di cui aveva già il 60), per un controvalore complessivo di 40 milioni di euro. In Indonesia la compagnia italiana è impegnata in un significativo piano di crescita attraverso l’espansione della sua rete agenziale e nuovi accordi di bancassurance con i principali istituti operanti nel Paese. In questo ambito, a fine 2013 il gruppo ha siglato un accordo con Bank Victoria International Tbk per il lancio di prodotti di bancassurance e di investimento. In Vietnam il Leone ha deciso di investire per rendere Generali Vietnam uno dei migliori assicuratori vita del Paese. A proposito del Vietnam non bisogna dimenticare che nei mesi scorsi Ernst & Young ha pubblicato un rapporto dove emerge come questo sia uno dei mercati asiatici che crescono più rapidamente. Per trovare nuove risorse per finanziare la crescita, Greco potrebbe uscire da molti fondi di private equity dove era entrato il suo predecessore Giovanni Perissinotto. Quando arrivò alla guida di Generali, le partecipazioni in vari fondi, gestiti da Dea Capital a Clessidra, da Palladio a Finint a Rhone Capital ammontavano dai 4 ai 6 miliardi. Da allora ad oggi Greco è uscito da molti di questi fondi entrando in altri, molto più performanti, alcuni proprio in Estremo Oriente. E continuerà a farlo liberando nuove risorse che potranno essere utilizzate per ulteriori acquisizioni. Per quanto riguarda le valutazioni degli analisti, per il momento sono prevalenti le raccomandazioni “hold” (tenere), che ammontano al 36,1 per cento, mentre i “buy” (acquistare sono il 30,6 per cento. I “sell” (vendere) costituiscono ancora un terzo del totale (33,3 per cento). L’amministratore delegato delle Generali Mario Greco Qui sopra, la sede delle Generali Nel grafico, il titolo a Piazza Affari