di Chiara Cantoni

Casa dolce casa. Con l’avanzare dell’età, potrebbe non essere così. Patologie croniche o limiti funzionali lesivi dell’autonomia personale rischiano di trasformare l’abitazione in un luogo ostile, fatto di ostacoli e barriere. Parola d’ordine, adattare l’ambiente domestico ai nuovi bisogni di fruibilità che derivano da una longevità diffusa. «Con le loro peculiari esigenze, gli anziani alimentano una nuova domanda di soluzioni hi-tech, per la casa e non solo», dice Paolo Dario, direttore dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. «Parliamo di tecnologie già ampiamente disponibili, grazie al rapido sviluppo delle infrastrutture di rete, del mobile e del cloud computing. Basti pensare all’internet of things e ai Mems, sensori intelligenti integrati negli oggetti d’uso comune, che consentono ai dispositivi di interagire ed essere sempre connessi al web». Dalle auto con funzionalità «driverless» e automated parking, ai dispositivi indossabili, capaci di misurare parametri vitali, dall’impianto domotico agli elettrodomestici smart, integrati e comunicanti fra loro, le applicazioni sono infinite. Un mercato che in Italia vale 900 milioni di euro (+11% nel 2013) per ben 6 milioni di oggetti connessi. «In un Paese che invecchia rapidamente, l’Ambient Assisted Living, l’insieme di tecnologie destinate a rendere intelligente e cooperativo l’ambiente domestico, efficaci nel sostenere la vita indipendente, fornire maggiore sicurezza e semplificare le attività quotidiane, è una via obbligata; spesso, una realtà».

LAK, per esempio, è un progetto di ricerca co-finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia e promosso da un gruppo di aziende guidate da Snaidero, per integrare nuove soluzioni domotiche e servizi a distanza nella cucina del futuro, più sicura, confortevole ed energeticamente sostenibile per migliorare la qualità di vita, specialmente di anziani e soggetti con disabilità cognitiva lieve. Omniacare di eResult, invece, è un sistema integrato di assistenza e monitoraggio, che attraverso tv interattiva, smartphone, tablet e alcune cellule installate in casa, ricorda di assumere i farmaci all’ora giusta, rileva fuoriscite di gas, offre un sistema diagnostico controllabile da remoto e un software di utilità per ordinare la spesa o le medicine da casa. La Regione Marche, infine, ha inaugurato un prototipo di «casa intelligente», finanziato dal Governo e dall’Europa, che non solo consente l’accesso a servizi di telemedicina e teleassistenza, ma integra domotica di base, monitoraggio delle attività quotidiane basato sulle interazioni rilevate da smart objects, sensori ambientali e indossabili. «Più complessa e costosa, la robotica assistiva avrà bisogno di tempo per una diffusione di massa. Ma succederà», assicura Dario. Nel frattempo, si sperimenta. Il progetto GiraffPluss, finanziato dalla Comunità europea, mira a sviluppare un sistema integrato che combina diversi sensori ambientali e fisiologici con un robot di telepresenza: già testato in sei case reali, due in Italia, consente di monitorare più persone, analizzando i dati raccolti a ciclo continuo, e di comunicare regolarmente con l’anziano tramite il robot.

Gli strumenti ci sono, vanno messi a sistema: «Installarli in casa non basta, bisogna gestirli, con regole e servizi di rete per il monitoraggio da remoto», dice Dario. «Oggi il futuro non è di chi produce la tecnologia, largamente disponibile con la globalizzazione, ma di chi la sa valorizzare, offrendo i servizi migliori. Abbiamo in casa il primo produttore di Mems al mondo, STMicroelectronics: servono volontà e una pianificazione programmatica per diffondere l’esistente su larga scala».