di Anna Messia

Banca Generali, al giro di boa del semestre, aggiunge altri 650 milioni di raccolta netta che arrivano dalle masse provenienti dai consulenti ex Simgenia. La società guidata da Piermario Motta, proprio le scorse settimane, avrebbe terminato infatti di raccogliere i mandati dai migliori professionisti scelti tra le fila della ex sim del gruppo Generali. 
Una selezione che ha portato alla chiamata di 60-70 persone. Profili d’esperienza che hanno un portafoglio medio in risparmio gestito finanziario, di clientela retail intorno ai 10 milioni di euro, escludendo però l’assicurativo.

Simgenia, come noto, ha chiuso i battenti alla fine del dicembre scorso. Una riorganizzazione nell’ambito di una strategia del gruppo volta a qualificare e specializzare i circa 1.200 professionisti che in Simgenia operavano in entrambi gli ambiti, sia assicurativo sia di consulenza finanziaria. Professionisti chiamati quindi a scegliere tra una delle due attività. La maggior parte delle persone avrebbe optato per continuare a lavorare nell’assicurazione. Mentre i profili di maggiore esperienza, il 5% circa ma con in portafoglio il 50% delle masse complessive della ex sim, avrebbe scelto appunto di entrare nella divisione Financial Planner di Banca Generali, guidata dal direttore commerciale Marco Bernardi. Aggiungendo queste masse, la raccolta totale della banca del Leone nei primi sei mesi dell’anno si attesta a oltre 2,3 miliardi di euro. 
Agli 1,67 miliardi comunicati a giugno dalla struttura esistente si sommano infatti i circa 650 milioni, con un effetto moltiplicativo anche sulle masse. Nel primo trimestre gli asset complessivi di Banca Generali erano pari a 30,2 miliardi, ma a giugno, tra crescita e apporto di Simgenia, potrebbero andare oltre 32 miliardi. I dati puntuali saranno comunicati martedì 29, ma appare ormai chiaramente superato il traguardo dei 2 miliardi di raccolta per il 2014, indicato da Motta al mercato. Mentre, in termini di asset complessivi, bisognerà anche aggiungere i circa 2 miliardi che arriveranno dall’acquisizione delle attività di private banking di Credit Suisse (la chiusura è attesa a novembre) e per la fine dell’anno il traguardo potrebbe essere quindi spostato in avanti, a 35 miliardi. (riproduzione riservata)