di Benedetta Pacelli  

 

L’assicurazione dei medici nel caos. A partire dal 15 agosto, infatti, tutti i camici bianchi saranno obbligati per legge a dotarsi di una copertura assicurativa, ma lo dovranno fare senza alcun riferimento normativo. Secondo quanto appreso da ItaliaOggi da ambienti vicini al ministero, sembra ormai certo che per Ferragosto non arriverà quel regolamento ad hoc, atteso da anni dai medici, che avrebbe dovuto agevolare la copertura assicurativa per le specialità a rischio, circoscrivere le responsabilità dei camici bianchi e limitare i costi dei risarcimenti. Il risultato? La protezione assicurativa dal rischio di un contenzioso per presunta malpractice in un parto continuerà, per ora, a costare oltre 10 mila euro l’anno a un ginecologo, con un massimale di 500 mila euro. Tariffa simile per un chirurgo generale o un ortopedico che abbia appena concluso la specializzazione o ancor più dopo 20 anni di esperienza alle spalle. E per molti camici bianchi il costo diventerà così insostenibile da pensare alla cessione dell’attività. E saranno proprio i liberi professionisti a trovarsi in maggiore difficoltà visto che i colleghi del settore pubblico non solo sono esonerati dall’obbligo ma possono almeno usufruire della copertura della propria Asl o dal modello di autoassicurazione messo in campo recentemente dalle regioni. Dunque, a partire dal 15 agosto tutti i camici bianchi sono obbligati a stipulare l’assicurazione, senza alcuna proroga (sarebbe la terza) sottostando a quelle regole da Far West che ormai sono diventate prassi: premi alle stelle e polizze elevatissime. Con un’ulteriore complicazione, come si legge nel dossier dell’Ania «Malpractice, il grande caos»: l’abbandono del mercato da parte delle compagnie italiane, in fuga non solo per la continua crescita di risarcimenti, ma anche per la progressiva impossibilità di valutare il rischio da coprire. E quindi se trovare una compagnia disposta ad assicurare sarà complicato, scovarne una che assicuri a prezzi vantaggiosi praticamente impossibile.

 

L’autoassicurazione. Le assicurazioni italiane assicurano sempre meno i rischi di malpractice degli ospedali italiani e quindi nella sanità, dice l’Associazione nazionale tra le imprese assicuratrici, «è l’ora del fai da te». La maggior parte delle regioni, infatti, gestisce in autoassicurazione i rischi di rc causati dal personale sanitario. E l’intervento di un assicuratore è richiesto solo per gestire i sinistri più gravi, normalmente da 250-500 mila euro in su. Non è un caso, infatti, che per la prima volta si assista a un decremento dei premi nelle coperture di ospedali e strutture sanitarie (288 milioni nel 2012, -4,3%), ma a un incremento di quelle sottoscritte direttamente dai singoli professionisti (255 milioni, +14%). Un dato in totale controtendenza considerando che nel 2012, il 72,3% delle aziende sanitarie risultava coperto con una polizza. Ma al crescere dei premi assicurativi infatti le regioni si sono organizzate gestendo direttamente la copertura dei propri dipendenti con fondi ad hoc. Questo, dice ancora l’Ania, «spiega il ritiro delle imprese assicuratrici da un mercato dove soltanto pochi operatori esteri, sono rimasti in attività». Con maggiori difficoltà per i professionisti.

 

I numeri delle polizze. La stima dei premi per il 2012 è stata pari a 543 milioni di euro, di cui il 53% relativo a polizze stipulate dalle strutture sanitarie e il restante dai professionisti. Rispetto all’anno precedente i premi sono stati incrementati del 3,6%, essenzialmente con l’aumento di oltre il 14% del volume premi relativi alle polizze dei professionisti. Il tasso annuo di crescita del periodo 2002-12 è cresciuto di oltre il 10% sempre per i professionisti. A questo si aggiunge un altro dato: le denunce di sinistri relativi alla rc professionale per il 60% dei casi non dà seguito a un risarcimento.