di Stefania Ballauco

L’instabilità politica ed economica dell’Italia che va avanti da mesi non favorisce l’accantonamento del risparmio degli italiani, su cui in aggiunta pesano anche forti lacune in tema di educazione finanziaria. Se da una parte, anzi, il risparmio è servito in questi ultimi mesi a far fronte alle necessità delle famiglie, dall’altra anche in casi meno difficili la scarsa cultura finanziaria degli italiani ha impedito una programmata visione dell’allocazione delle proprie risorse, avendo molto spesso i risparmiatori criticità anche nell’individuare gli interlocutori adatti a cui chiedere consigli e consulenza.

Tra questi, i promotori finanziari ricoprono un ruolo importante che risponde a entrambi gli aspetti: quello di accompagnare i risparmiatori nella pianificazione del proprio futuro e anche quello di svolgere una funzione di educatori e sensibilizzatori ai temi del risparmio.

Gran parte di queste evidenze emergono dall’indagine condotta mensilmente da Anasf su un campione di 600 soci, Real Trend. Se il sentiment sulle capacità di risparmio della clientela a gennaio era negativo per il 37% del panel – il quale non credeva che il Governo sarebbe stato in grado di ridurre la tassazione e dare quindi più respiro ai risparmiatori – e un po’ più positivo per il 34% del campione – che sosteneva che nel 2013 la clientela avrebbe ricominciato seppur con cautela a riaprire posizioni degli intervistati- nello stesso mese il panel, subito dopo lo sviluppo della professione (36%), individuava proprio nell’educazione finanziaria dei risparmiatori il tema più urgente del 2013 (per il 25% degli intervistati).

A porre il focus sul tema dell’education è stata l’indagine di aprile, in cui è emerso come il livello medio di cultura finanziaria dei propri clienti, risparmiatori quindi che hanno già fatto il salto di rivolgersi a un professionista di fiducia, fosse per la metà del campione solo sufficiente, mentre risultava buono per il 46%. Dati che non hanno stupito l’Associazione, ormai attiva dal 2009 con il progetto di educazione finanziaria «Economic@mente® – Metti in conto il tuo futuro», entrato già in 131 scuole d’Italia e 365 classi. A raccogliere il punteggio peggiore l’ambito della previdenza complementare, sede delle maggiori lacune degli investitori, come anche dimostrano gli scarsi risultati che il comparto registra nel Paese quanto a raccolta. Non stupisce neppure la fotografia scattata sulle fasce di età interessate al tema pensionistico: solo l’1% tra i clienti tra i 25 e 35 anni, il 26% tra i 36 e i 45 anni e oltre la metà tra i 46enni e i 55enni (si veda il grafico 1 di questo servizio). Come dire, che forse un disallineamento tra esigenze e comportamenti di investimento esiste.

 

Colpa certamente oltre che di una scarsa attenzione al tema anche di oggettive difficoltà economiche: a giugno Real Trend ha mostrato come la precarietà lavorativa dei clienti e la riduzione delle loro risorse disponibili rappresentino le maggiori criticità incontrate nel primo semestre 2013.

 

E tra i giovani questi aspetti si acuiscono. Non ha aiutato neppure l’andamento del mercato finanziario, che i promotori finanziari affrontano con l’arma dell’assistenza al cliente, attività che vedrà confluire in misura maggiore l’impegno dei promotori finanziari intervistati (53%), con anche una costante opera di ricerca e acquisizione di nuovi clienti (44%).

Pur tuttavia, il bilancio del primo semestre dell’anno è stato positivo per il 58% del panel, che nonostante le difficoltà causate dall’instabilità economica e politica del Paese ha saputo destreggiarsi nei marosi della crisi; un impegno che è stato ripagato anche per quel 35% che si è detto non soddisfatto in termini di rendimenti dei mercati ma positivo per quel che ha riguardato le relazioni con i clienti. Del resto, era marzo quando gli intervistati non speravano nella politica come elisir del buon esito degli investimenti dei clienti, rispondendo in netta prevalenza (70%) di sentirsi né ottimisti né pessimisti riguardo alla fase politica del Paese, che sarebbe rimasto in una situazione di insicurezza e instabilità. Tuttavia un 23% di pessimisti che fondava le proprie perplessità sul fatto che far ripartire il mercato del lavoro e alleggerire la pressione fiscale delle famiglie sarebbe stato un percorso impervio e di lungo periodo a marzo c’era. Niente panico però lato clienti, consapevoli della situazione italiana e impauriti solo nel 14% dei casi, casi in cui il loro bisogno di liquidità si è fatto sentire a scapito degli investimenti. Che la crisi continui ad avere ripercussioni sulle famiglie lo dicono anche i dati di una recente ricerca Consu-Mi 2012, affidata a Ipsos, effettuata su un campione di 900 famiglie intervistate tra il marzo 2012 e il febbraio 2013: ebbene, poco meno di un terzo delle famiglie milanesi di cittadini italiani è riuscito a risparmiare e per quasi 2 famiglie di cittadini italiani su 5 si ipotizza un decremento del reddito, in particolare per una riduzione della retribuzione.

In questo scenario a dare un grande contributo alla buona pianificazione delle risorse a disposizione e a programmare un futuro stabile per sé e la famiglia ci sono sicuramente i promotori finanziari che sì, come tutti, subiscono gli effetti della crisi, ma al contempo registrano buoni risultati in termini di raccolta – come a giugno hanno raccontato a PF gli esponenti delle principali reti italiane – e di relazioni con i clienti. Significativo infatti il dato rilevato ad aprile 2013, relativo ai fondi comuni di investimento: se un promotore su quattro ha dichiarato che le maggiori lacune della clientela riguardano questi prodotti, tuttavia i dati di raccolta pubblicati da Assoreti e confermati da Real Trend negli ultimi anni raccontano di un favore da parte dei risparmiatori che si affidano ai promotori finanziari ormai consolidato verso questi strumenti. A fronte infatti di un rosso quasi permanente fino a qualche mese fa registrato dal sistema, le reti di promotori finanziari hanno sempre avuto il segno più, campioni su tutti gli altri canali nella raccolta del comparto gestito.

Se quindi questi sono i risultati in termini di assistenza alla clientela, di raccolta, di funzione sociale nell’alfabetizzazione finanziaria degli studenti, allora un investimento per la crescita della professione va previsto. Perché consigliare questa professione a un giovane? A febbraio Anasf lo ha chiesto al suo campione: il 45% ha risposto che lo consiglia per le relazioni che si instaurano con i clienti e per la componente umana che caratterizza l’attività. Favorire il ricambio generazionale (si veda il grafico 2 nel servizio) oltre a rappresentare un’azione indispensabile per lo sviluppo del settore sarà anche una scelta che porterà benefici concreti al mercato e ai risparmiatori.