di Carlo Giuro

Nella maggioranza dei Paesi sviluppati, il risparmio previdenziale è una delle più importanti fonti di approvvigionamento del mercato finanziario. Un sistema efficiente, con costi contenuti, è quindi cruciale per il raggiungimento degli obiettivi di copertura previdenziale del lavoratore. Il fattore costo ha infatti un’incidenza sensibile sulla prestazione di previdenza complementare. Come dimostrano le stime della Covip che rimarcano come, su periodi lunghi, differenze anche piccole nei costi producono effetti di rilievo sulla prestazione finale. Ad esempio, su un orizzonte temporale di 35 anni e a parità di altre condizioni, in particolare, i rendimenti lordi, la maggiore onerosità media rispetto ai fondi pensione negoziali si traduce in una prestazione finale più bassa del 17% nel caso dei fondi pensione aperti e del 23% per i Pip. Significative anche le stime prospettate dalla letteratura economica americana secondo cui una crescita di un punto percentuale negli oneri annuali sul patrimonio comporta su un orizzonte temporale di .quarant’anni di contribuzione una riduzione delle prestazioni pensionistiche del 27%. Da più parti si sostiene che un contributo rilevante alla diminuzione dei costi gravanti sugli aderenti, in particolare in presenza di un aumento dei presidi di controllo e dei requisiti di professionalità richiesti, potrebbe originare da un processo di razionalizzazione dell’offerta che conduca alla creazione di fondi di maggiore dimensione, in grado di sfruttare al meglio le economie di scala. Sul tema costi è importante anche rammentare come la normativa previdenziale entrata in vigore nel 2007, si sia proposta di favorire un processo virtuoso di contenimento dei costi attraverso un più accentuato livello di concorrenza con l’equiparazione degli schemi pensionistici integrativi di natura occupazionale e individuale creando una comune base di riferimento su cui i fondi possono competere per massimizzare l’efficienza del mercato e il livello di welfare degli aderenti. Dal punto di vista della trasparenza sul piano generale, della confrontabilità e dell’informativa in sede di adesione la disciplina vigente appare completa. Va rammentato come tutte le voci di costo sono riportate nella nota informativa e sono poi vietate le strutture di costo (come in particolare commissioni di entrata elevate) che ostacolano la mobilità tra fondi e rendono più difficili i confronti. È obbligatorio poi il calcolo e la pubblicazione dell’Indicatore sintetico di costo (Isc) che esprime la loro incidenza sull’ammontare della posizione maturata per ciascun anno di partecipazione, nella nota informativa. Anche la Covip ha più volte espresso la necessità di un contenimento dei costi dei fondi pensione. In particolare l’attenzione dell’Autorità di Vigilanza si è rivolta a una moral suasion per favorire una razionalizzazione dell’offerta, con la creazione di fondi di maggiore dimensione in grado di sfruttare al meglio le economie di scala.

L’avvio di un significativo processo di concentrazione consentirebbe infatti, osserva l’Autorità di Vigilanza, una migliore efficienza nella gestione dei fondi, una considerevole riduzione dei costi e contribuirebbe ad aumentare il livello di trasparenza, strumenti essenziali per assicurare una maggiore tutela degli iscritti e favorire lo sviluppo del sistema di previdenza complementare. (riproduzione riservata)