Il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici nel primo trimestre è aumentato dello 0,5% rispetto a quello precedente, dopo otto trimestri consecutivi di variazioni negative. Rispetto al primo trimestre 2012, si è invece registrato un -2,4%. Secondo l’Istat, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in valori correnti è aumentato dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, ma è diminuito dello 0,4% su base annua. La spesa delle famiglie per consumi finali, in valori correnti, è diminuita dello 0,1% rispetto al quarto trimestre 2012 e dell’1,4% rispetto al corrispondente periodo del 2012.

Sempre nel primo trimestre, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici, misurata al netto della stagionalità, è stata del 9,3%, +0,9% rispetto sia al trimestre precedente, sia a quello corrispondente del 2012. Il tasso di investimento delle famiglie è stato pari al 6,5%, in diminuzione dello 0,3% rispetto sia al trimestre precedente, sia al primo trimestre del 2012. La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 38,3%, è diminuita dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% su base annua. Il tasso di investimento delle società non finanziarie è sceso al 19,5%, -0,6% rispetto al trimestre precedente e -1,5% rispetto al primo trimestre 2012. Accenti critici sui dati resi noti dall’Istat, sono stati espressi dal Codacons. L’associazione dei consumatori avverte che il potere d’acquisto salito nel primo trimestre dello 0,5% rispetto al quarto del 2012 non deve ingannare «facendo presupporre chissà quale miglioramento; non per niente, la spesa delle famiglie per consumi finali continua a scendere anche rispetto al trimestre precedente».

«Anche il presunto dato positivo dell’aumento della propensione al risparmio delle famiglie non fa altro che attestare la paura degli italiani a consumare e spendere e il timore, anche del ceto medio, di non farcela più ad arrivare a fine mese».

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