di Serena Scarpello Class Cnbc

«L’introduzione della Tobin tax ha ridotto il numero delle transazioni finanziarie in Italia e in Francia». Lo dice senza mezzi termini Carlo Cottarelli, direttore del Dipartimento per le Politiche fiscali del Fondo monetario internazionale che ammette: «Ci sono forme migliori rispetto alla Tobin che vanno esplorate».

Domanda.

Dottor Cottarelli, Francia e Italia sono gli unici Paesi sugli 11 favorevoli all’introduzione di una Tobin tax europea, ad avere già introdotto, rispettivamente ad agosto 2012 e a marzo 2013, una tassa nazionale sulle transazioni finanziarie. Quali sono i primi effetti?

Risposta. È ancora un po’ presto per dirlo. Gli studi che sono stati fatti in Francia, in particolare, indicano che l’effetto è stato quello di ridurre il volume delle transazioni del 15%. Anche se in Italia e in Francia le imposte sulle transazioni finanziarie hanno aliquote basse, c’è comunque evidenza del calo dell’ammontare delle transazioni dopo l’introduzione della tassa. Ci attendiamo anche una riduzione della volatilità e della liquidità ma su questo fronte sembra non ci siano ancora effetti evidenti.

D. Il governatore della Bce Mario Draghi ha appoggiato la Tobin Tax in principio ma ha anche detto che potrebbe avere conseguenze non desiderabili per la politica monetaria. Insomma vale la pena far partire questa macchina?

R.

Questo lo lascio giudicare alle autorità europee e ai Paesi membri. È chiaro che c’è un trade-off: quanto più è ampia la base di questa tassa, tanto più alte, almeno sulla carta, dovrebbero essere le entrate. Ma allo stesso tempo più si allarga lo spettro più diventa difficile trovare un accordo politico. Valuteremo se saranno in grado questi 11 Paesi di mantenere un accordo e quindi di introdurre una Financial Transaction Tax (Ftt) europea. Va però precisato che le entrate da questa tassa sarebbero molto più basse se alcune delle proposte di cui si parla in questi giorni venissero accettate.

 

D. Il dibattito su un eventuale ammorbidimento della Ftt, che potrebbe essere meno pesante per titoli di Stato e fondi pensione, sta montando in questi giorni. Da che parte si sta andando?

R. È chiaro ogni tassa sulla singola attività finanziaria porta a conseguenze. Ed è ovvio che un Paese come l’Italia con un ampio debito sostenga che certe transizioni, quelle ad esempio sui suoi titoli di Stato vadano esentate Noi non abbiamo una posizione definita sui dettagli di una Financial Transaction Tax in Europa ma continuiamo a pensare che ci siano altre forme del sistema finanziario che sono superiori alla Ftt. Per esempio la Financial Stability Contribution e la Financial Activity Tax, che si basano rispettivamente sulle attività e passività delle banche e su profitti e retribuzioni e che quindi raggiungono in maniera più efficace entrambi gli obiettivi: l’incasso di un maggior gettito dallo Stato e la diminuzione del rischio sistemico.

 

D. Non pensa che la Tobin Tax vada a colpire gli investitori retail piuttosto che i grandi speculatori?

R. Ci sono alcune forme di Financial Transaction Tax, quelle sull’high frequency trading, che ovviamente colpiscono meno il risparmiatore al dettaglio e sono forse più mirate all’obiettivo, che è quello di ridurre il rischio su questi scambi ultra veloci. La tassa sulle transazioni finanziarie dovrebbe includere anche il trading ad alta frequenza: è un’innovazione già inclusa nel progetto di Tobin tax italiano e francese, ha lo scopo di ridurre transazioni con piccoli margini, e per questo potrebbe risultare utile nella lotta alla speculazione. (riproduzione riservata)