Roberta Paolini

Kepler ha iniziato a sondare gli umori per l’acquisto delle 550mila azioni Save messe in vendita dalla Provincia di Venezia. Peccato che i due pretendenti “naturali” siano dal 2 luglio in back out period. Il regolamento Consob lo prevede a ridosso dei conti del semestre e impedisce l’operatività sul titolo da parte dei soggetti rilevanti, cioè sopra il 10%. Quindi per ora né Amber, azionista di Save con il 15%, né Finint che, indirettamente attraverso Agorà e direttamente attraverso altri veicoli, ne detiene circa il 46,6%, possono fare alcuna proposta. Fino all’indomani del 2 agosto, giorno in cui il cda di Save licenzierà i conti di metà anno (nota a margine: il traffico di giugno dello scalo veneziano è cresciuto del 5,4%), forse non ci saranno sorprese. Da quel punto in poi inizierà però lo showdown. La finanziaria di Marchi e De Vido e il fondo del magnate Joseph Oughourlian mostreranno l’aggressività che sono pronti a mettere in campo fino all’appuntamento clou del 14 ottobre. Giorno in cui scade il patto che lega Generali (che della finanziaria veneta è pure azionista con il 10%) e Finint in Agorà, società che custodisce circa il 40,6% dello scalo veneziano. La settimana scorsa la provincia di Venezia, presieduta da Francesca Zaccariotto, ha messo in vendita un’altra tranche del 3,44% di Save che intende alienare entro fine anno (complessivamente l’ente ha l’8,7%). Sul mercato, o

a premio ai blocchi, transiterà quasi l’1% del terzo aeroporto italiano. Ma le mosse che verranno fatte su questa piccola fetta saranno ottime spie di ciò che potrebbe avvenire ad ottobre. A conti fatti, tra la parziale uscita della provincia e il disimpegno del Leone è in ballo, da qui all’autunno, più o meno il 17% della società aeroportuale. Enrico Marchi, presidente di Save e Finint, come in ogni risiko che si rispetti, sta già allestendo la sua strategia di attacco. Su un versante c’è il piano di buy back fino al 12%. Il programma, aggiornato al 5 luglio, è arrivato al 5,379% del capitale. Il secondo fronte è invece la ricerca di supporter per prendersi il pacchetto del Leone, che corrisponde a circa il 13,64% di Save. Al suo fianco si è già schierato l’altro azionista di Agorà e cioè Morgan Stanley. Pare che Marchi possa anche contare sulla sponda di un banchiere amico: Gianni Zonin, che attraverso la Nordest Merchant della Popolare di Vicenza ha il 2,44% dello scalo veneziano. Il riassetto societario di Save si compone mentre è in divenire la partita degli aeroporti del Nordest. Sullo scalo triestino Ronchi dei Legionari, per far entrare Save nel capitale manca il “sì” della governatrice del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, che però ancora non è arrivato. Poi c’è la questione dell’aeroporto Catullo. I veronesi hanno bisogno di un socio privato per sostenere il piano di rilancio di circa 50 milioni di euro. Save è stata indicata come una dei potenziali interessati, ma non sembra avere alcuna fretta di andare all’altare con gli scaligeri. In queste settimane sono stati fatti anche altri nomi, tra cui il fondo di Vito Gamberale F2i, l’aeroporto Orio al Serio, e Amp Capital, azionista di riferimento dell’aeroporto di Melbourne. Il presidente e principale azionista di Save, Enrico Marchi