di Simona D’Alessio  

È nelle pensioni poco meno del 16% del prodotto interno lordo: un «bottino» da 261,3 miliardi di euro, erogato dall’Istituto nazionale di previdenza sociale a circa 15,9 milioni di cittadini (comprese le indennità agli invalidi civili). E se, nel 2012, calano i trattamenti di anzianità del 25%, salgono, invece, gli assegni di vecchiaia per lavoratori privati (+9%), in conseguenza di un «inasprimento dei requisiti di accesso» derivato dalla legge 214/2011. L’ente tira le somme di un altro anno di crisi economica fornendo, in una conferenza a Montecitorio, le cifre della sua gestione: l’incorporazione dell’Inpdap (avvenuta insieme all’Enpals, confluendo nel cosiddetto «superInps») lascia in eredità un disavanzo di quasi 9 miliardi dopo averne cumulati oltre 25 di saldi positivi nell’ultimo quadriennio, tuttavia il presidente Antonio Mastrapasqua spegne sul nascere i timori, sostenendo che il sistema non è a rischio, e che «le pensioni sono, e saranno regolarmente pagate». Concetto avvalorato dal ministro Enrico Giovannini, che parla di «uno squilibrio puramente finanziario», che non intacca la solidità dei conti a lungo termine. La congiuntura negativa si avverte, poiché fra il 2009 e il 2012 sono stati distribuiti 80 miliardi di sussidi per cassa integrazione e disoccupazione, destinati a una platea di circa 3,2 milioni di lavoratori in media ogni anno, e soltanto nei 12 mesi passati l’importo cumulativo per le prestazioni di cassa integrazione arriva a raggiungere i 6,2 miliardi, con 1,1 miliardi di ore autorizzate (+12%) per 1,6 milioni di persone interessate (+28,5%); nel contempo, la riduzione dei costi stabilita dai provvedimenti legislativi di «spending review» dell’ultimo periodo è pari al 50% della spesa corrente di gestione, nel 2011 equivalente a 1,1 miliardi.

Le entrate totali ammontano a 376.896 milioni (+32,5% al confronto col 2011, grazie alla contabilizzazione dei proventi di Inpdap ed Enpals), di cui 210.918 milioni sono quelle contributive; le spese sostenute, invece, sono di 385.892 milioni. Ogni mese, fra trattamenti privati e pubblici, l’Inps fornisce circa 21,1 milioni di assegni di carattere previdenziale e assistenziale, che rappresentano il 15,86% del nostro pil: della platea dei destinatari, il 14% (2,2 milioni di persone) ha un reddito pensionistico composto da una o più prestazioni, inferiore a 500 euro, mentre il 31% (4,9 milioni) si colloca tra i 500 e i 1.000 euro. Mediamente, l’assegno è di 1.269 euro, però permane un divario fra i sessi, poiché la cifra è di 1.518 euro per gli uomini, e di 1.053 per le donne. Somme più elevate nella gestione dei dipendenti pubblici: alla fine del 2012 in media di 1.725 euro al mese (per 2,8 milioni) con un picco per i magistrati (è di 8.224 euro al mese l’assegno liquidato in media ai 181 giudici che hanno lasciato il servizio l’anno scorso); diversa la sorte dei 20.336 parasubordinati che, concludendo l’attività, si ritrovano fra le mani una cifra media di 161 euro mensili. Le nuove pensioni di anzianità liquidate nei principali fondi sono 111.688, di cui il 72% (79.977) a dipendenti con età media di 59,1 anni e il 28% (31.711) ad autonomi (coltivatori diretti, coloni e mezzadri, artigiani ed esercenti attività commerciali) di 60,6 anni. Mastrapasqua, infine, sollecita alle istituzioni norme per valorizzare il patrimonio (22 miliardi), permettendo un’alienazione degli immobili «trasparente e produttiva» per l’Inps e per gli inquilini.