Giovani avvocati contro la Cassa di previdenza per il mancato riconoscimento dell’elettorato attivo ai 56 mila professionisti iscritti d’ufficio all’Ente dalla riforma forense. L’Aiga ha infatti presentato ricorso ex art. 700 cpc al tribunale ordinario di Palermo, il 25 giugno scorso, contestando in particolare la delibera adottata l’8 febbraio scorso dal cda di Cassa forense in vista del rinnovo del comitato dei delegati, che ha determinato il numero base in forza del quale vengono distribuiti i seggi elettorali in ciascun collegio coincidente con ciascun distretto di Corte d’appello.

Nella determinazione, però, non sono stati conteggiati 56 mila avvocati già iscritti all’ordine e, dall’entrata in vigore della riforma forense, a partire dal 2 febbraio scorso, iscritti d’ufficio anche all’Ente di previdenza. Un’interpretazione, quella dell’iscrizione immediata, avallata anche dalla stessa Cassa guidata da Alberto Bagnoli, che ha deciso di far partire il calcolo dei contributi dovuti dai neo iscritti proprio dall’entrata in vigore della legge sull’ordinamento forense (si veda ItaliaOggi del 17/5/2013). L’udienza è fissata per il 31 luglio prossimo.

Entrando nel dettaglio, l’Aiga, che ha presentato ricorso anche contro il Consiglio dell’ordine di Palermo, chiede di ordinare alla Cassa nazionale di assistenza e previdenza forense di consentire a tutti gli avvocati italiani iscritti all’Albo forense alla data del 3/2/2013 di votare in occasione del prossimo rinnovo del comitato dei delegati e di rideterminare il numero base per la distribuzione dei seggi nei collegi elettorali, computando tutti gli avvocati italiani iscritti all’Albo forense alla data del 3/2/2013. «È da mesi che stiamo ponendo il problema, ripetutamente, ai vertici di categoria e della Cassa forense», afferma il presidente Aiga, Dario Greco, «ma non abbiamo mai ricevuto risposta.

 

Chiediamo solo il rispetto della legge e non possiamo accettare che passi il criterio secondo il quale può votare solo chi ha pagato». Contraria all’iniziativa dell’Aiga l’Associazione nazionale forense, che giudica il ricorso un atto «che mette seriamente a rischio l’autonomia della Cassa forense, che porta fuori tempo la legittima battaglia per il riconoscimento dell’elettorato attivo ai 56 mila avvocati non iscritti. Il rischio reale ora è il commissariamento dell’Ente», afferma il segretario generale, Ester Perifano.