Le evoluzioni economiche registrate nei paesi del Mediterraneo e del Golfo (GCC) nonché le loro implicazioni per quanto riguarda le esportazioni di prodotti italiani sono state descritte nella conferenza stampa tenuta lunedì scorso da Euler Hermes.

L’analisi ha rappresentato un’anteprima introduttiva di uno studio regionale più approfondito, che il Gruppo pubblicherà il prossimo autunno.

Secondo quanto riportato da Wilfried Verstraete, il CEO del Gruppo Euler Hermes, entro la fine dell’anno la crescita mondiale del PIL dovrebbe attestarsi sul +2,4%, in calo rispetto a quanto inizialmente previsto, prima di salire al +3.1% nel 2014. Mentre le economie emergenti rimarrebbero il traino della crescita globale per il 2013 e 2014, rispettivamente al 4,4% e 4,9%, il CEO avverte che il rallentamento generale della crescita in Asia ed una contrazione del PIL nell’Eurozona nel 2013 superiore alle previsioni potrebbero far schizzare in alto le insolvenze a livello globale (+8% nel 2013; +2% nel 2014).

Secondo Michele Pignotti, Capo della regione Mediterranea, Medio Oriente e Africa di Euler Hermes, “una stabile crescita economica ed un elevato grado di apertura commerciale fanno del Medio Oriente e di GCC aree fondamentali per l’espansione delle esportazioni italiane. Le costruzioni, l’energia, la meccanica e il tessile sono i settori principali di esportazione.

Tuttavia, ci può essere anche un rischio più elevato di mancati pagamenti in alcune aree.

Fino alla metà del 2013, abbiamo registrato un aumento a tre cifre in Turchia”.

Presentando i risultati preliminari dello studio comparativo sul Mediterraneo, il Capo Economista di Euler Hermes Ludovic Subran ha sottolineato due temi centrali:

Il Mediterraneo, un mare di opportunità, dove sono ancora presenti avvisi di mareggiate e forti venti di burrasca.

A fare da protagonista nella crescita regionale a tre velocità del Mediterraneo saranno la Vecchia Europa, i Futuri Campioni arabi (Abtal) ed i paesi della Porta dell’Asia. Lo sviluppo economico generale a livello regionale che nel 2013 farà registrare un +0,4%, dovrebbe salire al +1,7% nel 2014, con tassi di crescita divergenti fra la “Vecchia Europa” (-1,3% nel 2013 e +0,4% nel 2014) e il resto della regione (+3,5% e +4,1%). Anche se le economie avanzate continuano ad essere il fulcro commerciale e logistico della regione, le dinamiche, le opportunità ed rischi della crescita variano notevolmente da una regione all’altra.

L’incremento degli investimenti nazionali in percentuale sul PIL potrebbe stimolare la crescita regionale del Mediterraneo a livello generale. Si prevede che l’espansione della classe media, specialmente in GCC, Marocco e Turchia, possa generare un maggiore potenziale del potere di acquisto nei paesi del Medio Oriente e Africa del Nord (MENA). Tuttavia, il prolungato limbo economico in cui versa l’Eurozona potrebbe impattare negativamente sull’intera regione, dove le inquietudini politiche e sociali insieme alle incertezze sulla domanda di consumo nei paesi MENA e GCC saranno gli elementi che determineranno maggiormente il clima economico.

–          In quanto appartenenti alla “Vecchia Europa”, l’esportazione è il fattore chiave per ricreare la crescita in Francia, Italia e Spagna. La loro forza si basa sulle forti capacità di Ricerca e Sviluppo, la manodopera specializzata, le industrie a valore aggiunto e la presenza di consolidate infrastrutture e istituzioni per gli scambi commerciali. Tuttavia la domanda e l’offerta, così come la fiducia economica restano stagnanti, in parte perché questi paesi continuano a deindustrializzarsi.

–          Fra i paesi di lingua araba nel bacino del Mediterraneo, il Marocco, l’Algeria e la Tunisia si affermano come i maggiori “Abtals”. Le ingenti risorse naturali e l’importante crescita delle classi medie sono rafforzate da un costo del lavoro competitivo ed una crescente industrializzazione. Il miglioramento qualitativo delle infrastrutture del commercio marittimo, come porti e infrastrutture, nonché l’adozione di standard internazionali di business financing sono fondamentali per la crescita sostenibile del commercio infraregionale.

–          La resilienza economica del Marocco sottolinea il potenziale del paese a divenire il primo campione a breve termine.

–          Fra i paesi della “Porta dell’Asia”, l’Arabia Saudita, gli UAE e la Turchia hanno le migliori possibilità di utilizzare a proprio vantaggio i legami commerciali, sia tradizionali che di recente sviluppo, con l’Asia. I loro punti di forza comprendono l’attuale industrializzazione abbinata alla crescita delle classi medie. Le opportunità commerciali del settore privato sono trainate dal costo competitivo del lavoro (Turchia) e da una finanza stabile nel GCC. I rischi di questa sottoregione sono rappresentati dalla vulnerabilità rispetto ai forti flussi di capitale, le tensioni sociali e politiche (Turchia) e la forte dipendenza dai costi energetici (GCC).

Italia – ricostruire il futuro

Mentre l’Italia resiste al secondo anno consecutivo di recessione (-2,4% nel 2012; -1,8% nel 2013), si intravede una debole ripresa per il 2014 (+0,3%). Per il sesto anno di seguito aumentano le insolvenze (+7% nel 2013) che dovrebbero stabilizzarsi nel 2014. La domanda interna, in calo del 10% dal picco ante crisi, dovrebbe continuare a scendere nel 2014 (-14%), mentre il contemporaneo calo della disponibilità di credito alle imprese non finanziarie resta una sfida alla ripresa economica.

Per le imprese italiane, l’innovazione, la competitività di costo e le esportazioni rappresentano lo strumento per riportare in vita e sostenere la crescita. Le esportazioni italiane sono attualmente orientate verso prodotti tecnici di media gamma, rispetto ai leader del valore aggiunto come la Germania e gli USA. In ogni caso, la struttura delle esportazioni italiane resta una delle più diversificate al mondo: prodotti chimici, elettronica, energia, meccanica, acciaio, tessili e auto. La vivace domanda globale che si riscontra in ciascuno di questi settori offre opportunità sia per il momento attuale che per il futuro. L’ulteriore miglioramento delle eccellenze e della produttività permetterà alle imprese italiane di ridurre i costi del lavoro e di rafforzare le capacità di servizi a valore aggiunto. Anche lo sviluppo di nuove catene di fornitura e di valore potrà stimolare le esportazioni. Le imprese italiane, già messe alla prova in patria dai forti ritardi nei pagamenti e dalle insolvenze, avranno bisogno di adottare pratiche digestione del credito più solide per affrontare i maggiori rischi che incontreranno nei paesi emergenti.

Mentre i percorsi economici e commerciali a livello mondiale continuano ad allinearsi, l’Italia si trova ad un crocevia per sfruttare le opportunità di esportazione. Lo slancio globale crea delle prospettive per quei settori italiani che presentano una concentrazione intensiva di ricerca e sviluppo e di forte specializzazione, come l’aeronautica, la finanza e l’informatica. Malgrado il minore valore aggiunto, il settore tessile è già uno dei più competitivi. La posizione geografica del paese si traduce in opportunità logistiche e per il settore dei trasporti, grazie ai crescenti requisiti di strutture aeroportuali e portuali imposti dalle esportazioni intorno al bacino mediterraneo.

“In termini pragmatici, se l’Italia sarà in grado di mantenere l’attuale quota di mercato nel Mediterraneo nei tre dei suoi settori chiave, e cioè l’automotive per $2 miliardi l’anno, la meccanica per $9 miliardi l’anno e il tessile per $3 miliardi l’anno, le opportunità di esportazioni internazionali in questi settori dovrebbero equivalere ad ulteriori 90.000 Fiat 500, 30.000 trattori e circa 3 milioni di capi di abbigliamento”.