di Lucio Sironi

Pietro Giuliani quest’estate non ha ancora fissato le ferie. La passione del presidente e ad di Azimut, la barca a vela, rischia di essere sacrificata sull’altare di un grande progetto: l’acquisizione di Anima, quinto gruppo di risparmio gestito in Italia con oltre 40 miliardi di patrimonio e con l’obiettivo di far crescere le masse fino a quota 50 miliardi entro il 2015.

Un progetto che permetterebbe ad Azimut, una delle grandi storie di successo del mondo del risparmio gestito, di vedere quasi triplicate le proprie masse gestite. Il capitale di Anima è interamente detenuto da Amh, i cui principali azionisti sono il fondo di private equity Clessidra (37%), Mps (22,7%),Bipiemme (35,3%), gruppo Creval (2,8%), Banca Etruria e altri investitori minori.
E Anima con Bpme Montepaschi ha due rapporti importanti di distribuzione dei propri prodotti che dovranno essere rinnovati nel 2014. Inoltre il management di Anima ha un sistema di incentivazione particolarmente premiante in presenza di un’operazione straordinaria, come appunto la cessione della società. Anima, secondo l’ultimo piano triennale presentato, mira a far salire il margine operativo lordo a 130 milioni dai 110 del 2012. Le negoziazioni, molto riservate, sono a un punto decisivo, e appunto Giuliani non intende mollare l’osso neppure per le agognate ferie. La valutazione delle masse gestite da Anima, secondo fonti vicine all’operazione, varia all’interno di una forchetta compresa tra 700 milioni e 1 miliardo di euro. Oltre al prezzo c’è poi una serie di dettagli che vanno sistemati.

Per esempio, Azimut, almeno in una prima fase, accoglierebbe al proprio interno solo poche decine di funzionari, perlopiù dall’area commerciale, preferendo riconferire in gestione le masse acquisite alla stessa Anima per almeno un paio d’anni, pagando il relativo servizio, piuttosto che sobbarcarsi direttamente l’onere di inglobare le 140 persone attualmente impiegate nella sgr. Inoltre c’è il problema del rinnovo degli accordi di distribuzione con Banca Popolare Milano e con Montepaschi, gli unici cheAzimut sembra essere realmente interessata a rinnovare per gestire l’integrazione della clientela con quella servita dalla sua rete che conta oltre 1.400 promotori finanziari. Come riuscirà il gruppo a finanziare questa maxi-acquisizione? Secondo gli analisti di Deutsche Bank, che di recente hanno aumentato il target price sul titoloAzimut da 15,6 a 16 euro, alla fine dell’anno la società guidata da Giuliani dovrebbe conseguire un utile di 145 milioni, in calo del 9,8% dai 160,6 milioni dello scorso anno per via di un minore apporto stimato delle commissioni di gestione. Resta il fatto che nel primo semestre di quest’anno Azimut ha registrato una raccolta netta di 1,5 miliardi (media mensile di 252 milioni dai 123 del 2012), un aumento della massa gestita e maggiori commissioni di gestione.

Azimut mira – stand alone – a raggiungere quota 27 miliardi di patrimonio gestito entro la fine del 2014 e ha attualmente in cassa circa 315 milioni. Certamente la storia personale di Pietro Giuliani e quella di Azimut sono tali da garantire, anche in periodi di magra del mercato dei capitali come quello attuale, la possibilità di sfruttare la leva finanziaria o la raccolta di nuovi mezzi propri in modo agevole. La nuova grandeAzimut si ritroverebbe con masse in gestione per oltre 60 miliardi (rispetto ai circa 20 attuali) che la farebbero salire al quarto posto nella classifica delle sgr di matrice italiana, alle spalle dei colossi Generali, Intesa Sanpaolo e Pioneer-Unicredit. Insomma, c’è ne è abbastanza per rimandare le ferie. (riproduzione riservata)