di Anna Messia

Le compagnie di assicurazioni non si tirano indietro e sono pronte a sostenere il sistema economico italiano, con investimenti di medio-lungo termine e con finanziamenti indiretti alle piccole e medie imprese, alle prese con il credit crunch. Del resto hanno già dimostrato di credere nel Paese aumentando il loro investimento in titoli governativi italiani (oggi a 220 milioni) quando altri disinvestivano.

In cambio chiedono però garanzie su ritorni economici, liquidità e diversificazione degli investimenti, come ha chiarito ieri il presidente dell’Ania, Aldo Minucci, durante l’assemblea annuale dell’associazione. Pedine non semplici da sistemare ma il tema, come noto, è di stringente attualità e al lavoro oltre all’Ania ci sono anche i fondi comuni, con il presidente di Assogestioni, Domenico Siniscalco, che nei giorni scorsi ha fatto un nuovo appello all’industria del gestito in sostegno al sistema economico nazionale. Poi ci sono le autorità di controllo, Banca d’Italia e Ivass, oltre a Consob, che ha aperto un tavolo di confronto sull’argomento. E non manca neppure il Fondo Monetario Internazionale che, tramite i suoi rappresentati arrivati nei giorni scorsi in Italia, sta seguendo da vicino le evoluzioni della vicenda

Insomma, l’impegno non manca e potenzialmente le assicurazioni potrebbero avere un ruolo di primo piano in questo programma considerando che, almeno sulla carta, potrebbero investire fino al 5% delle loro riserve in strumenti non quotati. Ovvero fino a 15 miliardi dei circa 300 complessivi. Basterebbe molto meno per dare una scossa importante. Al momento l’investimento delle compagnie italiane in strumenti non quotati non supera i 500 milioni, indirizzati prevalentemente verso hedge fund e private equity. Cifra che potrebbe crescere per finanziare ponti, parcheggi e autostrade o per un investimento indiretto in emissioni obbligazionarie di pmi, come i mini bond introdotti dal governo di Mario Monti che hanno cominciato a vedere la luce negli ultimi mesi. Ma non a tutti i costi. «Gli assicuratori italiani sono pronti a contribuire per non far mancare i finanziamenti all’economia reale» purché sussistano le condizioni, ha detto Minucci, «In particolare con riferimento agli investimenti in infrastrutture di interesse pubblico occorrono garanzie precise e puntuali dello Stato sui tempi di esecuzione e sulla certezza di restituzione del capitale».

Un ruolo decisivo, per sbloccare gli investimenti, potrebbe essere svolto dalla Cassa Depositi e Prestiti. Ma anche sul fronte mini bond gli assicuratori chiedono garanzie. In ogni caso il loro investimento in questi nuovi strumenti non sarebbe diretto, ma verrebbe mediato da un fondo comune che garantirebbe la diversificazione. L’altra condizione indispensabile richiesta dagli assicuratori per comprare questi nuovi strumenti è quella di una compartecipazione di primo rischio della banca o della società di rating incaricata di seguire l’emissione. Come dire, le compagnie sono pronte a investire le loro risorse e quelle degli assicurati per sostenere ancora una volta il Paese ma voglio ridurre al minimo il rischio e chiedono al governo anche benefici fiscali per i risparmiatori pronti a tenere fermi i loro risparmi nel medio lungo termine. (riproduzione riservata)