Di Cristina Bartelli

La revisione contabile tenta lo sprint. In pubblicazione, sulla Gazzetta Ufficiale delle prossime settimane, il primo set di decreti attuativi del dlgs 39/2010 sull’attuazione della direttiva europea in tema di revisione contabile. In particolare, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, stanno per tagliare il traguardo i decreti su accesso alla professione di revisore, iscrizione e tenuta del registro. Una chiara scelta, secondo alcuni esperti, quella del legislatore, di imprimere una accelerata al processo di attuazione che è in gestazione nelle stanze tecniche, di diversi ministeri, da circa due anni. I lavori e le riunioni, infatti, non si fermano. Per la prossima settimana, infatti, è in agenda un incontro di coordinamento per provare a sciogliere il nodo del collegio sindacale. Quest’ultimo è corpo estraneo rispetto alla normativa europea ma peculiare per quella interna, e dovrà trovare una sua collocazione nel provvedimento attuativo: sul tappeto il riconoscimento o meno per il collegio della possibilità di fare revisione. I lavori, poi, procedono, in una sorta di corsa contro il tempo, anche nella traduzione del codice dei principi di revisione dell’organismo internazionale che li emana, l’Ifac. Due anni di elaborazione sono infatti abbastanza perché, in concomitanza con la fi ne dei lavori, siano già pronte, a livello internazionale, le evoluzioni. E l’esperienza dell’attuazione italiana rischia, dunque, di arrivare in ritardo. Il cammino della nuova revisione contabile, poi, è tuttaltro che in discesa. Basti pensare al cambio di competenze per gli uffi ci che ne hanno seguito l’evoluzione, ora la gestione è, infatti, in mano alla ragioneria dello stato che ha individuato, all’interno della propria struttura, competenze ad hoc, nella speranza che queste ultime non vengano ridotte o ridimensionate dai tagli della spending review prossima ventura. Un alto livello di burocrazia ha contraddistinto tutta la seconda fase delle nuove regole sul controllo dei bilanci delle imprese. Molti regolamenti necessitano, infatti, di verifi che incrociate non solo ministeriali ma anche con autorità come la Consob (commissione nazionale società e borsa), o la Banca di Italia e l’Isvap (istituto di vigilanza sulle assicurazioni). Sul fronte, ad esempio, della commissione nazionale per le società e la borsa, manca ancora all’appello il provvedimento per individuare gli enti di interesse pubblico. Per questi soggetti la revisione non potrà essere effettuata dal collegio sindacale. Sul punto però la Consob, d’intesa con la Banca d’Italia e l’Isvap, può individuare con regolamento le società controllate e quelle sottoposte a comune controllo che non rivestono signifi cativa rilevanza nell’ambito del gruppo, nelle quali, la revisione legale può essere esercitata dal collegio sindacale. © Riproduzione riservata