Previdenza

La pensione “anticipata” sarà accessibile per pochi

Autori: Alberto Cauzzi e Silvin Pashaj
ASSINEWS 233 – luglio-agosto 2012

2a parte

Proseguiamo il nostro cammino di indagine analizzando come la riforma pensionistica del 2011, con l’aggancio automatico dei requisiti di età alla speranza di vita, tende ad elevare in misura notevole l’età di pensione per i più giovani e questo è un aspetto noto perché è la fonte principale dei risparmi previdenziali attesi nel lungo termine. L’altro drastico intervento, a breve, è l’abolizione di tutte le pensioni di anzianità che consentivano una uscita con meno di 42 anni e 3 mesi di contribuzione accreditata. Questo blocco colpisce in particolar modo tutti i lavoratori (dipendenti o autonomi) che rientrano nel cosiddetto calcolo misto, cioè che hanno iniziato a contribuire prima del 01/01/1996.
Diversa la situazione dei contribuenti con sistema di calcolo contributivo puro. In rispetto della equità attuariale di questo sistema, cioè del fatto che chi va in pensione prima consegue una rendita pensionistica più bassa di chi va in pensione più tardi, in modo che per l’aspettativa di vita di entrambi la somma delle rendite pensionistiche si equivalga, il requisito di uscita in pensione è decisamente più flessibile.
Per chiarire il tema delle pensioni anticipate e dei canali più flessibili di uscita, specifici solo per il sistema contributivo, ci affidiamo a qualche caso di esempio concreto.CONTENUTO A PAGAMENTO
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